Svelati i risultati del ‘rapporto Pellanda’ che ha fatto emergere le fragilità di Ecam e consegnato le soluzioni. ‘La rete oggi resta fondamentale’
Oggi Ecam, l’Ente case anziani Mendrisiotto, sa bene dove mettere le mani per sciogliere i nodi venuti di recente al pettine. Che sul piano gestionale e amministrativo ci fossero delle criticità, del resto, non è mai stato nascosto. Anzi, i primi a fare autocritica e ad andare a fondo della questione sono stati gli stessi vertici dell’Ente; i quali prima hanno analizzato la situazione, poi il giugno scorso hanno affidato a un consulente esterno, Giorgio Pellanda, il mandato di gettare uno sguardo indipendente e super partes sulla situazione. Risultati, quelli del rapporto Pellanda, già acquisiti da Ecam, fatti propri dal Cantone – che ha affiancato l’Ente in questo processo e continuerà a monitorarlo – e che oggi si è deciso di rendere pubblici nella loro essenza. Stanno lì, infatti, le risposte alle necessità di una realtà che per numeri – oltre 550 dipendenti, 350 posti letto e 36 milioni di franchi di cifra d’affari – equivale a una struttura di carattere ospedaliero. Ora più di ieri, insomma, al Consiglio di Ecam sono convinti che il futuro stia nella rete. La stessa che oggi lega sei case per anziani dentro e fuori il territorio della Città di Mendrisio. «Il nostro obiettivo? Guardare avanti con fiducia», ribadisce la presidente Françoise Gehring.
«È vero – riconosce Gehring –, dobbiamo fare autocritica. E lo dico da ex rappresentante del Consiglio comunale di Mendrisio, che nel 2016 ha votato il messaggio su Ecam. Siamo partiti forse un po’ troppo in fretta e senza le necessarie regolamentazioni. Ma lo studio Pellanda ci ha permesso di fare chiarezza e vedere le fragilità della ‘governance’». Tutto ciò, si tiene a rimarcare, senza mai fermarsi e avendo come punto centrale, richiama il vicepresidente Tiziano Calderari, gli ospiti. «Abbiamo sempre puntato ad avere una presa a carico ottimale dei residenti delle case anziani». Tant’è, fa notare a sua volta il municipale di Mendrisio Daniele Caverzasio, che il rapporto «non ha stravolto il ‘core business’, semmai ha chiarito la nostra situazione economica e le sfide finanziarie e sanitarie che ci attendono».
Volendo essere più espliciti, il lavoro del consulente esterno, ha «messo il dito nella piaga e mostrato in modo evidente le fragilità di Ecam dalla sua costituzione e le modifiche da apportare per dare modo di vigilare e gestire la ‘macchina’». D’altro canto, è l’Ente ad aver ricevuto il mandato di prestazione dal Cantone per ‘governare’, appunto, la rete di strutture che vi fanno capo. Ovvero la Casa anziani Torriani e la Quiete a Mendrisio, la Santa Lucia ad Arzo, la Girotondo a Novazzano, la Casa di riposo Cabrini a Rancate e l’Istituto Santa Filomena a Stabio. L’analisi condotta in questi mesi, in altre parole, è stata «un esame di realtà e di verità per tutti», va dritta al punto la presidente Gehring. «Adesso cercheremo di prendere tutte le risorse migliori per gettare le basi per il futuro». La ‘road map’ adesso c’è e sarà realizzata a tappe.
Facciamo, però, un passo indietro. Ciò che si è trovato di fronte Giorgio Pellanda è una struttura organizzativa, per sua stessa ammissione, complessa. Un Ente autonomo di diritto comunale che si appoggia a case anziani con referenti diversi: fondazioni private, associazioni, enti comunali. «Il mandato che ho ricevuto – spiega lui stesso – era preciso e da parte mia mi sono mosso con spirito pragmatico. Senza cercare colpe di chicchessia, ma avviando una valutazione dell’organizzazione e tenendo altresì conto degli orientamenti del Cantone, che sta spingendo verso un sistema di rete, così da poter svolgere i propri compiti con una buona qualità, ma costi più sopportabili».
A quel punto il consulente ha scattato una «radiografia» della situazione. «Da lì – chiarisce Pellanda –, sono emerse profonda frustrazione e insoddisfazione, da ricercare in tutte le parti: enti proprietari, direzione e Consiglio Ecam». Bisognava chiarire ruoli e competenze: alla nascita dell’Ente, nel 2018, ci si era dati infatti uno statuto, ma non si era poi stati conseguenti nel segno di una migliore visione corale strategica e operativa. La sua applicazione, sottolinea il consulente, «non sempre è stata puntuale».
Innanzitutto, fa capire Pellanda, guardando avanti si dovranno far confluire sulla direzione Ecam – che dal primo luglio prossimo sarà assunta da Fabio Maestrini – maggiori mansioni, così da sgravare i capistruttura – per scelta cantonale con un profilo spiccatamente sanitario-infermieristico –, che potranno così «concentrarsi sull’interesse dei residenti, con un occhio a qualità e benessere». Un altro aspetto cruciale individuato dallo studio è la gestione del personale – che rappresenta a bilancio l’86 per cento dei costi –, oggi solo in parte ceduta a Ecam – con dei miglioramenti nella conduzione stessa dei collaboratori, annota Pellanda –, come nel caso di Torriani, Santa Lucia e Santa Filomena. A Cabrini, Girotondo e Quiete i datori di lavoro sono ancora le rispettive Fondazioni («in buona sostanza noi facciamo solo le buste paga», commenta Caverzasio).
