Una 44enne ha beneficiato di prestazioni complementari nonostante fosse tornata ad abitare in Italia dopo aver vissuto per 6 anni a Chiasso
Non è stata una vita facile quella della 44enne giunta oggi alle Assise correzionali in Lugano. Il suo difficile vissuto, però, non le ha impedito di truffare le assicurazioni sociali ticinesi. La donna, di nazionalità italiana e residente in provincia di Lecco, risulta invalida al 50% dal 2006 a causa di una displasia congenita. Nel 2012 è seguita la morte del padre, con conseguente stato emotivo compromesso da parte della madre. E proprio a causa di quell’episodio, la 44enne e sua madre, poco dopo, sono tornate a vivere in Italia: prima in un capannone in provincia di Como e poi nei pressi della sponda orientale del Lario. Nonostante il trasferimento, fino al 2018 la donna ha continuato a beneficiare delle prestazioni complementari e della riduzione dei premi dell’assicurazione malattia, ben sapendo che erano condizionate alla sua effettiva residenza in Ticino. Una truffa aggravata che le ha permesso di percepire 129’500 franchi.
Oltre a ciò, nel dicembre 2017, «su consiglio di un suo collega» – ha precisato la 44enne –, ha tentato di ingannare l’autorità dichiarando contrariamente al vero di risiedere a Chiasso, con l’intento di ottenere il permesso C, pur vivendo in Italia da cinque anni. Per questi due reati, la giudice Francesca Verda Chiocchetti ha condannato la donna al rimborso del maltolto e a una pena pecuniaria di 180 aliquote da 30 franchi, sospesa per due anni.
Durante la requisitoria della procuratrice pubblica Caterina Jaquinta Defilippi, è emerso che la donna, impiegata in un’azienda del Mendrisiotto – attiva anche nel ramo di servizi per le assicurazioni e casse pensione –, continuava a pagare l’affitto dell’appartamento a Chiasso: «Per rendere credibile questa sua idea, ha mantenuto la locazione spendendo una cifra inferiore rispetto a quella che stava ottenendo. Se da un lato è umanamente comprensibile che questo decesso abbia provocato un segno importante nella vita della 44enne, dall’altro era un suo dovere informare l’assicurazione del suo trasferimento. Lei ha scientemente omesso questa circostanza affermando informazioni non vere». Per la pp, la colpa è da ritenere medio-grave, vista la durata della truffa, ma vanno prese in considerazione come attenuanti l’incensuratezza e la violazione del principio di celerità. La sua richiesta di pena è stata di 12 mesi di reclusione, sospesi per due anni, e l’espulsione per cinque anni.
L’avvocato difensore Massimo Quadri ha invece sostenuto che «non aver indicato di aver cambiato il domicilio non è sufficiente per una truffa». La sua richiesta è stata di non punire l’imputata o, in via subordinata, una pena massima di 8 mesi, sospesi. Dal canto suo, La giudice ha dichiarato che la 44enne «ha messo in atto un castello di bugie, considerato il fatto di mantenere la locazione di un appartamento a Chiasso» e, dato il grande quantitativo di denaro, la truffa è stata considerata aggravata.