Ticino

Fiumi più pieni all'orizzonte

In consultazione le risoluzioni sul risanamento dei corsi d'acqua. Alzare i deflussi minimi costa 5 milioni all’anno

Ti-Press
14 aprile 2018
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Nei fiumi dell’Alto Ticino dovrà esserci più acqua in futuro. E questo a tutela delle zone golenali d’importanza nazionale (quindici in tutto), aree privilegiate per la flora e la fauna locale. E dunque meritevoli di protezione, come stabilisce la Confederazione. Detta così sembra semplice. In verità regolare i deflussi in un cantone a vocazione (?) idroelettrica come il Ticino significa scontentare certamente qualcuno: o le centrali e più in generale l’economia (da fonte rinnovabile, è bene sottolinearlo), oppure chi difende la natura, l’ecosistema e ciò che ci gira intorno (i pescatori, tanto per citare una categoria). La “ponderazione degli interessi”, come si dice in questi casi, è a rischio ricorsi, referendum, contestazioni, e chi più ne ha più ne metta. Tant’è che la politica, alla quale compete tale “ponderazione”, sta procedendo sulla via del risanamento dei corsi d’acqua a piccoli passi. Ciò significa comunque muoversi, e dopo aver adottato a inizio 2017 il ‘Rapporto sul risanamento’ e proceduto alla fase di consultazione, ora il Dipartimento del territorio e quello delle Finanze e dell’Economia hanno pubblicato i “Progetti di risoluzione” con cui... si smuoverebbero decisamente le acque. Risoluzioni attualmente (e nuovamente) in consultazione, a cui farà seguito il messaggio governativo. Le risoluzioni indicano i nuovi deflussi minimi che, mese dopo mese, Ofible (Officine idroelettriche di Blenio), Ofima (Maggia) e Azienda elettrica cantonale devono garantire. Ciò che implicherebbe per le aziende, qualora l’iter di accettazione delle risoluzioni arrivasse al capolinea, di dover rilasciare più acqua di quanto fanno oggi. Con importanti perdite di produzione (leggi di guadagno). “Secondo gli approfondimenti svolti in passato – si legge nei progetti di risoluzione –, i deflussi che alimentano le zone golenali ritenute d’interesse nazionale, in particolare lungo la Maggia e il Brenno, non sono in grado di garantire le condizioni ambientali minime per la salvaguardia di questi ambienti. Anche i corsi d’acqua che ospitano specie minacciate vanno in questo senso tutelati. I deflussi hanno pure un’incidenza sull’habitat per la fauna acquatica”. Perciò i “risanamenti” citati nelle risoluzioni (per rispettare i nuovi livelli si impongono anche delle opere per la regolazione dei rilasci) “risultano necessari e idonei al conseguimento degli obiettivi di protezione della natura”.

E veniamo ai costi. Secondo i rapporti a cui fanno riferimento i due Dipartimenti, “la perdita di produzione complessiva per il risanamento dei corsi d’acqua sottoposti a prelievo ammonta al 6,5% della produzione media annua”. Le conseguenze finanziarie sono stimate “tra gli 87,1 e i 112,3 milioni di franchi sino alla scadenza delle concessioni” (con “margine di incertezza” del 20% legato alla difficoltà di stima dei futuri prezzi dell’energia). Importi che, se confermati anche dopo la consultazione in corso, saranno sottoposti per esame al Gran Consiglio. Gli indennizzi/risarcimenti alle aziende non sarebbero a carico esclusivamente del Cantone: considerato che il progetto di risanamento è già stato approvato da Berna, è confermato il sussidio da parte della Confederazione, che dovrebbe essere pari a circa due terzi.

Maggi (Verdi): ‘È un passo avanti’

A prendere parte alla prima consultazione anche il Wwf, che nel suo rapporto di attività 2017 informa di essersi detto “soddisfatto” di quanto proposto in termini di deflussi minimi. L’approvazione finale del progetto da parte del Gran Consiglio è però “tutt’altro che scontata”. «Quello che ci rasserena è che nelle risoluzioni si specifica che eventuali ricorsi, che verosimilmente verteranno sull’indennizzo, saranno privati dell’effetto sospensivo. Sarebbe peccato bloccare di nuovo tutto per mere questioni di soldi – commenta alla ‘Regione’ Francesco Maggi, responsabile Wwf e deputato dei Verdi –. Dopo l’aumento dei deflussi a beneficio delle golene la parte d’acqua turbinata sarà comunque del 90%. Dopo così tanti anni di tira e molla, e a fronte delle forti opposizioni, è vero però che dobbiamo anche accontentarci, sebbene per le golene ci vorrebbe ancora qualcosa in più. È in ogni caso un passo avanti».