Mendrisiotto

‘Un legame con la terra e le nostre origini’

Pubblicato un libro che invita a scoprire la via ai Munt che, tra storia e testimonianze artistiche, collega il nucleo di Meride al Monte San Giorgio

Un momento della presentazione e la copertina del libro
23 settembre 2023
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Un omaggio al territorio, ma anche la volontà di far conoscere le numerose testimonianze artistiche presenti a Meride e nel complesso del Monte San Giorgio patrimonio mondiale dell’Unesco. È fresco di stampa – edito dalla parrocchia e dall’Associazione Amici Museo Arte Sacra di Meride – il libro ‘Sü e gió par la via ai Munt – Una via ricca di storia e non solo’. Quello scritto da Gianfranco Albisetti e Alberto Poli è un libro che per la comunità parrocchiale di Meride arriva in un anno particolare: oltre al settantesimo anniversario della creazione della cappella di Sant'Uberto, domenica 24 settembre ci saranno inaugurazione e benedizione del restauro della cappella della Visitazione, detta anche degli Oldelli. L’evento, che si terrà solo in caso di bel tempo, si svolgerà a partire dalle 14.30.

‘Una terra intrisa di sacralità’

La recente presentazione dell’opera ha richiamato a Meride poco meno di 200 persone. “Si tratta di una lettura coinvolgente e illuminante che ci spinge a riflettere su un legame fondamentale che spesso diamo per scontato: il nostro legame con la terra e con le nostre origini – si legge nella prefazione curata dal presidente del Consiglio parrocchiale di Meride Pascal Cattaneo –. Per gli abitanti di Meride e della regione del Monte San Giorgio la terra non è stata solo un mezzo di sostentamento, ma è intrisa di sacralità”. Una sacralità che “si manifesta non solo con la presenza di numerose chiese, cappelle, edicole e oratori sul territorio (a Meride se ne possono contare ancora ben 14), ma anche nel semplice lavorare la terra”.

Il restauro della cappella degli Oldelli

Scorrendo le pagine del libro, scopriamo che la ‘via ai Munt’ è iscritta nell’Inventario federale delle vie di comunicazione storiche della Svizzera. La strada parte del nucleo di Meride e, dopo un percorso di 3’360 metri, un dislivello di 450 e una pendenza media del 13,4%, raggiunge la vetta del Monte San Giorgio. A circa 10-15 minuti a piedi dalla chiesa di San Silvestro (monumento d’importanza nazionale) si incontra la cappella degli Oldelli. Nell’impossibilità di riassumere storia e aneddoti (oltre che una leggenda) iniziati con l’edificazione nel XVII secolo, ci limitiamo all’ultima tappa, ovvero il progetto di restauro curato dall’architetto Désirée Rusconi e dallo storico dell’arte Edoardo Agustoni. Dalle parole degli autori apprendiamo che il primo intervento “importante, urgente e necessario” è stato il rifacimento del tetto che ricopre la cappella. “Sono state sostituite tutte le parti in legno che costituiscono la struttura del tetto e ripristinata la stratigrafia che ne compone la copertura, attraverso l’impiego di una nuova impermeabilizzazione e di altri elementi. Il tutto è poi stato ricoperto da coppi vecchi, riutilizzando nel limite del possibile quelli esistenti”. All’interno della cappella si è intervenuti sia sugli intonaci, sia sugli affreschi. “La seconda tappa prevedeva come obiettivo la conservazione e il restauro degli intonaci e delle decorazioni murarie esistenti e l’ottimizzazione della lettura generale d’insieme”. Il preventivo dei costi è stato di 102mila franchi; il Consiglio parrocchiale ha lanciato una colletta che ha raccolto poco mendo di 10mila franchi.

Un rifugio dove i sentieri si incontrano

A circa 900 metri di altitudine, poco oltre la metà del sentiero che da Meride porta al San Giorgio, si arriva alla cappella-rifugio di Sant’Uberto. Progettata dall’architetto Franco Della Casa di Meride ed edificata nel 1953, è situata in una conca naturale particolarmente protetta da venti e rumori che rappresenta il punto d’incontro di quasi tutti i sentieri che conducono alla Vetta. Anticamente, si legge ancora nella pubblicazione, in quel luogo sorgeva un cascinale (“nessuno si ricorda di averlo visto”) che serviva al pastore per ripararsi quando si recava lassù con le bestie. “L’idea di costruire un rifugio nacque ad alcuni amanti del Monte San Giorgio e trovò l’entusiastico appoggio della popolazione di Meride, soprattutto da parte dei cacciatori che spesso venivano sorpresi da improvvisi e violenti acquazzoni. Per questo motivo viene anche chiamata ‘Cappella dei cacciatori’”. Gli affreschi sono stati realizzati dal pittore di Varese Carlo Cocquio: quello principale rappresenta Sant’Uberto, il patrono dei cacciatori; quelli laterali San Nicolao della Flüe e San Silvestro.

Dalle pagine del libro alla gita

Il libro vuole come detto essere un invito a calzare gli scarponi e percorrere la via principale, storica e sacra che da Meride porta alla vetta del Monte San Giorgio, alla scoperta dei luoghi narrati. Un invito che, nel corso della prossima primavera, sarà concreto. Verrà infatti organizzata una gita aperta al pubblico nel corso della quale gli autori accompagneranno i partecipanti sul Monte San Giorgio, alla scoperta delle testimonianze presentate nell’opera. La pubblicazione può essere ritirata gratuitamente al Museo dei fossili del Monte San Giorgio, a Meride. Il Consiglio parrocchiale fa sapere che le eventuali offerte serviranno per finanziare il restauro dell’affresco del pittore tremonense Antonio Rinaldi, dedicato al Beato Manfredo, eremita sul Monte San Giorgio, nell’omonima cappella a Meride. Conservazione e valorizzazione del patrimonio del territorio, quindi, continuano.

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