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Mortale sulla A2 a Rancate, decreto d'abbandono confermato

Il 3 luglio 2022 morì la passeggera di una moto. La donna è caduta e pochi secondi dopo è stata investita da un'automobilista

La notte dell’incidente
(archivio Rescue Media)
11 novembre 2024
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Nessuna responsabilità dal punto di vista penale. Anche per il Tribunale federale (Tf) di Losanna il tragico incidente che, il 3 luglio 2022, portò alla morte di una 36enne del Mendrisiotto, le due persone finite sotto inchiesta non sono colpevoli di omicidio colposo e grave infrazione alle norme della circolazione stradale. I giudici di Losanna hanno infatti dichiarato “inammissibile” e hanno quindi “respinto il ricorso” presentato dal padre della vittima contro il decreto d'abbandono stabilito dalla Procura ticinese per l'autista della moto sulla quale la vittima viaggiava come passeggera e dalla quale è caduta all'altezza di Rancate, lungo l'autostrada A2, e l’automobilista che l'ha investita “12-13 secondi dopo”. Il padre della 36enne, costituitosi accusatore privato, ha chiesto in via principale al Tf l'annullamento della sentenza e di impartire al procuratore pubblico le più opportune indicazioni per l'istruzione del procedimento penale a carico dei due indagati. A suo dire, per l'automobilista la Corte cantonale “non avrebbe considerato, a torto, che stava effettuando una manovra di sorpasso a una velocità che non le avrebbe permesso di arrestare l'autoveicolo entro lo spazio a lei visibile”. Mentre per il motociclista la Corte “avrebbe omesso di considerare che avrebbe fatto salire sul sellino della sua moto una ragazza in evidente stato di alterazione, fradicia, con un abbigliamento inadeguato a un trasporto su un motoveicolo, con un casco di taglia errata e non omologato”.

Per stabilire la dinamica dei fatti, sono state effettuate delle perizie giudiziarie che non hanno però fornito risposte. È infatti emerso che la moto non aveva problemi e stava circolando a 101 all'ora (limite 100) e che la conducente dell'auto si accorse del corpo a terra quando si trovava a una trentina di metri, appena entrata nello spazio visibile e che per fermarsi in tempo avrebbe dovuto viaggiare a circa 50 chilometri orari (la velocità riscontrata è stata tra 80 e 88 km/h e 79-84 una volta scorta la situazione di pericolo, “una velocità adeguata alle circostanze”). Una sua eventuale negligenza “non potrebbe essere ritenuta la causa del decesso”. Secondo i referti medico-legali “non è stato possibile stabilire se le lesioni siano state causate dal primo impatto al suolo dopo la caduta o a seguito dell'investimento”.

I giudici del Tf hanno quindi confermato che non ci sono state violazioni alle norme della circolazione stradale e l'assenza di indizi per il reato di omicidio colposo. Gli esami sul corpo della 36enne hanno stabilito che la donna “aveva assunto, oltre che alcol, anche cocaina”. Al motociclista “non può essere rimproverata nessuna negligenza per aver fatto salire sulla moto una persona in stato alterato, non avendo avuto elementi per accorgersene”.

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