Moreno Colombo, uno dei promotori della petizione indirizzata alla Fondazione Diamante, commenta le 5'108 firme raccolte
Sono 5'108 – ma il numero non è ancora da considerarsi definitivo visto che alcuni formulari sono rientrati ancora nella giornata di oggi, mercoledì – le firme raccolte per chiedere alla Fondazione Diamante di tornare sui suoi passi e non chiudere l'osteria L'Uliatt di Chiasso. Una decisione, quella comunicata dalla Fondazione a inizio ottobre, che ha mobilitato la popolazione e vari enti. Dopo 16 anni di presenza a Chiasso, la chiusura dell'attività è annunciata per la fine dell'anno e le risorse impiegate saranno convogliate verso il settore artigianale. Sono come visto oltre cinquemila – “una borgata”, così l'hanno definita i promotori – le firme che hanno aderito alla petizione promossa da Moreno Colombo, Stefano Tonini (primi firmatari), Tiziana Grignola, Edo Cavadini, Luigi Rigamonti e Daniele Raffa. «Il risultato è andato ben oltre le nostre aspettative iniziali – commenta, raggiunto da laRegione, Moreno Colombo –. Abbiamo capito da subito che la decisione presa dal Consiglio della Fondazione Diamante stava creando scompiglio e rabbia tra la popolazione. Hanno pensato solo alla strategia, che personalmente reputo sbagliata, tralasciando quanto di buono è stato fatto in questi anni per l'integrazione nella comunità e con i lavoratori che raggiungono Chiasso durante la settimana».
Durante il periodo di raccolta firme, i promotori hanno ricevuto numerosi messaggi di sostegno. «C'è chi ci ha esortato a farci sentire, e forte, perché una realtà così bella non deve chiudere – racconta Colombo –. Anche la sorella del compianto Mario Ferrari, allora direttore della Fondazione Diamante, ci ha augurato il successo, in memoria di suo fratello che tanto ha dato alla Fondazione». La prossima settimana i moduli saranno inviati alla Fondazione insieme a un invito. «Proporremo un incontro per confrontarci in Municipio a Chiasso – conferma il primo firmatario –. Non so se la Fondazione arriverà a cambiare idea, ma possiamo discutere assieme degli eventuali problemi. Se si trattasse di questioni economiche, possiamo sederci al tavolo e trovare delle soluzioni insieme perché non devono essere le finanze a portare alla chiusura di un ritrovo come L'Uliatt». Interpellata dalla Regione durante la raccolta firme, la direttrice Maria-Luisa Polli aveva spiegato che, pur comprendendo le reazioni dell'affezionata clientela, la decisione “che non è possibile modificare” è stata presa per l’esigenza socio-educativa di adempiere al mandato di laboratorio.
A lasciare l'amaro in bocca al nostro interlocutore è la decisione, che risale a poco più di due anni fa, della Fondazione Diamante di gestire un bar-ristorante inclusivo e intergenerazionale a Bellinzona. «Questo rende ancora di più incomprensibile la decisione presa per Chiasso – conclude Moreno Colombo –. Una decisione che va contro l'integrazione e contro l'intera Regione».
In occasione della seduta di Gran Consiglio che inizierà lunedì 9 dicembre, una copia delle firme sarà consegnata anche al presidente del Gran Consiglio Michele Guerra e al consigliere di Stato Raffaele De Rosa, responsabile del dossier degli enti sussidiati. Una copia sarà inviata anche all'Autorità di vigilanza sulle Fondazioni di Muralto.