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‘Dammi la giacca o t'accoltello’, condannati due giovani

Avevano rapinato degli adolescenti a Capolago. Le sentenze sono state sospese per permettere loro di curare la tossicodipendenza

L’imputato ha iniziato a drogarsi quando aveva 13 anni
(Ti-Press)
10 luglio 2024
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È una storia di degrado giovanile e tossicodipendenza, quella culminata nel processo che si è tenuto davanti alla Corte delle Assise correzionali a Lugano. Protagonisti due giovani – 26 anni lui, 23 lei, entrambi cittadini svizzeri –, che lo scorso gennaio hanno minacciato un gruppo di adolescenti alla stazione Ffs di Capolago, facendosi consegnare una giacca. Un reato di piccola entità, ma che ha permesso di portare alla luce due situazioni di grave disagio, alimentato da una dipendenza dalla droga risalente alla prima adolescenza dei due imputati. Il giudice Mauro Ermani ha emesso due sentenze sospese a carico dei giovani, 12 mesi per il 26enne e 7 mesi per la 23enne. Le pene rimarranno sospese fintanto che i due seguiranno dei trattamenti ambulatoriali uniti all’assistenza riabilitativa, a cui vanno aggiunte delle norme di condotta come l’obbligo di seguire una psicoterapia e frequenti controlli per evitare la ricaduta nella dipendenza.

‘Tanto le giacche ve le ripaga papino’

I fatti sono avvenuti la sera del 13 gennaio, quando i due imputati si sarebbero dovuti incontrare per celebrare il compleanno del 26enne. Il giovane stava aspettando la 23enne (con cui in passato aveva avuto una relazione terminata mesi prima dei fatti), alla stazione di Capolago. Già durante l’attesa, alterato dalla combinazione di farmaci e superalcolici, aveva attaccato briga con un altro gruppo di ragazzi, che avrebbero poi messo in guardia gli adolescenti che sarebbero stati successivamente rapinati. Questi ultimi hanno dunque deciso di rifugiarsi nella saletta d’attesa sui binari. Riunitosi con la 23enne, e deciso a procurarsi una giacca, si è diretto verso il gruppo, entrando della saletta e minacciando i presenti con un coltellino. Mentre questi diceva che li avrebbe uccisi se non avessero eseguito le sue richieste, la complice bloccava l’unica uscita brandendo una bottiglia di vino, esortando i presenti a fare quanto chiesto e dicendo loro che tanto le giacche gliele avrebbero ricomprate i loro genitori. Una volta ottenuta la giacca, i due si sono allontanati, venendo fermati poco dopo dalla polizia.

Furti per comprarsi la droga

Mentre il 26enne resterà in carcere dopo l’arresto, la 23enne viene rilasciata dopo cinque giorni. Giorni che però non hanno rappresentato un deterrente sufficiente a tenerla lontano dai guai. A inizio febbraio infatti la ragazza metterà a segno una serie di furti ai danni delle Manor di Bellinzona e Locarno, rubando profumi per un valore complessivo di circa 2’500 franchi, allo scopo di barattarli con del crack. Oltre all’imputazione, a carico di entrambi, di rapina (per la storia della giacca), a carico dell’imputata pendevano anche le accuse di furto, violazione di domicilio (dal momento che nel 2023 aveva già ricevuto una diffida da parte di Manor), e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti. L’atto d’accusa riporta che la giovane avrebbe consumato, tra il 2022 e il 2024, almeno 700 grammi di cocaina.

‘Un degrado che non può essere tollerato’

Secondo la procuratrice pubblica Anna Fumagalli, i fatti sono da ritenersi gravi, specialmente visto l’uso del coltello. La pp in aula ha anche sostenuto l’idea che fosse necessario per il 26enne rimanere in carcere a seguire una misura terapeutica coercitiva, ritenendo che non siano in grado di «farcela da soli», in particolare lui. Secondo quanto emerso dalla perizia psichiatrica, il giovane soffre di gravi turbe psichiche, pertanto per lui è stata chiesta una pena tutto sommato lieve – 15 mesi da espiare – data la scemata imputabilità, definita di grado medio. Per l’altra imputata è stata invece chiesta una pena di 16 mesi, sospesa per 2 anni.

Di diverso avviso le due avvocate della difesa. Carolina Lamorgese, patrocinatrice della 23enne, ha dichiarato che «la ragazza qui oggi non è la stessa di quella sera. Si sta impegnando per rimettersi in riga, frequenta Antenna Icaro e si avvale di un curatore. Quella sera era in astinenza da eroina e non era lucida». Lamorgese aveva chiesto una pena di 6 mesi, sospesa per 2 anni. L’avvocata Letizia Vezzoni nella sua arringa non si è tanto concentrata sui fatti, ammessi e riconosciuti, quanto più sulla sentenza. Vezzoni ha sostenuto la tesi che la detenzione non avrebbe giovato al giovane, mentre la creazione di una rete di supporto gli avrebbe permesso di tenersi lontano dalla droga, tesi supportata dal fatto che gli unici suoi precedenti penali sono legati alla tossicodipendenza, con la rapina come unica eccezione.

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