Per le Commissioni natura e paesaggio e monumenti storici l'impatto dei nuovi atelier dell'Accademia è ‘leggero’. Ma l'analisi non convince la Stan
È da tempo ormai che l’Accademia di architettura di Mendrisio manifesta la sua ‘fame’ di spazi. Una necessità, quasi una urgenza, che circa dieci anni or sono – era il 2015 – aveva preso la forma di un bando di concorso. La ‘missione’ di allora? Costruire il cosiddetto ‘Turconi 2’. Ovvero un contenitore, in parte ipogeo, capace di accogliere spazi dedicati alla didattica, in particolare gli atelier, e collegato tanto a Palazzo Turconi che al Teatro dell’architettura. Un progetto, quello immaginato sul retro della sede storica dell’ateneo, fra il Teatro e la chiesa dei Cappuccini, che, a oggi, non si è però ancora concretizzato. Sul suo cammino, in effetti, ha incontrato non poche resistenze. Anche se nei mesi scorsi a imprimere una svolta sono state due Commissioni federali – la Commissione per la protezione della natura e del paesaggio e la Commissione dei monumenti storici –, chiamate in causa dalla Sezione dello sviluppo territoriale del Dipartimento del territorio. Una svolta che negli ambienti della Società ticinese per l’arte e la natura (Stan), critica da subito, continua a non convincere. La Stan, del resto, è ancora in attesa di potere visionare l’incarto per intero e di sapere se la sua richiesta per un incontro conciliativo sarà accolta.
In realtà, in prima battuta il dossier nel 2018 aveva staccato la licenza edilizia dal Municipio della Città, ma aveva suscitato, come detto, le critiche della Società ticinese per l’arte e la natura; la quale ha contestato, passo dopo passo, l’operazione, dapprima opponendosi alla domanda di costruzione, poi ricorrendo al Consiglio di Stato – senza successo –, infine appellandosi al Tribunale cantonale amministrativo (Tram). Istanza, quest’ultima, che nell’aprile del 2020 ha fatto sue in buona parte le censure della Stan e annullato il permesso a costruire.
Il Tram ha seguito, infatti, i ricorrenti nell’esigenza di chiedere una perizia – in particolare alla Commissione federale dei monumenti storici –, base poi per firmare un nuovo avviso cantonale “motivato”. In questo esame, che si è poi rivelato essere duplice (e dal quale si sono ricusati i due commissari ticinesi, Paolo Poggiati e Simonetta Simona-Biaggio), la Stan confidava non poco per ricevere una parola chiarificatrice proprio sui punti di attrito, a suoi occhi, del progetto con gli obiettivi di salvaguardia fissati dall’Isos, l’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (a cui peraltro la Città di Mendrisio è iscritta), per il comparto e con i principi a cui si ispirano i beni culturali. Senza trascurare il fatto, come evidenziato dalla Stan a suo tempo, che il ‘Turconi 2’ oltre a ricevere il sostegno finanziario del Cantone, beneficia del finanziamento federale (si parlava all’epoca di 5 milioni e mezzo di franchi).
L’ampliamento del campus è quindi compatibile con i vincoli preesistenti? Nel sciogliere l’interrogativo il preavviso delle due Commissioni restituisce, in buona sostanza, una conclusione di compromesso. Detto altrimenti, il progetto dei nuovi atelier “arreca – si legge nel documento – un impatto leggero supplementare all’insediamento di importanza nazionale di Mendrisio e dei monumenti storici Palazzo Turconi e chiesa dei Cappuccini, con l’annessa camera mortuaria”. Di conseguenza, per assicurare la “massima protezione possibile”, si chiede di “ricercare una soluzione per l’accesso all’ascensore, senza interventi sulla facciata esterna di Palazzo Turconi, di dimensionare il tetto a shed (o a dente di sega, ndr) in stretta relazione con il contesto costruito circostante – soprattutto di non rialzarlo ulteriormente in rapporto alla domanda di costruzione del 2017 –, in modo che gli edifici storici non siano in alcun modo concorrenziati dal nuovo edificio previsto”. In più si sprona a “integrare i tubi neri di ventilazione del Teatro dell’architettura nella costruzione tecnica” del futuro stabile, così da “liberare i dintorni di Palazzo Turconi dalla loro presenza dominante e negativa”.
In ogni caso alla Stan è rimasta la sensazione che le due Commissioni non abbiano restituito una perizia netta. In mano per una valutazione, i commissari avevano una lista fitta di documenti e di atti, corroborati dal sopralluogo effettuato nel maggio del 2021 da una delegazione rappresentativa di entrambi gli enti, presenti i progettisti (uno studio di Basilea) e rappresentanti dell’Accademia di architettura, dell’Ufficio cantonale dei beni culturali e della Sezione dello sviluppo territoriale, ma non della Stan (come lamentato dalla stessa Società). Vista da vicino, si osserva nel preavviso, “l’importanza di questa area risiede piuttosto nella sua funzione di spazio aperto sul retro di Palazzo Turconi e dell’insieme formato della chiesa dei cappuccini e dalla camera mortuaria”. Ma se ci si allontana un po’ la percezione, si fa notare, cambia e sembra perdere di rilevanza.
Una prospettiva che la Stan, però, contesta. Come dire, si fa capire, che se ci si alza al di sopra della quota scelta per osservare l’effetto sul comparto – sopra il nucleo di Rancate o “da altri punti rialzati sui pendii di fronte a Mendrisio” –, l’impatto risulta essere più evidente e il progetto rimane ‘problematico’.
C’è poi un altro aspetto della perizia che lascia perplessa la Società ticinese per l’arte e la natura. Tirate le somme, si ritiene che il ‘Turconi 2’ si vada a inserire in un perimetro, sì ancorato all’Isos, ma di fatto già “alterato” negli anni. Quindi, “anche dal punto di vista della sostanza storica il progetto non causa un danno rilevante”. Insomma, “localmente – si annota nel preavviso avviandosi alle conclusioni –, l’attuale ospedale e le sue aree annesse sono già da considerarsi un impatto importante dell’insediamento e dei dintorni di Palazzo Turconi. Pur avendo qualità architettoniche certe, anche il Teatro dell’architettura con la sua posizione e il suo volume massiccio contribuisce al deterioramento dell’effetto visivo dell’insieme storico formato dalla chiesa dei Cappuccini e dal Palazzo Turconi e quindi dell’area non costruita tra di essi”. Come dire che un ulteriore intervento non farebbe differenza.
C’è da attendersi, dunque, di vedere sul tavolo una nuova domanda di costruzione per gli atelier? Sin qui non ci è stato possibile trovare un riscontro in tal senso. Sul fronte della Stan, la porta per un tentativo di dialogo resta aperta, ma le antenne alzate.