Il rapporto solleva, poi, anche il tema della proprietà dei vari istituti. In effetti, rimarca Pellanda, nel dialogo con le singole Fondazioni non si sono raggiunti degli accordi precisi su chi si assume gli oneri straordinari o gli investimenti. E ve ne sono e di necessari a fronte di un parco immobiliare, si richiama, vetusto. D’altra parte, come fa memoria Filippo Gabaglio, del Consiglio di fondazione della Quiete, le realtà di partenza erano molto diverse fra loro e questo ha reso difficoltoso il cammino dell’Ente. In più è mancato un giusto tempo di accompagnamento. Certo, fa presente, «se vogliamo gestire in modo efficace le strutture, servono le risorse per poterlo fare». E qui non si può non pensare alle misure di risparmio cantonale.
Inevitabilmente si torna quindi al tema della rete. Anche perché, si rammenta in una nota congiunta, “i dati sull’invecchiamento della popolazione sono incontrovertibili, dal 2020 al 2035, in Svizzera, la quota degli over 65 aumenterà del 35 per cento, quella degli over 80 di quasi il 46 per cento”. Tant’è che Ecam e la Città di Mendrisio, si rammenta, hanno dei piani di sviluppo ambiziosi che interessano la rete e che prevedono l’ampliamento del comparto Torriani. Ecco che la collaborazione sul territorio, si fa capire, diventa fondamentale. La stessa esplosione dei costi che si registra nel settore anziani – basta pensare ai ricarichi del Cantone sui Comuni, in continua ascesa –, chiamano a “un’assunzione di responsibilità che va oltre il proprio giardino di casa o il proprio campanile”. Come dire, a buon intenditore...
A dirla lunga, rende attenti la vicedirettrice Alessandra Pitozzi, c’è lo slogan stampato sulle bustine di zucchero lì nella sede di Ecam: ‘Più case, un solo tetto’. Non a caso, rimarca Françoise Gehring, «Ecam è l’ente di tutti». Non a caso al suo tavolo siedono i delegati di tutte le strutture coinvolte. «Riconosciamo il valore dell’individualità di ogni casa per anziani, ma oggi bisogna dare delle risposte univoche a problemi comuni – rimarca ancora Pitozzi –. Quindi stesse regole e, come detto, un approccio univoco verso l’interno come verso l’esterno». Una parità di trattamento che, si ribadisce, va assicurata pure nei confronti del personale delle strutture dell’Ente. Quello stesso personale che, conferma la vicedirettrice, è fedele all’Ente: indicatore i ‘turn over’, «praticamente assenti». La consapevolezza che, forse, le aspettative verso Ecam fossero alte c’è, eccome. Ora però, rilancia, «la vera sfida è quella di affidarsi alla creazione di una rete – integrata anche agli altri servizi del territorio, come fa notare Maestrini –, capace di dare delle risposte specialistiche ai bisogni della popolazione anziana grazie a una offerta differenziata».
Inutile nascondere che qualche resistenza, anche dentro Ecam, sussiste. Sebbene agli occhi della vicedirettrice non vi siano segnali allarmanti, qualche ‘moto indipendentista’ (come ammesso da Caverzasio) c’è. E il riferimento, non casuale, è a quanto sta accadendo a Novazzano, dove è stata lanciata una petizione – che vede in prima linea la Lega –, che chiede al Municipio del comune di uscire dall’Ente. Raccolta firme che approderà in Cancelleria a quanto pare nella giornata odierna. Il tavolo è aperto, come il canale di comunicazione, fanno notare i vertici. Sta di fatto, esplicita Caverzasio, che «la palla adesso è nel loro campo. Per Mendrisio – proprietaria al 46 per cento di Casa Girotondo, ndr – la situazione è chiara e la direzione tracciata. Del resto, con Ecam referente del mandato di prestazione cantonale, oggi le certezze gliele diamo noi».
Dopo l’incontro chiarificatore di fine febbraio tra i due Municipi, oggi il messaggio all’indirizzo delle istituzioni di Novazzano è netto. È indubbio però che il dossier per il Municipio locale, chiamato ora a soppesare a fondo i passi da fare, si sta facendo alquanto spinoso. Sullo sfondo pressioni, anche politiche (sulla soglia delle Comunali di aprile), che non rendono la situazione più semplice. Anche perché, oltre alla petizione, oggi ad attirare l’attenzione dell’esecutivo vi è pure una missiva sottoscritta da un centinaio di dipendenti della struttura recapitata la settimana scorsa. «La situazione è delicata, non ne abbiamo mai fatto mistero – conferma il sindaco di Novazzano Sergio Bernasconi –. Alla luce di tutte queste iniziative dovremo riflettere bene. Abbiamo ricevuto alfine il rapporto Pellanda, al quale si aggiungerà un parere giuridico che abbiamo richiesto nelle settimane scorse proprio per capire quale potrebbe essere lo scenario e quali le condizioni – anche finanziarie, ndr – di una eventuale uscita dall’Ente. Insomma, per comprendere a cosa andiamo incontro e quali sono le possibili conseguenze. La posizione di Mendrisio è chiara, ma la sensibilità di Novazzano è leggermente differente. Certo dovremo fare le nostre ponderazioni, senza perdere di vista il bene della casa anziani. E ricordando che la parola finale è del Consiglio comunale. Dovremo prenderci quindi il tempo necessario per soppesare bene la situazione». Di sicuro non sarà una decisione da prendere a cuor leggero.