Roberta Pantani ha lasciato il Municipio dopo 24 anni di politica comunale. L’abbiamo intervistata per tracciare un bilancio della sua esperienza
Il seggio della Lega in Municipio a Chiasso è a rischio? Con le dimissioni di Roberta Pantani lo scenario è più che mai aperto. «Considerati i risultati alle ultime Cantonali e Federali, non lo possiamo escludere – ci risponde Roberta Pantani che, con l’ultima seduta di Municipio (seguita da una cena) e l’inaugurazione del Centro di socializzazione Calicantus, questa settimana ha ufficialmente terminato i suoi impegni istituzionali dopo le dimissioni presentate a fine agosto –. Alle Comunali si vota soprattutto la persona, non tanto la lista, ma è anche vero che questi 24 anni di politica comunale hanno un po’ identificato la Lega di Chiasso con la mia persona e viceversa. Questo potrebbe essere sia un vantaggio che uno svantaggio». Il subentrante, Stefano Tonini, si insedierà il 7 novembre. «Tonini ha fatto un buon risultato per le Cantonali: dovrà essere bravo a dimostrare che si può contare anche al tavolo di un esecutivo, e quindi farsi confermare. I miei due tentativi di accedere al sindacato hanno dimostrato che alle Comunali quello che sulla carta può essere semplice, spesso non si dimostra tale all’esame delle urne. Bisognerà lavorare anche in questo senso». Con Roberta Pantani tracciamo un bilancio della sua attività politica, iniziata nell’aprile 2004 e preceduta da quattro anni di Consiglio comunale.
Alcune voci la indicano candidata al Consiglio comunale. Il suo è un addio o un arrivederci?
In questo momento sinceramente non lo so. Come hanno fatto altri ex municipali, sarebbe bello ricandidarmi anche perché quella politica è una passione difficile da spegnere... Ogni ipotesi è prematura: lasciatemi uscire dalla porta e fare un po’ di vacanza e di pausa. In questo momento ci sono tante cose a cui devo pensare, non da ultimo anche questioni professionali (i miei collaboratori hanno creato un cartello che indica che il mio impegno passerà dal 100 al 150 per cento). Da vent’anni il mio calendario prima e la mia agenda elettronica poi, avevano il martedì pomeriggio occupato. Quello che mi attende è un cambiamento notevole, una nuova sfida di vita. In ogni caso resterò vicino alla sezione: non ho mai abbandonato nessuno.
Con la nascita di una sezione Udc a Chiasso, la Lega si è messa il ‘nemico’ in casa?
Non credo. Abbiamo sempre presentato una lista congiunta anche quando non figuravano esponenti dell’Udc. È ancora prematuro parlarne, ma se ci sono candidati validi si potrebbe pensare a una lista forte con nomi forti, per non disperdere le forze, così come è stato fatto per le Cantonali. Quando sarà il momento ci sederemo al tavolo e discuteremo nell’interesse dell’area.
Perché ha deciso di lasciare dopo 24 anni?
Sono una persona che mantiene le promesse: già a inizio legislatura avevo informato il mio gruppo che non l’avrei terminata, per dare la possibilità al mio o alla mia subentrante di iniziare il suo cammino politico in Municipio. In questo triennio per me era importante arrivare alla conclusione, o al quasi compimento, di due progetti che ritengo fondamentali per lo sviluppo e il futuro di Chiasso. Il primo è la riqualifica totale del comparto degli Istituti sociali, progetto arrivato a termine con la decisione del Cantone di finanziamento. L’altro è invece il messaggio, ormai pronto e che verrà presentato prossimamente al Consiglio comunale, riguardante la creazione dell’ente autonomo degli Istituti sociali dopo qualche difficoltà di gestione: siamo partiti con Balerna, poi è stato ridotto agli Istituti sociali di Chiasso e, non da ultimo, è arrivata la pandemia. Grazie alla nomina di Andrea Bianchi in qualità di responsabile dei Servizi sociali, sono stati preparati nuovi progetti, come l’educativa territoriale e il centro di socializzazione, che stanno funzionando e di conseguenza è giunto il momento di lasciare.
