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Stabio ha un piano strategico per ‘spegnere’ le isole di calore

Il Municipio lo ha già messo a punto e lo presenterà al Consiglio comunale, ma intende sapere anche come la pensa la popolazione

Verso una politica fatta su misura
(Ti-Press)
27 agosto 2024
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Le lingue di asfalto si arroventano. L’aria si fa pesante e il caldo soffocante. I centri urbani anche nel Mendrisiotto si ‘sciolgono nelle estati canicolari. E chi ci abita in città non cerca certo un po’ d’Africa in giardino, anche perché spesso non ci sono né spazi verdi, né oleandri, né tanto meno baobab. Anzi, semmai si finisce dritti dritti nel bel mezzo delle isole di calore. In questi anni non a caso il fenomeno è entrato di diritto nell’agenda della politica comunale: oggi urge, infatti, una soluzione nel solco degli intendimenti dell’Agenda 2030 e dei suoi obiettivi di sostenibilità. Nei Comuni, infatti, ci si è messi nelle mani degli esperti per riuscire a mappare i luoghi critici.

Individuati i punti ‘caldi’ anche Stabio ha deciso di passare all’azione, mettendo in campo un vero e proprio ‘Piano operativo di mitigazione e adattamento alle isole di calore’ vestito su misura. Un documento già vergato dal Municipio e che verrà condiviso con il Consiglio comunale nei prossimi mesi. L’intenzione è di renderlo pubblico a ottobre, subito dopo aver sentito le Commissioni energia e ambiente. La parola chiave nella strategia di avvicinamento al problema, in effetti, è “approccio partecipativo”. Come dire che occorre unire le forze per mettere un argine al cambiamento climatico. Stabio con Chiasso e Mendrisio, del resto, l’anno scorso sono finiti sotto la lente degli specialisti della Supsi, ‘armati’ di Climametro – un misuratore di microclima –, in uno studio – ‘Costruire in funzione del cambiamento climatico - Identificare le isole di calore’ – commissionato dal Cantone. Certo attuare una strategia efficace non sarà semplice, e tutti ne sono consapevoli. Aprire un dossier (con Stabio lo hanno fatto anche Chiasso e Mendrisio) è il primo atto.

Un drone a caccia delle zone calde

Nel 2022 di giorni di canicola se ne sono contati 63. Ma anche quest’anno l’estate ha surriscaldato paesi e persone. Per avere i dati della situazione Stabio ha stretto una collaborazione con la Csd Ingegneri di Lugano che, per delineare l’estensione del fenomeno delle isole di calore, ha alzato in volo un drone con una termocamera. Nel mirino sono così finite le aree densamente edificate e gli spazi asfaltati o rivestiti da pavimentazioni poco permeabili. È lì che si concentrerà l’azione di Stabio? «La mappatura del territorio ha rappresentato il punto di partenza – ci spiega Viola Ferdani, responsabile dell’Ufficio energia e sostenibilità –, proprio per appurare che la problematica c’è e avere in mano dei dati oggettivi per permettere di riconoscerla e quindi procedere con progetti puntuali. In questo modo si creerà una visione d’insieme e si strutturerà l’operato del Comune». Sarà su questa base, infatti, che il Municipio, deciso ad attuare una politica ad hoc, si presenterà davanti al Consiglio comunale, che oltre a prendere visione del Piano sarà chiamato a concedere dei crediti mirati. «Gli esperti – conferma Ferdani – hanno identificato svariate misure, soprattutto nel comparto abitativo, sia per lottare contro il fenomeno, sia per promuovere la biodiversità: due temi che verranno portati avanti in contemporanea».

Quattro assi di intervento

Il documento messo a punto dall’Esecutivo è stato suddiviso in quattro assi di intervento. «E il primo – ci fa presente Ferdani – contiene appunto i progetti pilota, a cui il Municipio tiene in modo particolare e con i quali il Comune intende dare il buon esempio. Ci si focalizzerà così sulla valorizzazione delle aree esterne agli istituti scolastici, luoghi sensibili dove la qualità di vita è molto importante. E lo si farà coinvolgendo i bambini nella progettazione delle opere, nel quadro della Scuola dell’energia. Una iniziativa, quest’ultima, che verrà portata avanti in parallelo. L’intento, infatti, è quello di realizzare spazi esemplificativi delle buone pratiche nell’ambito dello spazio costruito. E qui parliamo di rinverdire il tetto o di sostituire l’asfalto con superfici più permeabili, quindi non solo di mettere del verde. Ma si intende pure creare un orto comunale e un parco urbano in prossimità della scuola dell’infanzia. O ancora aprire uno sportello sulla biodiversità, che farà capo a uno studio di ingegneria ambientale».

Aprire un dialogo con la popolazione sarà, in effetti, un altro passaggio cruciale. «Ci siamo resi conto che pur potendo contare su degli incentivi, ad esempio per il rinverdimento del tetto, nessuno li ha mai richiesti – ci informa la responsabile –. Ecco che si è pensato di dare la possibilità ai cittadini di avvicinarsi maggiormente a questo concetto, come già accade nella Svizzera romanda». Sia chiaro, fa capire Ferdani, il Comune non si tirerà indietro: si sta progettando, ad esempio, di rinverdire la copertura della futura palestra tripla. Per fare breccia l’Esecitivo ha voluto sondare i suoi cittadini e le sue cittadine, per capire qual è la loro percezione del fenomeno delle isole di calore e come vivono il territorio.

Fase due, la sensibilizzazione

La seconda parte della strategia, non a caso, punterà sulla sensibilizzazione dei vari attori. «In effetti – ci illustra Ferdani –, non ci si limiterà solo a coinvolgere la popolazione, ma ci si rivolgerà anche alle scuole e alle aziende. A questo proposito organizzeremo un incontro informativo per promuovere, appunto, i previsti incentivi per le isole di calore – fino a un massimo di 5mila franchi, ndr –, subordinati all’approvazione del legislativo e legati alla presenza dello sportello». Contirbuti che si prefiggono di spingere verso la conversione delle aree asfaltate: una misura, richiama la responsabile, che avrà «un forte impatto sul contenimento del fenomeno».

Fase tre, le regole

Non si potrà fare a meno comunque di far leva anche sulle regole attuali. «Ciò che ci si propone – chiarisce Ferdani – è gettare le basi per una pianificazione sostenibile a lungo termine. Il che prevede pure una rivalutazione del regolamento edilizio. Si sente l’esigenza di avere delle linee guida che accompagnino nella scelta dei materiali così come nell’integrazione del concetto di biodiversità e di qualità di vita nella realizzazione degli spazi verdi, veri spazi da vivere. Senza trascurare il verde pubblico. Ci rendiamo conto – sottolinea la responsabile – che questa parte comporterà il lavoro più oneroso, pur avendo delle indicazioni a livello federale». D’altro canto, si sente la necessità di fare un passo avanti. «Già oggi sulle nuove costruzioni a Piano regolatore circa il 50% della superficie edificabile deve essere libero da costruzioni e il 25% va previsto a verde. Ora si vorrebbe definire se introdurre un obbligo o avere comunque una linea guida che faccia capire, ad esempio, l’esigenza di stendere pavimentazioni più confortevoli, a vantaggio di tutti».

Per prendere confidenza con questa grande tematica si potrà cogliere l’occasione di visitare la mostra che dal 7 all’11 ottobre sarà allestita nella sala del Consiglio comunale, focus il tema ‘Biodiversità c’è vita in città’, promossa da Alleanza territorio e biodiversità.

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