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Decisione rinviata sulla Cooperativa di Coldrerio

Sul tavolo la proposta del Cda di chiudere il negozio, l'assemblea sarà riconvocata una seconda volta

Destino in sospeso
(Ti-Press/Archivio)
20 settembre 2024
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Una assemblea dei soci non è bastata. Mercoledì sera in una sala Gelso stipata, lì al Centro polivalente di Coldrerio, nessuno se l’è sentita di abbassare definitivamente la saracinesca della Cooperativa. Ma nessuno ha neppure lanciato un salvagente. La decisione sulla chiusura della bottega del paese, insomma, è rinviata. Ci vorrà un secondo plenum prima di pronunciarsi sul destino del negozio, alle prese da tempo con bilanci che non quadrano più. Con tutta probabilità, se si fosse votato lì per lì la proposta di arrendersi non sarebbe passata, neanche davanti all'evidenza delle cifre. Tutto per una questione di cuore. Nelle parole di associati e abitanti c'era, in tutta evidenza, il dispiacere per una fine ingloriosa dopo 108 anni di storia e una grande spinta ideale di una Società, quella della cooperativa di consumo, che, in ogni caso, non vuole essere cancellata dai registri. Sull'ipotesi di liquidare in toto questa realtà si è fatto un passo indietro, circoscrivendo la scelta all’attività commerciale. Un ripensamento giunto dopo la convocazione del plenum che, unito a un «inghippo burocratico» legato all'ordine del giorno, ha convinto tutti a rinviare la risoluzione finale.

‘Vanificati tutti gli sforzi’

I numeri dei conti, poi vistati dall'assemblea, quelli, invece, parlano da soli e soprattutto chiaro. Le perdite si sono cumulate anno dopo anno. Nel 2023 il deficit ha raggiunto e superato i 65mila franchi. Ma già nei primi sei mesi di quest'anno si è arrivati a un disavanzo di 40mila franchi. Come dire una «situazione molto critica». Anche i revisori non hanno cercato giri di parole: «Così non si può andare avanti». Anche perché ormai il capitale proprio si attesta a poco meno di 9mila franchi: di margine di manovra non ce ne è più. Il presidente della Società Pasquale Aloise è andato dritto al punto. Il suo, del resto, ha confessato, «non è un compito facile, sebbene il problema non sia di oggi ma si sia protratto nel tempo». In un decennio, in effetti, si sono persi oltre i due terzi di fatturato. «Tutti gli sforzi – fa sapere – sono stati vanificati da un inarrestabile calo delle vendite e dall'aumento dei costi delle forniture». In buona sostanza si è passati, infatti, da incassi per un milione e 346mila franchi del 2014 ai 483mila franchi dell'anno scorso. Un bel balzo indietro.

Difficile catturare la clientela

In effetti, nemmeno l'innesto dell'agenzia postale e l'accordo stretto con ’Ul Mezanin‘ della Fondazione Il Gabbiano hanno permesso di imprimere una svolta. In realtà gli utenti della Posta non sono diventati clienti della Cooperativa, che ora conta 250 associati. «Abbiamo costatato che nel 90-95 per cento dei casi – conferma il presidente, deluso come il resto del Consiglio di amministrazione (Cda) –, lasciato lo sportello, uscivano senza comprare nulla». E questo non ha aiutato. Uno scenario che ha portato a tirare le conclusioni, anche se amare. Il Cda, comunque, al suo fianco il Municipio, non ha mancato di mettersi alla ricerca di soluzioni alternative e di sondare una serie di contatti per riuscire, rimarca il presidente, a garantire continuità al servizio e vita agli spazi di proprietà del Comune. Una possibilità in cui confida anche l'Esecutivo locale, al quale mercoledì hanno dato voce la sindaca Tatiana Solcà Audrino e la municipale Nara Valsangiacomo, rappresentante dell'autorità comunale in seno al Cda.

Più di un negozio, un luogo sociale

Nel pubblico gli interrogativi incrociano i sentimenti. Più persone si sono sentite di sollecitare la possibilità di provare a dare un'ultima opportunità alla loro Cooperativa. A un certo punto la parola d'ordine sembrava ’resistere‘. Anche se a volte, si ricorda, occorre avere il coraggio di guardare in faccia alla realtà. Eppure, si sono alzate delle voci, sarebbe importante anche riconoscere la valenza sociale dei negozi di paese. Tutti pensieri che hanno accompagnato, di recente, pure la riunione promossa dall'Ente regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio, che ha convocato al tavolo tutte le cooperative della regione.

Una esperienza comune alle botteghe locali

E lì, rende attenti il presidente Aloise, si è capito «che siamo tutti sulla stessa barca». Si è quindi rivelata significativa la testimonianza portata dal presidente della Cooperativa popolare di Balerna Marco Cattaneo. Una realtà per longevità - ha 113 anni - e tipologia di punto vendita simile al negozio di Coldrerio. E che in questi anni ha puntato sul rinnovamento, dentro il Cda come dentro la struttura, e sulla ricapitalizzazione della società. A differenziare le due botteghe sono i bilanci, più pingui a Balerna, che registra quasi il doppio delle vendite - a Coldrerio parliamo oggi di 480mila franchi - con 850-870mila franchi di cifra d'affari, e può contare su un 10 per cento di fatturato generato da acquirenti istituzionali. Un aspetto, quest'ultimo, si è richiamato dal pubblico, che è venuto a mancare a Coldrerio. Certo, oggi si vive «sempre un po’ sul filo del rasoio», ha fatto capire Cattaneo. Per le botteghe di paese, lo si è chiarito, la vita non è facile. Cosa sarà della Cooperativa di Coldrerio lo diranno i soci.

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