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Tre archivi comunali per un’identità collettiva

In riordino dal 2019, sono da quest’anno disponibili anche alla popolazione, i registri di Castel San Pietro, Casima e Monte

Tre archivi comunali che coprono complessivamente quasi 300 anni di storia
(Ti-Press)
10 giugno 2024
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I documenti conservati in soffitta possono essere a volte preziose testimonianze per la memoria collettiva. Lo conferma il gruppo di interessati accorsi giovedì sera, nella cornice della masseria Cuntitt di Castello, alla presentazione del lavoro di riordino di tre archivi comunali, ovvero Castel San Pietro, Monte e Casima. Il risultato di anni di lavoro è stato ottenuto grazie alla collaborazione del Servizio Archivi Locali dell’Archivio di Stato del Cantone Ticino (Sal) che si è occupato di curare i fondi di Monte e Casima, presentati da Silvio Rauseo e Martina Ursoleo, e, per quanto riguarda il fondo di Castello, a occuparsene è stata la ditta Scrinium, impresa a carattere familiare costituita nel 2020, di Bruno e Bettina Giovanettina.

Un’operazione di riordino di quasi un lustro

L’ opera di riordino, ha spiegato Martina Ursoleo durante il suo intervento di presentazione del lavoro svolto, «s’inscrive nel progetto più ampio di salvaguardia e valorizzazione degli archivi comunali di Castello dopo l’aggregazione del 2004». Il riordino degli archivi comunali dei tre comuni è stato proposto dal Municipio tramite messaggio del 29 ottobre 2019, in seguito approvato dal Legislativo nella seduta del 9 dicembre sempre dello stesso anno. Quello appena concluso è un lavoro durato diversi anni, che, come viene riferito da Ursoleo, «ci ha permesso di catalogare e rendere accessibili, tramite un inventario, due archivi significativi per la storia della Valle di Muggio e rappresentativi della vita nei nostri paesi montani». Per quanto riguarda l’archivio di Castello, Bruno Giovanettina ha spiegato che «si è optato per un criterio di riordino che conglobasse nel medesimo inventario sia il fondo relativo al vecchio Comune, ovvero fino al 2004, che quello relativo al nuovo Comune aggregato. Questa scelta è stata dunque adottata per facilitare la lettura e l’utilizzo dell’inventario stesso».

Un lavoro in favore della memoria collettiva

Perchè è stato effettuato questo lavoro di riordino? Come è stato esposto dall’archivista del Sal l’obiettivo è duplice, in quanto utile a salvaguardare i documenti stessi, oltre che «facilitare la consultazione dell’archivio all’amministrazione, in questo caso comunale, ai ricercatori e alle ricercatrici». Affinché il lavoro appena concluso sia reso efficace, è necessario poi conservare i vari documenti in contenitori appositi e ambienti adatti, classificare in modo chiaro e ordinato tutti i documenti destinati alla conservazione, oltre che redigere un inventario e un catalogo utili alla consultazione. In merito all’importanza degli archivi, anche Giovanettina si è riallacciato ai colleghi: «L’iniziativa di rendere più fruibili le fonti storiche, rappresenta un ulteriore tassello nel meritorio lavoro di conoscenza e conservazione del vastissimo patrimonio storico e culturale conservato negli archivi locali del nostro cantone. Ogni documento, per quanto banale possa apparire, rappresenta un piccolo ma insostituibile frammento della memoria collettiva della comunità. In questo senso gli archivi locali rappresentano uno specchio delle società che li hanno prodotti».

Dal Settecento all’aggregazione

Complessivamente gli archivi di Monte, Casima e Castello coprono un periodo di circa tre secoli, ovvero dalla metà del Settecento sino all’aggregazione del 2004, di cui quest’anno si celebra il primo ventennio. Concernente alla documentazione, gli esperti del Sal, spiegano che i documenti riordinati sono stati suddivisi in tre sezioni. Sono dunque presenti documenti sciolti che comprendono tutti gli atti conservati nei secoli in modo sparso e senza legame tematico tra loro, riconducibili a documenti maggiormente datati. Vi sono poi gli incarti riguardanti la documentazione già raccolta e tramandata in dossier da parte degli amministratori, quindi più recente, e infine è presente la sezione dei registri e delle tabelle, contenenti libri protocollari dell’Assemblea comunale e della Municipalità, estimi, tabelle scolastiche, verbali della Delegazione tutoria.

Testimonianze di tempi ormai passati

Tra i documenti riorganizzati, è possibile confrontarsi con testimonianze «che hanno a che vedere con l’amministrazione quotidiana del Comune e dei suoi abitanti e con tutte quelle opere più o meno straordinarie che segnano i grossi cambiamenti epocali. Significa anche addentrarsi nelle vicende di paese, che riserbano sempre qualche polemica o “scandalo”, ma anche grandi dimostrazioni di solidarietà, comunità, orgoglio e perseveranza in territori non sempre facili da vivere e lavorare» ha riferito Ursoleo. Inoltre, ha aggiunto ancora, gli archivi amministrativi sono «ricchi di tante informazioni concrete sulla gestione quotidiana che tanto raccontano delle sfide che gli amministratori hanno dovuto affrontare. Il raffronto dei due archivi permette una visione più completa sui due villaggi di Monte e Casima, chiarisce alcuni aspetti storici e suggerisce nuove piste di ricerca che dovranno essere percorse confrontando l’insieme del patrimonio archivistico che si conserva in Val di Muggio». È inoltre importante sottolineare che di tutti i documenti ricevuti e organizzati dalle due entità che si sono occupate del lavoro, sono state mantenute le carte giunte fino a oggi. Più concretamente, l’archivio di Casima conserva una vasta documentazione inerente al funzionamento dell’economia di guerra, come per esempio il razionamento di svariati prodotti, quali le derrate alimentari, le politiche d’incremento agricolo, il controllo dei prezzi e l’organizzazione del servizio lavorativo.

Fonti, forse, conservate anche nelle cantine di casa

A proposito dell’interesse della popolazione in merito al lavoro di riordino, Giovanettina ha raccontato di come «in questi quattro anni a Castello, molte volte è arrivata gente che aveva bisogno di documenti, sia per questioni familiari che per scopi didattici. Ho avuto dunque il piacere di vedere che c’è un grande interesse per la storia della comunità e per la memoria collettiva». Quanto riferito da Giovanettina è rilevante per quanto concerne gli archivi pubblici, infatti, riferisce l’archivista «purtroppo capita che a volte ci siano persone, che possiedono documenti vecchi nella propria cantina, ma che sono ignari di possedere qualcosa di valore. Ci sono infatti molte fonti che potrebbero essere interessanti». Si invita dunque ad aver cautela, ma soprattutto, in caso di dubbio «consultare esperti in materia, o semplicemente rivolgendosi ai comuni per permettere loro di valutare l’importanza dei testi presentati» ha concluso Bruno Giovanettina. Anche Martina Ursoleo, per quanto riguarda il futuro degli archivi locali, ha affermato che «sarebbe bello che nascessero progetti di riordino più ampi, sul modello di quanto fatto a Maggia, dove sono stati coinvolti anche i Patriziati e le Parrocchie».

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