Un gruppo ad hoc mette in campo la sua strategia e i primi piani di sensibilizzazione. Gli agricoltori si affidano a recinzioni e cani da pastore
Lo spettro del lupo aleggia sul Mendrisiotto. Fervono infatti i preparativi per attrezzarsi alla convivenza. Le preoccupazioni sollevate dagli agricoltori, dovute a casi di predazioni e alle difficoltà che le misure di protezione aumentate potrebbero generare coi turisti, hanno trovato una prima risposta il 7 agosto scorso. Un gruppo di lavoro dedicato al lupo, attualmente composto dall’Associazione dei Comuni del Generoso in veste di capofila, la Società agricola del Mendrisiotto, il Museo etnografico della Valle di Muggio, la Ferrovia Monte Generoso e alcuni agricoltori particolarmente toccati dalla tematica, si è riunito per la prima volta, offrendo una possibile linea d’azione.
Fiorenzo Scettrini, segretario dell’Associazione dei Comuni del Generoso, ci spiega subito che l’obiettivo del gruppo è lavorare in maniera costruttiva. Ad esempio, ascoltando le voci degli attori e degli agricoltori coinvolti, per sensibilizzare gli utenti del Monte Generoso, quali i turisti e gli escursionisti, sul ruolo dell’agricoltura nella gestione del territorio e sulle sfide cui essa è confrontata, tra cui appunto il lupo. Oltre a richiamare l’attenzione, il gruppo si prefigge anche di fornire gli strumenti per leggere meglio il territorio e, di conseguenza, interagire in modo più attento e sostenibile.
L’idea emersa dalla riunione si articola principalmente in due iniziative: una comunicazione visiva e la realizzazione di visite guidate. Scettrini ci dice che la prima «sarebbe composta da cartelloni generici, posti nei principali punti d’accesso al monte, e da cartelloni personalizzati che presentano il singolo agricoltore, la sua attività, le sue bestie, i suoi mezzi di protezione». La seconda, invece, «permetterebbe alla popolazione di entrare in contatto diretto con l’agricoltore e i suoi animali, di conoscere e gustare qualche prodotto, di visitare i pascoli approfondendo gli aspetti storico culturali dell’attività agricola, come si è evoluta e come si evolverà. Il visitatore potrebbe arrivare anche a scoprire la biodiversità e gli aspetti ecologici di habitat particolari come i prati secchi, che senza gli agricoltori scomparirebbero». Il progetto è nelle sue fasi iniziali e ci vorrà quindi ancora tempo per definirlo, ma le idee non mancano; orizzonte temporale di riferimento il 2025. Scettrini, comunque, rassicura: la presenza del lupo nella regione non è marcata, e si vogliono muovere i primi passi per iniziare a lavorare costruttivamente.
Alla riunione hanno partecipato anche alcuni agricoltori, come Samuele Cereghetti e Luca Prestinari, che hanno dato voce ai loro timori. Cereghetti ha salutato positivamente questo primo movimento congiunto per sensibilizzare gli utenti del monte, anche perché lui, con la Fondazione Pianspessa, ha già avuto occasione di promuovere degli incontri per far conoscere la propria azienda e i cani da pastore. «Se il lupo – afferma –, diventa un grande problema, è un problema per gli agricoltori ed è un problema per il turista, che non vuole più andare in montagna. Alla fine, tutti ne risentono. Trovare delle soluzioni per una convivenza è sicuramente positivo». Nonostante la presenza del predatore non sia marcata, Cereghetti dice che «sicuramente l’allerta ci dovrà sempre essere e che non si può non considerare la possibilità che altri esemplari facciano la loro comparsa». È quindi importante cominciare a pensare al futuro del Monte Generoso tutti insieme, per trovare la giusta sinergia.
Per difendere le proprie bestie l’agricoltore Cereghetti si è appoggiato quest’anno a dei cani da pastore e ha continuato a fare affidamento sulle recinzioni metalliche nei propri prati. Recinzioni, però, non coperte dagli aiuti cantonali. Le recinzioni elettrificate, riconosciute dal Cantone, nel suo caso non sono un’opzione. Benché gli aiuti all’acquisto non manchino, rimangono da considerare gli aspetti più pratici legati alla posa, al controllo e al mantenimento di queste infrastrutture. A titolo d’esempio Cereghetti ci parla del trasporto sul posto della recinzione e degli apparecchi. «Non è sempre possibile eseguire lo spostamento grazie a una macchina, a volte bisogna camminare per parecchi minuti per raggiungere certi prati e farlo con molti rotoli di rete diventa un compito oneroso, sia in termini di lavoro, sia di tempo – fa presente –. Per non parlare delle difficoltà legate alla morfologia del terreno, dell’uso del decespugliatore sotto le recinzioni per non avere dispersioni di corrente, del controllo di eventuali danni causati dagli animali o della rimozione dell’infrastruttura durante l’inverno per non creare disagi alla fauna selvatica. Tempo e lavoro che verrebbero sottratti in maniera importante all’agricoltura e alla gestione dell’azienda».
Il suo auspicio è dunque quello, ci illustra, «di trovare una formula, magari dei volontari o delle associazioni, che aiutino a posare le reti elettrificate e a fare il lavoro di mantenimento, perché per gli agricoltori questo carico di lavoro aggiuntivo è difficile da sostenere. In estate poi bisogna fare il fieno, mungere le mucche, controllare i recinti e così non si riesce a starci dietro». I cani da pastore si sono rivelati la soluzione adeguata, ma ciò comporta dover prendere provvedimenti affinché anche l’escursionista di giornata sia cosciente del corretto comportamento da adottare nel caso si imbatta in questi animali. In questo senso la posa di cartelloni informativi e le visite guidate, volte anche a promuovere l’incontro tra persone e cani, possono essere un primo importante passo per evitare situazioni di tensione tra agricoltori e turisti.
Prestinari ha pure ritenuto positiva questa prima riunione e ha ribadito l’importanza dell’informazione, «specialmente per i turisti. Perché – continua –, se noi come aziende agricole teniamo i cani, la gente deve essere istruita e capire cosa vuol dire averci a che fare». Inoltre, le visite guidate, ci fa notare, andrebbero proposte anche a coloro che «si occupano di turismo, perché una delle cose più preoccupanti per il Generoso è il turismo notturno. Una moda – ci racconta – dovuta al troppo caldo che si ha durante il giorno e che potrebbe essere uno dei problemi maggiori coi cani da protezione. Di notte, infatti, gli escursionisti avrebbero meno visibilità e potrebbero non prestare attenzione ai cartelli, imbattendosi nei cani da pastore a protezione delle greggi. I cani – conclude – di giorno si comportano in una maniera, di notte in un’altra, considerando tutto ciò che entra nel loro territorio un pericolo». Per lui dotarsi di cani da pastore è una possibilità difficilmente realizzabile. Sono troppi gli escursionisti che dovrebbero passare attraverso i suoi terreni per andare in vetta; e possedere questi animali da guardia creerebbe probabilmente troppi disagi. Per questo le migliori soluzioni per lui rimangono, oltre a ritirare gli animali di notte all’interno di una recinzione elettrificata, l’informazione e il rispetto da parte degli escursionisti dei comportamenti da adottare.