Diciassette studenti giunti da dieci Paesi sino a Meride per concludere il corso che forma i professionisti dell’approvvigionamento idrico
Roberto e Ambelu, Lena e Ali, Brandie e Shakirullah, Marta e Hariady, Kumar e Islam, con altri colleghi, condividono un’aspirazione. Sono giunti dai quattro angoli del globo fino a Meride, lì all'ombra del Monte San Giorgio, per guadagnarsi un certificato che ha un grande valore. Con le competenze acquisite in Ticino sanno di poter contribuire a migliorare l'accesso equo e sicuro all'acqua anche nei loro Paesi. Ciò che alle nostre latitudini rappresenta un diritto dato per scontato, non sempre viene garantito a tutti, ovunque. Il loro pezzo di carta stretto fra le mani, oggi, venerdì, questi diciassette giovani studenti riprenderanno la strada di casa con un prezioso bagaglio di informazioni e strategie.
Ospiti di Ca' Stella, ragazze e ragazzi hanno avuto modo di seguire sul campo l'ultimo modulo pratico del corso che nell'arco di quattro momenti li ha impegnati dalla primavera scorsa a questa settimana, traguardo finale, quest'oggi, la consegna del diploma; o meglio il Certificato di studi avanzati in acqua, servizi igienico-sanitari e igiene per contesti umanitari e in via di sviluppo. Un percorso formativo che traduce una collaborazione proficua tra la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi), l'Istituto federale svizzero per la ricerca sulle acque e la protezione delle acque (Eawag) e l'Università di Neuchâtel (Uni-NE). A fare da guida il Centro di competenza in cooperazione e sviluppo della Supsi. Il corso, ci spiega Claudio Valsangiacomo, alla testa del programma di studi, quest'anno è arrivato alla sua quinta edizione, e si svolge a distanza da febbraio a luglio e in presenza per un'intensa settimana pratica proprio nel Mendrisiotto.
L'obiettivo, del resto, come fa sapere la stessa Supsi, è quello di "fornire ai professionisti una comprensione dei fondamenti del settore Wash – ovvero acqua, servizi sanitari e igiene, ndr –, sia nei contesti umanitari che di sviluppo". E farlo introducendo gli studenti "ai principi fondamentali per la pianificazione, la progettazione e l'implementazione di attività volte a migliorare l'accesso sostenibile ed equo all'approvvigionamento idrico domestico e ai servizi igienico-sanitari e a migliorare i comportamenti igienici".
A sedersi tra i banchi, come detto, quest'anno sono stati in diciassette. Una classe che racchiude in sé dieci Paesi diversi: Svizzera, Italia, Spagna, Stati Uniti, Etiopia, Afghanistan, Pakistan, Indonesia, Nepal e Bangladesh. All'appello, per il dispiacere di tutti, oggi mancava, però, un alunno. «Uno studente palestinese residente a Gaza – ci chiarisce Valsangiacomo –, che ha ricevuto una borsa di studio concessa dai Comuni di Coldrerio, Castel San Pietro e Novazzano, ha seguito tutti i corsi online e sostenuto con successo i tre esami teorici, purtroppo non gli è stato concesso il visto per venire in Svizzera e frequentare l'ultimo modulo pratico. Da febbraio – ci racconta ancora il responsabile del corso – riceviamo notizie e aggiornamenti dallo studente, su una situazione umanitaria drammatica e senza paragoni».
Accanto alle lezioni, il corso ha permesso, in ogni caso, non solo uno scambio di informazioni ed esperienze, ma anche una maggiore conoscenza reciproca. E anche in questo caso la tavola si è rivelata una alleata preziosa. A parlare per ciascuno e per la propria cultura e tradizione sono stati, in effetti, sapori e piatti. Gli stessi che hanno caratterizzato i momenti trascorsi al desco, passando con disinvoltura dal classico risotto a una cena afghana. Tutti ricordi da portare con sé.
Con questo ultimo corso, il programma avrà formato sin qui in tutto 68 persone. E già si pensa alla prossima tornata: le iscrizioni per la prossima edizione, si conferma, verranno aperte a novembre (per saperne di più consultare il sito www.supsi.ch/go/caswash). A oggi, fa presente Valsangiacomo, «la quasi totalità degli studenti è già attiva presso organizzazioni internazionali in tutto il mondo, quali le agenzie dell'Onu, istituzioni governative, Ong e istituti accademici». Portando a termine il percorso, gli studenti, richiama, hanno avuto «l'occasione di perfezionare le loro competenze sull'approvvigionamento idrico in contesti fragili, il trattamento delle acque reflue, la promozione dell'igiene, l'approccio antropologico-sociologico nei vari contesti umanitari e di cooperazione».
Il soggiorno ticinese ha dato modo altresì di scoprire la regione e toccare con mano i servizi erogati alla popolazione. Vi è stata la possibilità, infatti, di visitare le infrastrutture delle Aziende Industriali di Mendrisio. Il legame tra la nostra e realtà e il mondo degli allievi che frequentano il programma è più stretto di quanto non si possa immaginare. «Fra gli studenti vi sono pure due professionisti del settore provenienti dal sud dell'Etiopia, Hawassa, una cittadina di circa mezzo milione di abitanti, che hanno potuto contare su un partenariato acquedottistico fra l'azienda locale di acqua potabile e le Aziende Industriali di Lugano». Il mondo è piccolo.