In risposta a un’interrogazione di Stefano Tonini, il Consiglio di Stato spiega la scelta di realizzare un alloggio collettivo per i migranti a Chiasso
“Il Mendrisiotto non ospita alcuna struttura cantonale d’alloggio collettivo”. Questo è uno dei motivi che ha portato il Consiglio di Stato (CdS) a scegliere la località del prossimo edificio che accoglierà i migranti. L’affermazione, estrapolata dalla risposta a un’interrogazione del granconsigliere Stefano Tonini, è stata corredata dai dati relativi alle altre regioni del Ticino: nel ‘Bellinzonese e Tre Valli’ ci sono otto strutture con 297 persone collocate; nel ‘Locarnese e Vallemaggia’ si contano 12 strutture con 309 migranti; nel Luganese sono 4 con 266 ospiti, mentre nel Mendrisiotto i luoghi gestiti dal Cantone sono, appunto, assenti. Di conseguenza, i migranti attribuiti al Ticino che alloggiano in terra momò sono anch’essi pari a zero.
Fino al ventiquattresimo edificio, il Cantone “ha sempre tenuto in considerazione la posizione del Centro federale d’asilo (Cfa), facendo fino a oggi optare per l’utilizzo di strutture per la prima fase di integrazione esterne al Mendrisiotto”. Tuttavia, giunti a questo punto e “considerato l’elevato numero di attribuzioni”, l’unico stabile idoneo sembra essere quello di via Soldini. La scelta, spiega il CdS è motivata da ragioni economiche e logistiche: “Rispetto alle soluzioni temporanee utilizzate in questa prima fase di emergenza, ora è importante riuscire a individuare soluzioni alloggiative che permettano al settore di contenere l’aumento dei costi”. Con il supporto della Sezione della logistica, il Cantone ha analizzato gli stabili di sua proprietà e le strutture prefabbricate non più utilizzate, idonee per lo scopo. Dopo diverse valutazioni “la struttura in via Soldini risulta essere l’ipotesi con il maggior grado di approfondimento”.
A far pendere la decisione finale verso Chiasso c’è anche il centro di socializzazione multiculturale ‘Calicantus’, inaugurato nell’autunno 2023. La vicinanza di questo spazio di 500 metri quadrati dotato di cucina, tavoli, due aule per le lezioni e un’area dedicata ai bambini, frutto di una collaborazione tra la Città e il Cantone – a cui ha aderito anche la Confederazione con un sostegno finanziario durante la fase iniziale del progetto –, “permetterebbe alle persone di avere un luogo dove recarsi quotidianamente, dove è attivo personale specializzato in grado di cogliere i bisogni, interessarsi a eventuali difficoltà o emergenze e se necessario attivare i servizi del territorio”. Non la pensa invece così Mendrisiotto Regione Aperta: in una missiva di agosto il co-coordinatore Willy Lubrini rimarcava che “fin da subito è stato escluso che la struttura possa essere utilizzata dai richiedenti l’asilo residenti nei centri” e che l'impressione dell’Associazione era che “la decisione del CdS sia stata determinata unicamente dall’offerta di immobili a buon mercato nel territorio di Chiasso”.
Nell’introduzione alla risposta, il CdS ha precisato che “il Ticino non ha margini di manovra per quanto riguarda il processo di attribuzione, sia in termini numerici, sia di selezione delle persone”. Infatti, secondo un articolo di legge federale, “l’attribuzione ai Cantoni è proporzionale alla popolazione” e, sottolinea il Cds, “al Ticino spetta il 4% del totale nazionale”. Tuttavia, a livello cantonale il Ticino non ha una regola scritta per la suddivisione dei migranti all’interno del suo territorio. Chiasso si troverebbe con circa 500 migranti – 350 nel Cfa e 150 potenziali ospiti in via Soldini – presenti in città, nonostante altre regioni con una superficie maggiore e con più abitanti ospitino una quantità inferiore di migranti, pari quasi anche alla metà. Il CdS ribadisce di aver “chiesto più volte alla Segreteria di Stato della migrazione di tenere in debita considerazione la situazione particolare del Ticino, che ospita un Cfa”, quando vengono distribuiti i numeri dei richiedenti l’asilo, che per il 2024 ammontano a poco più di 600. Una ‘considerazione’ che ha fatto anche il Cantone, ma solo fino al momento della scelta della 25esima struttura. La decisione finale, comunque, non è stata ancora presa: al momento, la struttura di via Soldini è “l’unica che possiede tutti i requisiti”, ma il CdS sottolinea che è stata avviata una nuova “grida pubblica per la ricerca di spazi” a uso collettivo, e la valutazione di altre strutture è ancora in corso.
Un’altra preoccupazione di Tonini e dei cofirmatari riguarda il fatto che, se a Chiasso venissero alloggiate delle famiglie con bambini, il sistema scolastico locale potrebbe non essere pronto. Tuttavia, per il CdS, questo non rappresenta un problema: “Per evitare la saturazione dei posti disponibili nelle sedi scolastiche del comune di Chiasso, il collocamento delle persone negli appartamenti in via Soldini avverrebbe certamente in maniera graduale e scaglionata”. Inoltre, come esempio, viene spiegato “che l'ubicazione di centri in zone periferiche come il centro collettivo di Cadro, può anche comportare l’individuazione di soluzioni di scolarizzazione su più sedi, per non gravare eccessivamente su un unico istituto”.