Si anima a Chiasso la discussione sul consiglio comunale dei bambini e delle bambine: in quattro firmano un rapporto (di minoranza) favorevole
“In un contesto eterogeneo come quello di Chiasso” la creazione di un Consiglio comunale dei bambini e delle bambine “promuoverebbe indirettamente anche l’inclusione e l’integrazione, permettendo a tutti i bambini – anche a quelli di origine straniera – di comprendere dall’interno il funzionamento del nostro sistema politico, con cui sono e saranno anch’essi chiamati a interfacciarsi”. Se la maggioranza della Commissione della legislazione si è espressa negativamente allo sviluppo del progetto, ritenuto lontano dai bisogni reali degli allievi, la minoranza si è dichiarata favorevole alla proposta presentata con una mozione da Arianna Cattaneo e Amedeo Mapelli (Centro). Lo si evince dal rapporto licenziato a fine anno e firmato dai consiglieri comunali Kavashar Ratnam, Otto Stephani (Us-I Verdi), Alessandro Migliosi (Centro) e Christian Bruccoleri (Plr). Il voto finale del Consiglio comunale – verosimilmente già a fine mese, in occasione della seduta dedicata al preventivo, o al più tardi in primavera – si preannuncia quindi tirato e la discussione, visti i temi sollevati nei due rapporti, aperta. Nel suo preavviso, il Municipio di Chiasso si è dichiarato favorevole, alla luce “dei risultati ottenuti a Mendrisio, dove il progetto è stato accolto con favore per il secondo anno consecutivo, così come esperienze positive già da tempo consolidate all’estero”.
Uno scenario guardato con interesse dal mozionante Amedeo Mapelli. «Questo progetto, a cui tengo molto, è importante per poter coinvolgere i giovani nella vita comunitaria – ci spiega –. Non si tratta di questioni politiche, ma di dotarsi di un metodo scolastico per avvicinare i bambini e le bambine alle istituzioni». Per i firmatari del rapporto di minoranza, il progetto ha “diverse caratteristiche che hanno il potenziale di avere una risonanza positiva per il nostro Comune”. Coinvolgendo i bambini nell’analisi di piccole problematiche locali e nella promozione delle proprie idee tramite i canali istituzionali “si darebbe loro l’occasione di allenare, tramite l’esperienza diretta e la sperimentazione, l’esercizio della cittadinanza attiva”. Un esercizio, questo, “fondamentale perché li abituerebbe, sin dalla giovanissima età, a interrogarsi su aspetti comunali vicini all’individuo (ai bambini in questo caso) e a interfacciarsi con le istituzioni per promuovere le proprie idee e far valere le proprie necessità”. La partecipazione, inoltre, “rafforza il senso di appartenenza, e sentirsi parte della propria comunità contribuisce a prendersene cura”. Partecipare a processi decisionali su temi commisurati alla loro età, infine, “consentirebbe ai più piccoli di imparare ad argomentare e difendere le proprie idee e quelle della classe che rappresentano, nell’ambito di un dibattito pluralistico, avviando il dialogo all’interno delle proprie classi prima e con le autorità comunali poi”.
Un organo come il Consiglio comunale dei bambini e delle bambine “risponde agli auspici degli articoli 3, 12 e 13 della Convenzione Onu sui Diritti del fanciullo, ratificata dalla Svizzera nel 1997”. Per agevolare concezione e realizzazione del progetto, “oltre all’impegno della scuola”, il territorio permette di instaurare “una serie di collaborazioni”. C’è per esempio quanto svolto dalla scuola elementare di Mendrisio – da cui, come visto, la mozione prende spunto – e “uno scambio di esperienze con scuola e dicastero competente getterebbe importanti basi di partenza”. Si aggiunge l’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani il quale “si è detto propenso a erogare dei contributi a sostegno del progetto”. È inoltre possibile collaborare con “una rappresentante della Federazione svizzera dei parlamenti dei giovani, la cui attenzione è stata richiamata dalla mozione” e, non da ultimo, “volontari interessati ai temi toccati e all’attività, come l’Associazione genitori, potrebbero contribuire alla buona riuscita del progetto”. Per i commissari “le sinergie tra risorse interne ed esterne, così come la collaborazione tra le istituzioni e la scuola, sono assai strategici”.
Quella presentata da Cattaneo e Mapelli è una mozione generica. “Dobbiamo votare in primis sul principio su cui essa si fonda”. A questo si aggiunge la “scelta determinante” dei mozionanti “di non dare che un’indicazione sul modo e sul tempo da dedicare al progetto, lasciando libertà ai docenti di organizzare e integrare l’attività nel programma scolastico, preferendo una sperimentazione sull’arco di un periodo da definire in accordo con direzione e docenti”.