Apriamo il capitolo bilanci: come è cambiato il modo di far politica in questi 24 anni?
È cambiato tanto: 24 anni fa non c’erano i social e i giornalisti erano la nostra voce e cassa di risonanza. Se succedeva qualcosa i primi a saperlo erano sempre i giornalisti, addirittura forse noi per secondi. Oggi non è più così: tutti pubblicano su tutto, magari senza verificare fonti e notizie. Quella di oggi è una politica più immediata e forse meno riflessiva, dove oggettivamente i consiglieri comunali presentano meno interrogazioni. Quando ho iniziato io almeno una a settimana, non importa da che partito, c’era perché era un modo per far sapere le proprie opinioni o qualche fatto. Chi si è affacciato alla politica negli ultimi anni ha forse un po’ perso il contatto con l’istituzione politica nel senso lato del concetto. Noi avevamo l’Abc del consigliere comunale; credo oggi che questo libricino non venga nemmeno più letto.
Quando ha annunciato pubblicamente le dimissioni ha affermato che nella sua carriera politica “non è stato tutto rose e fiori”. Ci ricorda alcuni eventi positivi e altri negativi?
La mia indole è quella di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, per cui di momenti positivi ne ho avuti tanti. Tra questi ricordo l’inaugurazione della nuova sede della Polizia comunale e l’essere stati riconosciuti come Polizia Polo dopo una grande discussione in Gran Consiglio, dove peraltro i nostri granconsiglieri di allora hanno avuto un peso notevole. A questo aggiungo il già citato finanziamento del progetto delle case anziani. Passando a quelle che vedo un po’ come delle macchie sul mio curriculum, una me la sono ritrovata sul tavolo... Si tratta della decisione del Consiglio di Stato di portare la caserma dei pompieri a Mendrisio, nonostante pochi anni prima il Cantone avesse deciso di acquistare quella che attualmente è la scuola di commercio e nel messaggio c’era scritto che la sede dei pompieri avrebbe avuto un’altra destinazione. Pochi anni dopo il Comune di Chiasso si è trovato a edificare una caserma, a cui è seguita la volontà del Consiglio comunale, con una discussione politica che è stata molto strumentalizzata, prima di non costruire gli appartamenti, poi di farne solo metà. La seconda macchia è il referendum sul TrenHotel: Expo 2015 si è rivelato un successo planetario, tanto che Milano ancora oggi vive di rendita. Avevamo sul tavolo un progetto fantastico, ma per mille motivi, anche cantonali, non siamo riusciti ad approfittarne. Secondo me è stata un’occasione mancata.
E l'aggregazione del Basso Mendrisiotto?
In una delle ultime riunioni del gruppo di lavoro mi sono resa conto di essere l’unica ‘superstite’ dell’aggregazione bocciata del 2007. Il tempo è passato, ma gli intendimenti spesso sono rimasti gli stessi. Credo che oggi il progetto abbia imboccato una buona strada che potrebbe portare a un maggiore successo. Certo che l’esito della votazione del 2007 rimane lì... Era un progetto nato dall’intendimento degli allora Municipi di Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo, non tutti unanimi (quello di Chiasso lo era, così come lo è oggi), ed è mancato il coinvolgimento della base, della società civile e di quelli che oggi vengono chiamati gli stakeholder, cosa oggi fatta in maniera corretta e incisiva. La Sezione degli enti locali ha veramente dato, e sta ancora dando, una grande mano: probabilmente 16 anni fa il Cantone non era così pronto a supportare i progetti aggregativi urbani, ma era giustamente occupato in altri che riguardavano Comuni nelle valli o di montagna.
In questi anni non sono mancati scontri a mezzo stampa con don Feliciani. Come mai non vi siete mai presi?
Ci sono delle persone con cui puoi andare d’accordo e altre meno. Ma quando ci incontravamo e ci incontriamo ancora oggi, per strada, ci salutiamo.
