La Città mette in campo da qui al 2028 e oltre una serie di progetti per abbattere gli ostacoli nella conciliabilità famiglia-lavoro
Poter contare su una vera società alla pari. In questi ultimi anni Mendrisio ne ha fatto quasi una missione. Perché le pari opportunità sono un’esigenza reale nella popolazione. E perché certi stereotipi non tramontano mai e vanno combattuti. Il fatto che il Comune polo sia stato il primo in Ticino a darsi un Bilancio di genere, del resto, la dice lunga. Un dossier che ha fatto emergere luci e ombre, come l’urgenza di occuparsi del tema della conciliabilità famiglia-lavoro, finito infatti in cima ai pensieri del Municipio locale. La Città ha iniziato così un percorso di crescita che l’ha portata a mettere in campo un vero e proprio Piano di azione, da qui al 2028 e oltre. Gli obiettivi? Molteplici. Come spianare un po’ la strada alle donne desiderose di rimettersi in gioco sul mercato del lavoro o agevolare le famiglie (senza distinzione), rafforzando la rete dei servizi (anche extrascolastici). Il programma può sembrare ambizioso, ma la determinazione a centrare i vari traguardi è molta. Tant’è che ci si è già messi all’opera, si sono indagate centinaia di realtà familiari e alcune iniziative verranno concretizzate entro l’anno. Focus, per iniziare, gli adolescenti che gravitano attorno al Centro giovani e la solidarietà tra nuclei familiari. Ma non è che l’inizio.
L’eredità lasciata dal dicastero Socialità e Pari opportunità è di quelle importanti. A tal punto che chiama alla responsabilità di continuare sulla stessa strada. Le premesse ci sono tutte. «La conciliabilità famiglia-lavoro – ci ricorda la capadicastero uscente Françoise Gehring – è al primo punto delle Strategie Mendrisio 2035. Del resto, è un punto fondamentale per la parità tra uomo e donna. Dare delle opportunità a entrambi significa permettere, da un lato, di non perdere le donne sul mercato del lavoro, come ha evidenziato di recente anche il direttore del dipartimento Finanze ed economia Christian Vitta, dall’altro di dare modo pure agli uomini che desiderano vivere la genitorialità in modo diverso, e penso soprattutto ai giovani che sempre di più vogliono lavorare a tempo parziale per fare i papà a tempo pieno».
A Mendrisio, quindi, ci si è rimboccati le maniche, forti delle evidenze del Bilancio di genere. E da poco l’incarico di coordinare Piano e progetti l’Esecutivo cittadino l’ha affidato a Tiziana Madella, che porterà la voce di Mendrisio anche nella Conferenza svizzera delle/dei delegate/i alla parità fra donne e uomini. «In effetti – ci spiega –, siamo partiti dalla criticità demografica presente nel nostro territorio e portata alla luce dal Bilancio di genere, caratterizzata da una contrazione delle nascite e da una fragilizzazione dei vincoli familiari. Ebbene, all’interno di questa situazione le donne rivestono un ruolo centrale nello svolgimento delle funzioni più legate alla dimensione sociale e di cura, ma sono anche le figure più a rischio da un punto di vista del mancato accesso al mercato del lavoro».
Per la Città si è rivelato, dunque, necessario, accendere i riflettori sulla disponibilità delle risorse e i bisogni della popolazione nel solco della volontà di far quadrare quotidianità e aspirazioni professionali. «Sono state svolte, di conseguenza, varie analisi e studi proprio per meglio comprendere sia il ruolo delle donne all’interno della nostra popolazione, sia gli effettivi bisogni e desideri delle famiglie, anche per incentivare i nuclei familiari a trasferirsi o a restare a Mendrisio – chiarisce Madella –. Il Bilancio di genere aveva messo, infatti, in evidenza altresì che la nostra è una popolazione che invecchia, soprattutto al femminile, e aveva mostrato caratteristiche più elevate di vulnerabilità economica. Nella loro vita le donne hanno dovuto fare delle scelte di esclusione dal mercato del lavoro, quindi si ritrovano con sistemi previdenziali e coperture finanziarie più deboli».
Si è capito subito che la sfida era di quelle cruciali. E allora nel corso di questa legislatura breve all’interno dell’amministrazione si è fatto squadra tra i dicasteri. «Si è deciso, di fatto, di costituire un gruppo di lavoro – ci conferma la coordinatrice – che ha visto la presenza dei dicasteri Istituzioni e risorse, Socialità e Pari opportunità, Formazione e Servizi di accudimento e Pianificazione e spazi pubblici, e di appoggiarsi a documenti scientifici di studi e ricerche. Innanzitutto, abbiamo analizzato le offerte di accoglienza per riuscire a ‘misurare’ le esigenze reali delle famiglie. Analisi integrata poi nell’ambito delle strategie di marketing territoriale della Città. Perché la Città ha nei suoi obiettivi quello di creare un contesto cittadino che sia inclusivo e aperto a tutte le forme familiari e intende essere a misura di bambino e di bambina. Un aspetto che stiamo realizzando attraverso il modello ‘Mendrisio Città dei bambini e delle bambine’».
