Sinistra e Verdi si appellano al Municipio. Per rimettere ordine in piani sovradimensionati servono misure urgenti di tutela
Tra i Comuni del Mendrisiotto, di sicuro, Castel San Pietro è fra quelli che possiede non solo un territorio vasto – si parla di 11,8 chilometri quadrati – ma anche prezioso. A carattere periurbano, questa realtà fra retroterra e montagna è confrontata (come altre) con una pianificazione sovradimensionata. Troppe zone edificabili su cui si è chiamati per legge, a intervenire. E il Municipio locale lo ha fatto, allestendo il Pac, ovvero il Programma d’azione comunale per lo sviluppo insediativo centripeto di qualità. Uno strumento strategico e operativo che consegna, di fatto, le coordinate per ridurre le riserve in cui oggi si possono costruire nuovi insediamenti, a tutto vantaggio di una revisione del Piano regolatore. Non a caso agli occhi dell’autorità locale questo passo serve a porre “le basi generali per lo sviluppo urbanistico dell’intero Comune”, come si legge nel documento presentato alla fine di febbraio alla popolazione.
Il dossier, assai corposo, non sembra però aver dato tutte le risposte attese. Non per la Sinistra e i Verdi di Castel San Pietro, almeno. I quali, di recente, hanno indirizzato all’Esecutivo una lettera aperta. Sin dall’esordio della legislatura, ormai agli sgoccioli, il gruppo, si annota, ha “sollecitato più volte il Municipio ad adottare con urgenza misure di salvaguardia della pianificazione per evitare che i tempi lunghi del Pac comportassero il proliferare di nuove edificazioni in luoghi sensibili”. E l’impressione, si esterna, è che il ‘governo’ del Comune abbia mostrato una certa “reticenza”, finendo col favorire “ancora una volta gli interessi di qualche privato a scapito dell’interesse pubblico” e permettendo “edificazioni in aree sensibili che l’inventario federale Isos raccomandava di mantenere libere a tutela del nucleo storico di Castello”, considerato di importanza nazionale.
In buona sostanza, Sinistra e Verdi, alla testa Willy Lubrini, rimproverano di aver ignorato l’invito che, già nel 2018, aveva rivolto il Dipartimento del territorio. E che suggeriva di “adottare misure di salvaguardia segnatamente nelle vicinanze dei nuclei”. D’altro canto, si fa notare, contenere le zone edificabili – un processo senz’altro “complesso”, si riconosce – significa “preservare la qualità del territorio comunale, ponendo un chiaro limite alla dispersione dell’edificazione, al consumo sconsiderato di spazi aperti, di biodiversità, di suolo fertile, alla banalizzazione del paesaggio; è un atto di responsabilità nei confronti delle generazioni future; deve tradurre la volontà (finalmente) di dare la precedenza all’interesse pubblico e non più all’interesse privato; deve essere una dimostrazione di lungimiranza e di solidarietà intergenerazionale”.
Il Municipio, d’altro canto, si trova a muoversi fra ponderazione ed equilibrio: da una parte la missione di portare avanti uno sviluppo centripeto degli insediamenti, dall’altra l’esigenza di considerare le diverse esigenze. Dentro il Pac, spiega la stessa sindaca Alessia Ponti introducendo il documento, ci sono visioni e misure, a favore “di un territorio utilizzato con consapevolezza, nel rispetto dei valori in esso racchiusi e secondo le aspettative della popolazione che lo abita”. Del resto, qui si definisce la Castel San Pietro dei prossimi 15 anni. “In futuro – illustra la sindaca – dovremo concentrare lo sviluppo demografico in modo ragionato e intelligente in una minore superficie per consentire di preservare quegli spazi liberi che oggi i cittadini reclamano. Si dovrà ripensare la tipologia, la densità e la posizione di alcune zone edificabili, favorendo le ubicazioni vicine alle vie di collegamento e alla rete dei trasporti pubblici. In aggiunta, sarà importante recuperare la qualità degli spazi all’interno del territorio già costruito al fine di migliorare la qualità di vita di tutti coloro che vi abitano”.
Gli esempi pianificatori a Castello non mancano. E il pensiero va al recupero delle antiche masserie, come i Cuntitt – una realtà ormai da tempo – e Vigino, ancora sulla carta ma alfine con un progetto, o alla riconversione dell’ex Diantus.
Il Gruppo Sinistra e Verdi, però, si aspettava anche altro. A cominciare, si rimarca, da una “dichiarazione chiara” sulla via da seguire. Come dire che l’Esecutivo ha restituito una impostazione anche troppo “prudente”, ponendo “l’accento su puntuali interventi urbanistici di rilevanza molto secondaria piuttosto che sul nocciolo della questione”. E allo stesso tempo si è mostrato “timoroso nei confronti dei proprietari fondiari che, forse, rischiano di vedere ridotte le potenzialità edificatorie (stabilite 30 anni fa) dei loro fondi”. Niente contro i titolari dei terreni, sgombrano il campo dall’area progressista: “Ognuno di noi, in uno stato di diritto, ha modo di difendere i propri interessi”. E d’altro canto, si è pure coscienti che occorre andarci piano con le risorse finanziarie del Comune.
Dove sta allora il punto? Nel messaggio politico veicolato dal Programma. “Con il documento presentato, gli obiettivi principali di un Pac fissati dalle direttive cantonali ci sembrano profondamente disattesi. È urgente prendere decisioni di principio, bisogna dire basta alla crescita sregolata dei fondi edificati”. Ne va, si fa capire, della qualità di vita e dell’attrattività di Castello. Tant’è che il gruppo annuncia osservazioni puntuali sul dossier. Nel frattempo, dal Municipio attuale (come da quello che sarà espresso dalle urne domenica) ci si aspetta che proceda nella direzione auspicata “con maggiore coraggio civico”.