Dopo i primi dieci anni da Città, il sindaco Samuele Cavadini guarda al futuro. Premiati due concittadini dediti alla comunità
Sul grande schermo sistemato nella sala del Mercato Coperto scorrono le immagini: in pochi minuti si condensano i primi dieci anni da Città di Mendrisio. Il 2023, però, più che l'anno delle celebrazioni è stato l'anno della presa di coscienza. Un esercizio necessario per proiettarsi con la giusta consapevolezza di sé nel futuro e rafforzare il senso di comunità. Oggi «si chiudono dei capitoli e se ne aprono degli altri», sottolinea il sindaco Samuele Cavadini, che nella serata per tradizione mendrisiense riservata allo scambio dei voti natalizi, sabato ha voluto lasciare quale viatico alla popolazione tre riflessioni, tre sfide e altrettanti auspici.
La nota dei progetti realizzati nel corso dell'ultimo decennio, del resto, è senza dubbio fitta: non a caso sono stati investiti ben oltre 200 milioni. Ma Cavadini non intende apporsi alcuna mostrina sulla giacca. Sa, soprattutto guardando i dieci bambini e bambine nati nel 2013 fatti salire simbolicamente sul palco, che la strada per la Città è ancora lunga. «Chi siamo oggi? Una realtà di 16mila abitanti e altrettanti posti di lavoro, con una popolazione studentesca e un territorio sempre attrattivo, visto i nuovi insediamenti giunti a Mendrisio. Poi siamo una comunità vivace. Una Città ben organizzata, con ancora molti miglioramenti da fare ma con una amministrazione che funziona». Un'amministrazione che a gennaio metterà in atto la prima fase di una riforma che, per cominciare, ha ridotto da 13 a 7 i dicasteri, per essere «più efficienti ed efficaci nell'erogazione dei servizi».
Ecco perché, annota il sindaco, ci si è voluti fermare un attimo per riflettere «anche su ciò che dovremo ancora realizzare». Il pensiero di Cavadini e dell'Esecutivo tutto va al Piano direttore comunale – strumento che restituisce «una nuova dimensione nell'approccio territoriale di non poca importanza» –, al bilancio di genere, che ha concluso la prima fase dei lavori, allo studio sulla povertà che sta per essere portato a termine – e che darà modo di «capire meglio come è composta la nostra società, bisogni, esigenze e quali risposte dare» –, ai progetti partecipativi – necessari per consegnare «una prospettiva diversa alla nostra comunità» – o allo studio di marketing territoriale, che presto verrà messo in pratica, «affinché Mendrisio resti vivace e vitale anche dal profilo economico».
E ‘il dopo’ come sarà? Orizzonte il 2035, la Città ha già messo nero su bianco le sue strategie per avere una visione e cercare, come spiega lo stesso sindaco, di dare una risposta alle domande fondamentali. Sempre coscienti che per il futuro si dovrà estendere la rete delle collaborazioni: «In un mondo globale, che ha dei riverberi anche nel locale, essere da soli non è più un'opzione».
Ed è qui che si innestano le tre sfide che Cavadini intravede proiettandosi in avanti. La prima è senz'altro di carattere economico: «Le finanze degli enti locali – ribadisce Cavadini – sono state messe sotto una dura pressione, con costi che crescono, entrate che si riducono, e riforme decise a un altro livello istituzionale». La seconda interessa il territorio e il nuovo approccio alle sue esigenze, che darà modo, fa presente il sindaco, anche di correggere gli errori del passato. Ben sapendo che «cambiamenti climatici, problemi ambientali e traffico richiamano una quotidiana e costante preoccupazione e che dobbiamo occuparcene». Infine, la terza, ovvero la sfida sociale a fronte di una popolazione che invecchia, con poche nascite e giovani che cercano il loro avvenire altrove.
A questo punto non resta che farsi gli auguri, anche qui tre: «Consapevolezza, bellezza e gentilezza». Tre qualità non estranee alle due personalità che la Città ha voluto insignire della Distinzione comunale 2023. Ovvero Grazia Bianchi di Besazio, coordinatrice dell’Associazione ‘Cittadini per il territorio’ e tra gli artefici del Parco del Laveggio, inaugurato l'ottobre scorso, e don Oliviero Bernasconi di Genestrerio, nel settantesimo del suo sacerdozio, trascorso al fianco della collettività locale e nell'affetto della comunità.
Due premiati un po' colti di sorpresa da questo riconoscimento istituzionale. «Non mi sarei mai immaginata di salire su questo palco», confessa Grazia Bianchi. «Tengo quindi a condividere il premio con tutte quelle persone che hanno a cuore il territorio, come le molte che ho incontrato in questo anno dedicato al Laveggio, e con quanti in passato si sono impegnati nella tutela del Mendrisiotto».