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Fermo muscoloso a Balerna, agente condannato a 12 mesi

Per i fatti del 26 gennaio 2023 la Corte delle Assise correzionali di Mendrisio ha criticato l'agire del comando della Polizia comunale di Chiasso

I fatti risalgono al gennaio 2023
(archivio Ti-Press)
16 dicembre 2024
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«Non so ancora spiegarmi la reazione eccessiva di quel momento». È stato condannato a 12 mesi sospesi per un periodo di prova di due anni per abuso d’autorità e vie di fatto l’agente della Polizia comunale di Chiasso che nella notte del 26 gennaio 2023 si è reso protagonista dell’ormai noto fermo muscoloso di un richiedente asilo algerino a Balerna. Davanti alla Corte delle Assise correzionali di Mendrisio presieduta dal giudice Mauro Ermani, l’agente, oggi 28enne e impiegato come funzionario comunale nel settore della logistica in attesa di una decisione del Municipio di Chiasso sul suo futuro professionale, ha ammesso i fatti. Fatti che si sono svolti in una trentina di secondi – come si legge nell’atto d’accusa del procuratore generale Andrea Pagani tra le 3:15:06 e le 3:15:37 – e che sono stati ripresi dalle telecamere di sicurezza della Valcambi. L’intervento di polizia si è svolto a seguito del furto di un’auto da parte di due cittadini tunisini e la loro fuga a piedi dopo un incidente. Rappresentata dall'avvocato Eero De Polo e risarcita con duemila franchi, la vittima, si legge nell’atto d’accusa, è stata fermata in via Passeggiata, dove era “ammanettato e inoffensivo”. L’uomo è stato dapprima colpito con un ceffone, uno schiaffo e tre pugni e, una volta a terra, con dei calci al dorso e al costato.

La ‘frustrazione’ di quel periodo

C’è un termine sul quale il giudice Ermani ha concentrato il dibattimento, svoltosi con procedura di rito abbreviato. Ovvero la «frustrazione» citata dall’imputato nel corso dell’inchiesta. Ammettendo di non aver interpretato bene il termine, l’ex agente ha spiegato di riferirsi «alla qualità dell’intervento e alle circostanze eccezionali di quella notte» arrivata dopo un periodo lavorativo «che ha causato un carico di stress importante». Nelle discussioni tra colleghi, ha aggiunto l’imputato, «ci si confrontava sulle tematiche più calde del territorio». Le conseguenze generate dall’elevato numero di migranti presenti a Chiasso e nel Basso Mendrisiotto, che due anni fa impegnavano la polizia anche con 20 interventi al giorno, «non sono il motore della mia reazione» da cercare soprattutto «nello stress». Il 28enne, come si ricorderà, non è il solo ad avere pagato per le sue azioni. Altri due colleghi sono stati oggetto di un decreto d’accusa, cresciuto in giudicato.

«In ufficio abbiamo parlato anche di questo – ha aggiunto l’imputato –. Non accuso nessuno, ma speravo che in un qualche modo qualcuno mi fermasse o dicesse che stavo esagerando». Ermani ha dal canto suo evidenziato che all’azione di polizia «erano presenti altri agenti che non lo hanno fermato e sappiamo come il caso è emerso». L’azione, ha aggiunto il giudice, «è stata ripetuta e nessuno è intervenuto, anche per proteggere gli agenti da questa generale frustrazione che non è giustificata». Nel confermare l’accordo tra le parti, e quindi la condanna a 12 mesi sospesi, il giudice ha sottolineato di «sperare che anche le autorità si chinino su questo fatto». Nei suoi decreti, il procuratore generale non ha lesinato critiche all’azione della Polizia comunale evidenziando come «in un qualche modo, a livello di gerarchia, non sia stato segnalato quello che sono venuti a sapere seppur nebulosamente».

‘Ho imparato tanto da solo’

Difeso in aula dall'avvocato Demetra Giovanettina, l’ex agente è oggi un dipendente comunale nel settore tecnico. Rispondendo alle domande del giudice, ha raccontato che «i primi 3-4 mesi non sono stati facili» ma che in seguito «mi sono adeguato: mi dicevano di metterci impegno e di imparare bene anche questo mestiere, e da amante del lavoro manuale non è stato un grosso sforzo». Un grosso aiuto è arrivato anche dal suo attuale responsabile che «mi ha dato una grande mano e non mi ha mai fatto sentire quello escluso o in castigo accogliendomi bene in un ambiente sano e dove mi piace lavorare». Il 28enne non ha nascosto le sue ambizioni di indossare nuovamente la divisa. «Quelle ci saranno per tutta la vita anche se con la consapevolezza che non ci sarà la possibilità di essere nuovamente un agente di polizia dopo i reati che ho commesso». Il Municipio di Chiasso, che non ha chiesto l’accesso agli atti, lo ascolterà domani, martedì 17 dicembre. «Spero prendano subito una decisione e che non passi altro tempo». Il 28enne ha seguito anche un percorso psicologico. «Ho però imparato più da solo, fermandomi a riflettere e capendo che sto perdendo anni importanti per il lavoro e per la carriera... La violenza, soprattutto quando indossi una divisa, non porta a nulla se non a rovinarti una carriera da giovane».

Nella lettura del dispositivo il giudice Ermani ha detto di «non avere ragioni per non credere che l’imputato non abbia tratto i giusti insegnamenti dalla vicenda», ribadendo la sua «preoccupazione per come il senso di frustrazione sia stato sfogato davanti a dei colleghi che non lo hanno fermato». La corte ha ritenuto la pena proposta «consona ai fatti e alle conseguenze avute sul profilo personale», definendola «giusta perché non è accettabile che una persona che indossa una divisa si comporti in questo modo».