Fabio Regazzi nella sua allocuzione tenuta a Mendrisio ha ricordato le modifiche avvenute in occasione delle processioni pasquali
Il giorno del Primo agosto, è spesso al centro di allocuzioni che possono fare discutere. Quella pronunciata da un pungente Fabio Regazzi a Mendrisio di sicuro non verrà accantonata e dimenticata in fretta. Il consigliere agli Stati ha voluto ripercorrere alcune scelte avvenute in occasione delle processioni storiche pasquali e in seguito ricordato l’importanza delle periferie.
Il magnifico borgo è mondialmente riconosciuto per alcune delle sue tradizioni storiche. Per Regazzi, «Mendrisio è un Comune che ha saputo mantenere vivo quel fuoco. Non è un caso che questa sera siamo proprio qui, nel luogo in cui le processioni storiche della Settimana Santa prendono vita. Una tradizione alla quale ho peraltro avuto la possibilità di prendere parte in prima persona qualche anno or sono nel ruolo di discepolo. Un’esperienza davvero indimenticabile, che porterò per sempre nel mio cuore. Le processioni non sono però l’unico aspetto che caratterizza l’attenzione di Mendrisio verso le tradizioni: ricordo, ad esempio la storica Fiera di San Martino, che affonda le sue radici nei secoli e per la quale è stata recentemente lanciata una petizione per iscrivere anch’essa nella lista Unesco dei beni immateriali. Speriamo che, almeno per questa, non vengano prese decisioni come bandire gli animali per non urtare la sensibilità dei protezionisti; ogni riferimento alla polemica sui mori non è ovviamente casuale».
Regazzi, da come ha detto durante l’orazione, è legato anche alle tradizioni contadine e all’importanza che queste hanno per l’intera comunità, città incluse: «Le colline che circondano Mendrisio sono da sempre coltivate con passione e dedizione, producendo vini di grande eccellenza che sono l’orgoglio del nostro territorio. La trasformazione delle uve in vino non è solo un’arte, ma una tradizione che racconta storie di famiglie, di fatica e di tanto amore per la terra. Tuttavia, non tutti sembrano riconoscere l’importanza di queste aree spesso discoste. Recentemente, Avenir Suisse, a seguito delle tragedie in Vallemaggia, Bavona, Lavizzara, Mesolcina, ma anche della Valle di Muggio, è addirittura arrivato a sostenere la tesi che propone l’abbandono di certe valli in quanto la loro ricostruzione e la messa in sicurezza non si giustificano più dal punto di vista economico a causa della poca popolazione residente: insomma, se il rapporto costi-benefici non quadra, bisogna far letteralmente sloggiare da questi territori la popolazione residente. Questa proposta è semplicemente inaccettabile, cinica e irrispettosa, frutto di quei pensatori che affondano le loro radici in quelle che io definisco le élites urbane».