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A Castel San Pietro la viticoltura si fa più sostenibile

Un nuovo sistema di raccolta delle acque permette di non disperdere nell'ambiente le sostanze fitosanitarie

Qui l’acqua viene raccolta per poi essere trasportata in una serra
28 agosto 2024
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Il settore vinicolo di Castel San Pietro diventa più rispettoso dell'ambiente. Grazie a un innovativo progetto sviluppato dal Comune, il primo di questo genere nella regione, in collaborazione con la FutureFarmers Sa, che prevede l'implementazione di apposite vasche, ora le aziende vitivinicole potranno attuare le dovute pratiche fitosanitarie senza disperdere sostanze nocive nell'ecosistema. Secondo i dati raccolti dalla Confederazione, infatti, nei fiumi svizzeri vi sarebbe una concentrazione relativamente alta di pesticidi ed erbicidi, gran parte dei quali dovuti a pratiche inadeguate durante la preparazione e il lavaggio delle attrezzature per i trattamenti fitosanitari in ambito viticolo, frutticolo e agricolo. Il progetto vuole essere «quella scintilla che dia ispirazione ad altri agricoltori – ha detto Lorenzo Tognola, uno dei fondatori di FutureFarmers – per implementare progetti uguali o simili a questo a beneficio della sostenibilità di pratiche agricole, che piacciono di più non solo all'ambiente, ma anche ai consumatori».

Il sistema è in realtà molto semplice: si tratta di una struttura, chiamata piazza di raccolta, preposta a raccogliere le acque usate per il lavaggio delle attrezzature, da qui una pompa porta poi l'acqua all'interno di una piccola serra dove evaporerà, lasciando i prodotti inquinanti a ‘seccare’. Una volta evaporata l'acqua, del rimanente si può disporre in un normale inceneritore. FutureFarmers metterà inoltre a disposizione un documento con le linee guida da seguire per coloro che volessero implementare il medesimo sistema

Progetto pilota con tre aziende locali

«Siamo arrivati a questo progetto dopo il periodo di Covid – ha detto Alessia Ponti, sindaca di Castel San Pietro –, che è stato un periodo che ha segnato parecchio la realtà dei viticoltori della nostra regione. Dopo una serie di incontri abbiamo capito che si necessitava di qualcosa di innovativo e, tra le varie problematiche, abbiamo deciso di iniziare da quell'attività, che sembrava mettere d'accordo più viticoltori possibili, ossia le vasche di lavaggio, un problema sentito da tutti».

Le vasche di lavaggio sono state installate, come parte del progetto pilota, in tre aziende di Castel San Pietro, ossia la Ortelli, la Cadenazzi e la Petraglio, con lo scopo di dimostrare l'efficacia delle nuove strutture.

«Questa è la dimostrazione – ha continuato Ponti – che quando in un territorio piccolo come il nostro si uniscono le forze, si cerca di avere delle strategie comuni e si mettono anche assieme le energie, le cose funzionano. Questo perché l'obiettivo finale è quello di migliorare la nostra produzione, il nostro territorio e cercare poi di proporre alla regione qualcosa di valido e in linea con le leggi e i parametri ambientali e di tutela del nostro territorio».

C'è il contributo del governo

«Un passo importante è stato quello di aiutare questi agricoltori anche dal punto di vista finanziario – ha poi ripreso Tognola –, per dare supporto al loro coraggio nel lanciarsi in un investimento così». Se è vero che un'intera struttura di raccolta ha un costo di poco superiore agli 8mila franchi, i promotori del progetto affermano che il viticoltore potrà beneficiare di diversi sussidi, dal momento che Cantone e Confederazione andrebbero a coprire complessivamente metà dei costi, e il Comune stesso garantirebbe una copertura fino a mille franchi.

«Il settore vitivinicolo è un settore molto importante economicamente per il Mendrisiotto – ha detto Claudio Guidotti, direttore dell'Ente regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio – e mi fa molto piacere che nascano qua queste iniziative, che poi magari potranno essere da esempio per il futuro. Spesso si guarda al settore terziario avanzato, parlando di innovazione, ma il settore agricolo dimostra chiaramente che è possibile un'innovazione di qualità anche nel primario».

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