Mendrisiotto

Il rapporto tra acqua e città nella Mendrisio sotterranea

Si è tenuta la scorsa settimana, la mostra realizzata dagli studenti dell'Accademia di architettura in collaborazione con gli abitanti

Antoine de Perrot e Mansoureh Aalaii al vernissage della mostra
(Ti-Press)
23 novembre 2023
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Riflettere sul rapporto tra acqua, natura e il nostro corpo, scoprendo nel mentre un lato nascosto di Mendrisio. È in sintesi questo il messaggio proposto settimana scorsa dalla mostra temporanea ‘Mendrisio Sotterranea’, tenutasi dal 16 al 18 novembre nella zona di Acquafresca. Il progetto è stato realizzato da un gruppo formato da studenti dell’Accademia di architettura e abitanti di Mendrisio, sotto la direzione dei docenti Antoine de Perrot, architetto, ricercatore urbano e artista visivo, e Mansoureh Aalaii, medico, danzatrice e coreografa. «Il vernissage è stato un successo – dice de Perrot –, c’era anche più gente di quanta ce ne aspettassimo. La mostra si svolgeva in un edificio delle Aim, e oltre alle opere, era anche possibile visitare questi luoghi, dove ci sono le macchine per purificare l’acqua potabile che viene dalle montagne. È stato molto bello». Il progetto è alla sua seconda edizione, e il piano è quello di riproporlo almeno altre tre volte.

L'unione del corpo con l'ambiente

La mostra, esposta in un luogo che già di suo ha un alto valore culturale data la presenza in loco di strutture che «risalgono ai tempi dell’impero romano», comprendeva varie forme di arte figurativa, tra cui proiezioni, fotografie e sculture. «Sulle macchine di depurazione che arrivano anche a cinque metri di altezza – continua – abbiamo proiettato i lavori che abbiamo realizzato con il gruppo nel corso dell’estate. Con gli studenti e gli abitanti abbiamo sperimentato molto, sia con installazioni fisiche che con performance corporee». Ed è in particolare per quanto riguarda queste performance, che si è rivelata cruciale l’esperienza della coreografa Aalaii. «Parte del lavoro riguardava l’esplorazione del corpo – spiega Aalaii –. Abbiamo fatto capire ai partecipanti l’importanza dell’aspetto corporeo, in relazione con il territorio. Queste loro espressioni e performance sono state unite all’ambiente circostante attraverso le proiezioni. Abbiamo così unito l’aspetto culturale dato dal luogo, con la fisicità degli studenti. Non è stata un’esposizione come le altre, dove ci sono le diverse opere separate tra loro, ma era tutto fuso insieme».

«Il tema della mostra era l’acqua – spiega de Perrot –, che è anche il tema della vita. Noi sfruttiamo l’acqua, ma lo fa anche la natura. E i nostri stessi corpi sono formati in larga parte d’acqua. Essa nutre tanto la città quanto la natura, tutto è legato, ed è su questo che abbiamo lavorato».

L'alchimia tra studenti e abitanti

Come detto, l’intera esposizione è stata realizzata nel corso degli ultimi mesi da un gruppo formato in egual misura, da studenti dell’Accademia di architettura e da normali abitanti, di svariate età ed estrazioni sociali. «La collaborazione è andata molto bene – afferma de Perrot –. Questa per noi è sempre un po’ una sfida, perché dipende sempre dagli individui con cui andremo a lavorare, però si è andato a creare davvero un bellissimo gruppo. E abbiamo visto che anche per gli abitanti è stato un grande piacere, cosa non scontata come per gli studenti, che comunque sono sempre qui (in accademia, ndr)». E anche se si potrebbe pensare che gran parte del lavoro sia stata svolta dagli studenti, data la loro maggiore competenza, i due docenti garantiscono che i contributi da entrambe le parti sono stati ugualmente importanti. «È stato un lavoro davvero simmetrico – spiega il docente –. Le competenze erano molto diverse, ed era questo l’interessante. Specialmente perché, mentre da parte degli studenti ci si aspetta delle capacità simili, da parte degli abitanti le idee erano molto variate, anche perché comunque si trattava di un lavoro più concettuale che pratico».

«Non facciamo una vera e propria selezione dei partecipanti – aggiunge –. Dipende molto dalla loro disponibilità, perché si tratta comunque di un impegno costante, e spesso le persone faticano a trovare il tempo. In ogni caso noi siamo molto aperti, e ci sono stati casi in cui alcune persone hanno partecipato solo ad alcune fasi nel progetto».

Il futuro del progetto

Come detto, l’esposizione è durata solo tre giorni, data l’impossibilità di garantire l’accesso continuo a tutti, trattandosi di impianti tuttora in funzione. La mostra verrà comunque raccontata in una pubblicazione, che raccoglierà anche le diverse fasi di sviluppo del progetto. Dopodiché sarà il momento di pensare alla prossima edizione. «L'anno scorso ci siamo focalizzati su un’area industriale di Mendrisio, tra la ferrovia e l’autostrada, mentre quest’anno ci siamo rivolti all’acqua. Nelle prossime edizioni esploreremo altri aspetti della territorio, sempre rimanendo nella municipalità di Mendrisio» conclude de Perrot.

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