L'Associazione solo nel 2023 ha dato seguito a una cinquantina di situazioni a rischio. ‘Spaventano la precocità e l'abuso di sostanze’
Tina Mantovani, presenza storica di Telefono Sos Infanzia, se la ricorda ancora la sua prima volta da volontaria al centralino. All'altro capo del filo arriva la voce di un bambino. Venuto a sapere a scuola dell'esistenza di quel servizio tutto per loro, i più piccoli, aveva con tutta probabilità voluto mettere alla prova i suoi genitori.E aveva chiamato. Le vere grida d'aiuto di minori vittime di abusi sono giunte subito dopo. E da allora i telefoni, lì allo 091 682 33 33 (dalle 9 alle 21), non hanno mai smesso di suonare. E loro, le volontarie, non si sono mai stancate di mettersi in ascolto. Oggi più di ieri, del resto, l'Associazione fondata da Federico Mari e ora coordinata da Paolo Frangi, rappresenta un porto sicuro per chi vive la fatica e il dolore di certe esperienze di vita. Storie che, sempre più spesso, parlano di maltrattamenti psicologici, che incrociano problematiche familiari, di dipendenze da alcol e droga e di cyber bullismo. «Quello che più ci spaventa – annota Tina Mantovani – è l'età dei ragazzi, che si è abbassata in modo evidente». A comporre il numero ora sono ragazzini tra gli 8 i 15 anni.
Anche per chi ha una lunga militanza al Telefono è difficile spiegarsi il perché. Sta di fatto che dentro le mura di casa i rapporti tra genitori e figli appaiono, a volte, assai tormentati. I giovani sfuggono al controllo della famiglia, rifugiandosi dietro lo schermo del computer o del cellulare – «una volta sotto le coperte si leggeva Topolino, oggi ci si immerge nello smartphone» –, e nella rete rischiano di fare dei brutti incontri. Tina ne potrebbe raccontare tante di vicende con le quali si è trovata confrontata nel tempo. Solo nel 2023, d'altro canto, dal Telefono sono passati 51 casi, un dato in linea con gli anni scorsi. Di queste situazioni una trentina si sono rivelate complesse e hanno richiesto una presa a carico da parte dei servizi presenti sul territorio. «C‘è un aspetto, però, che adesso ricorre: sempre di più chiedono di poterci parlare di persona. E a quel punto noi ci appoggiamo a Lidia Canonico, responsabile dell'Associazione La Sorgente – nonché, pure lei, volontaria storica del Telefono, ndr –, che accompagna chi si rivolge al Telefono nel suo percorso verso istituzioni e specialisti».
I volontari dell'Associazione, dal loro osservatorio, si trovano così a dover rispondere agli appelli accorati di madri che chiedono di provare a dialogare con il figlio. O incrociano la strada di adolescenti pronti a salire sul treno e a passare la frontiera per andare a incontrare l'amico conosciuto in chat. Salvo poi scoprire che non si tratta di un coetaneo, bensì di una persona in là con gli anni. O ancora raccolgono le paure di ragazzine che hanno strappato il permesso di andare a una festa e si ritrovano in contesti del tutto lontani dal loro immaginario giovanile. «Casi e storie – fa notare Lidia Canonico – che testimoniano della necessità di seguire da vicino i ragazzi. I genitori non devono, insomma, avere paura di dire dei ’no‘. Ci rendiamo conto, comunque, che essere madri e padri è quanto mai difficile». La responsabile de La Sorgente ammette che, capita, di rompere il ghiaccio con ragazze e ragazzi a tavola, «con un piatto di pasta». Oppure stimolando i loro talenti, quale quello per la musica, grazie alle lezioni di pianoforte di Max Onorari e Silvia Sisini.
È emblematico, d'altra parte, il fatto che al primo posto tra i ’segnalatori‘ vi sia proprio la famiglia, e in particolare i genitori. «Li seguono, nella statistica, i nonni e gli zii. Mentre i minori stessi – ci spiega Tina Mantovani – rappresentano il 20 per cento». A dare motivo di riflessione è anche un altro dato che fa capolino dall'esperienza di telefono Sos Infanzia. «Al primo posto tra i nostri interlocutori di riferimento oggi c’è, in effetti, l'Antidroga: le problematiche, infatti, sono tante. Al secondo posto vi è la Polizia e al terzo la scuola».
Da un po‘ di tempo, però, a chiamare il Telefono non sono solo genitori preoccupati o minori in seria difficoltà: si è fatto largo un altro fenomeno. «Da un anno a questa parte – fa sapere Lidia Canonico – a rivolgersi all'Associazione sono anche persone adulte – che lavorano anche a stretto contatto con i ragazzi – che autodenunciano la loro debolezza e di avere un'attrazione verso i minori». In altre parole, lanciano una richiesta di aiuto. «Noi non li giudichiamo, il nostro lavoro è ascoltarli ed essere di supporto. La mia speranza è che presto si possa attivare un numero di riferimento, tramite il quale essere d'aiuto». Visto la delicatezza dei casi, l'Associazione si è fatta affiancare dalla dottoressa Myriam Caranzano, già direttrice dell’Aspi, la Fondazione ticinese per l’aiuto, il sostegno e la protezione dell’infanzia.
Davanti a ogni nuova sfida, il pensiero delle volontarie corre, quindi, al ’padre' del Telefono Sos Infanzia, Federico Mari, scomparso dieci anni or sono. Quando tutto è cominciato, con una linea telefonica e la sede di Chiasso (ricavata dagli spazi di una ex polleria), si è squarciato il velo del silenzio e dell'indifferenza su una realtà di sofferenza nascosta e poco conosciuta, ma presente anche in Ticino. Per ricordare il fondatore da nove edizioni l'Associazione promuove il Premio Mari, che quest'anno sarà consegnato il 30 novembre prossimo a Chiasso. Il riconoscimento, come ricorda Tina Mantovani, si prefigge di mettere in luce progetti messi in campo da associazioni che operano a favore del bene dei minori, motore il volontariato puro. Le candidature possono essere presentate entro il 15 novembre, inviando in forma cartacea o tramite la posta elettronica (a info@adonet.net) i dossier.
L'impegno e la passione che da tre decenni alimentano il Telefono oggi più che mai hanno bisogno, però, di essere sostenuti. Dando così modo all'Associazione di mantenere al contempo aperta la sede di via Puccini a Chiasso, divenuta un punto di incontro, di ascolto e un luogo protetto per quanti condividono le loro storie e fanno riferimento a La Sorgente. In questi anni a dare una mano è la collaborazione stretta con Tell-Tex Ag, società che si occupa della raccolta di abiti usati, in parte recuperati e inviati ai Pesi più poveri (ad esempio in Africa). «Stiamo cercando di sensibilizzare enti pubblici e aziende private, affinché ci permettano di posizionare altri contenitori sui loro sedimi. Così facendo aiutano anche noi indirettamente – fa presente Tina Mantovani –. Tanto più che la società ha in animo di realizzare un impianto per lo smistamento e il riciclaggio delle fibre». Si confida che, una volta di più, il passaparola della solidarietà funzioni.