Quando era capodicastero Sicurezza pubblica ha affrontato un'emergenza migratoria. Chiasso ne sta attualmente vivendo un'altra. Cosa è cambiato?
Nel 2011 c’era una situazione di tensione, guerra e rivoluzione che ha provocato una migrazione abbastanza numerosa verso l’Europa. Oggi questa situazione non c’è più, ma in quella zona costiera del Mediterraneo è rimasto uno stato di guerriglia perenne, con anche infiltrazioni legate al terrorismo, abbastanza preoccupante. A livello di tipologia di migranti non c’è grande differenza. A cambiare sono i numeri e un’Europa che si trova di fronte a una migrazione incontrollata di persone che arrivano da quella parte del mondo. Secondo me la situazione odierna è dovuta al fallimento della politica migratoria europea: trovo fondamentalmente ingiusto che l’Italia sia lasciata sola. Noi ci troviamo nel mezzo di un corridoio e i migranti per primi sanno che la Svizzera non è percorribile come via di transito. Il popolo svizzero ha voluto la riforma della Legge sull’asilo che prevede questo tipo di assistenza, tra cui anche quella giuridica che fa allungare il periodo di soggiorno sul nostro territorio. Da Berna arrivano segnali di grande comprensione, ma a parte chi arriva a fare visite e sopralluoghi a titolo di spot politico, non ho visto nessuno. Chiasso è una cittadina di ottomila abitanti ed è sul confine: la responsabilità è solo della Confederazione e la situazione dovrebbe essere gestita un po’ meglio.
Settimana scorsa il Municipio ha reso pubbliche le misure messe in atto per sanare il malessere emerso tra i dipendenti degli Istituti sociali. Il dossier è da considerarsi archiviato?
La situazione è risolta nel senso che stiamo mettendo in atto tutti i provvedimenti e le misure che sono state proposte al Municipio. Ci rendiamo conto che difficilmente sarà possibile accontentare più di 200 persone. Lo vediamo anche in realtà a noi vicine: tutte le case anziani soffrono della medesima ‘malattia’: dobbiamo cercare di contenerla ed essere pronti a intervenire subito se e quando il disagio si manifesta.
Uno dei temi per cui verrà ricordata nella sua esperienza al Nazionale è la proposta di chiudere i valichi minori per combattere la criminalità. Proposta che di recente ha incassato un altro no dal Consiglio federale. Ha dei rammarichi?
Premetto che a Berna non mi sono occupata solo di valichi, ma anche di piazza finanziaria, asilo e molto altro. Quando ho presentato la mozione c’era un problema di sicurezza notturna, con diverse rapine e furti sul confine e malviventi che, passando dai valichi aperti, facevano perdere le loro tracce. La mia proposta aveva lo scopo di concentrare gli effettivi sui valichi principali, a tutela della sicurezza e delle entrate finanziarie, essendo le Guardie di confine responsabili per il pagamento di dazi e Iva. Dopo il periodo sperimentale, secondo il Consiglio federale la misura non aveva portato grandi miglioramenti e, da un punto di vista logistico, sembrava qualcosa di impraticabile per il lungo periodo e la mozione è quindi stata accantonata. Credo che le ragioni dell'ultima bocciatura siamo proprio queste: non avendo raggiunto gli effetti sperati, la proposta non ha più ragione di essere messa in atto. Non so se ho rammarichi: non è bello da dire, ma la soddisfazione è di averla vista effettivamente in atto durante la pandemia.
Guardiamo al futuro: cosa augura a Chiasso?
Mi piacerebbe vedere una Chiasso viva come lo era quando ho iniziato la mia carriera politica comunale. Allora eravamo al termine di un periodo in cui Chiasso era veramente una città viva, dove si faceva. Anche oggi in realtà si fa molto perché ci sono realtà economiche importanti che però sono ‘nascoste’ negli uffici. È vero che il mondo è cambiato e che tutti abbiamo imparato a lavorare in smart working, ma mi piacerebbe che Chiasso ritornasse ad avere lo smalto di una volta. Forse la mia è una visione ‘da vecchia’, non escludo che i prossimi municipali possano averne una diversa.