Per Mendrisio, ci rende attenti la capadicastero, è importante avere delle visioni. «Altrimenti si resta al palo. E se si pensa che il gettito fiscale comunale in gran parte è da ricondurre alle persone fisiche, profilarsi come Città aperta alle famiglie rappresenta un investimento».
Il primo passo nella strategia del gruppo di lavoro è stato così far capo a uno studio sociodemografico. «Uno studio che ha permesso di evidenziare alcuni scenari rispetto alla nostra popolazione – ci fa notare Tiziana Madella –. Scenari poi confrontati anche con le tendenze prospettate dall’Ufficio di statistica. Nel Comune si prevede in modo particolare da qui al 2030 una diminuzione della fascia di popolazione fra 0 e 14 anni, seguita da una ripresa del tasso di natalità e quindi della presenza di fanciulli per questa fascia età. Ancora di più per i bimbi tra 0 e 3 anni: qui si profila una stabilizzazione dei numeri e un aumento un po’ più sostenuto nel periodo 2030-40. Da qui la necessità di meglio capire come le famiglie si possono attrezzare per far fronte al tema della conciliabilità».
A quel punto ci si è focalizzati su una raccolta di dati relativi all’aiuto informale. «Abbiamo coinvolto 508 famiglie delle scuole dell’infanzia ed elementari e abbiamo trovato indicatori in linea con i trend cantonali. Nella maggior parte delle famiglie si fa riferimento al modello tradizionale: il 91% vede l’uomo lavorare a tempo pieno, contro il 18% in cui è la donna a essere occupata al 100%. Donne che, nonostante un titolo di studio più elevato, rinunciano a una percentuale di lavoro o a delle attività lavorative proprio per i problemi di conciliabilità. Anche da noi è emersa l’importanza della funzione di nonni e nonne nell’accudimento dei figli, ben presente in Svizzera come dato nazionale. E questo ci ha fatto riflettere pure su quelli che sono gli ostacoli di accesso ai servizi extra scolastici».
La terza mossa è stata, infatti, quella di sondare tutta la popolazione tra i 20 e i 50 anni. «Condotto nel giugno del 2022, il sondaggio, a cui hanno aderito 489 economie domestiche (il 63% donne) – ci illustra la coordinatrice –, ci ha dato modo di comprendere le necessità di accedere ai servizi, ma anche la soddisfazione e le aspettative, anche in relazione a un eventuale desiderio di fare famiglia, che poi non si concretizza per una serie di ostacoli. In particolare, ci siamo così soffermati su quelle che sono le esigenze legate alla scelta dei servizi extrascolastici. E abbiamo visto che la vicinanza a casa, la flessibilità degli orari e il costo delle rette sono gli elementi guida delle famiglie». Di conseguenza si sono avviate le azioni dei dicasteri. Ma non ci si è fermati qui. «Come Città abbiamo voluto sentire direttamente i portatori di interesse. E il 13 novembre scorso abbiamo organizzato un workshop con enti, associazioni, docenti e genitori, riunendo una trentina di persone al Centro giovani e concentrando le riflessioni collettive sulle esigenze delle diverse fasce di età, da 0 a 15 anni. Incontro che si è dimostrato molto costruttivo e dinamico. In effetti, è emersa una serie di temi di interesse trasversale, assieme alla necessità di porre attenzione al sostegno delle vulnerabilità e agli spazi per ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 15, potenziando gli interventi al Centro giovani. Sollecitazioni di cui abbiamo fatto tesoro e che permetteranno di pianificare diverse misure per i prossimi anni, alcune già a brevissimo tempo».
Gli sforzi profusi in questi anni, d’altro canto, hanno reso possibile raggiungere vari target e accanto alle famiglie, anche adulti, servizi e associazioni. «Ed è a questo punto che è scaturito un Piano di azione, dove abbiamo declinato, come detto, assi di intervento e priorità a corto, medio e lungo termine». Cosa aspetta Mendrisio e la sua cittadinanza? «Oltre alle iniziative programmate per quest’anno – ci anticipa Madella –, altre saranno concretizzate nel corso della prossima legislatura, mentre ulteriori priorità saranno pianificate dopo il 2028 su tutto quello che riguarda l’edilizia scolastica e la pianificazione del territorio. Oltre a essere ancorate al nostro piano delle politiche di genere, le azioni prevederanno allo stesso tempo una implementazione delle offerte da parte dell’Istituto scolastico in termini di spazi, mense, orari e appunto di un’analisi sul fronte dell’edilizia scolastica, quindi possibilità di ampliamento (ad esempio a Canavée e Ligornetto, ndr)».
E al centro, ci fanno capire Gehring e Madella, ci saranno loro, le famiglie, i servizi, il territorio e di sicuro le maggiori opportunità di accesso al mondo del lavoro per le donne. Un mondo sul quale ad aiutare a fare chiarezza ora in Città c’è pure la mostra fotografica itinerante ideata da Pro Familia Svizzera italiana in occasione del trentesimo anniversario dell’Anno internazionale della famiglia. Visitarla sarà il primo passo per continuare ad abbattere dei tabù.