Il progetto del Parco, nato dall'idea dei ‘Cittadini per il territorio’, ha saputo unire Stabio, Mendrisio e Riva San Vitale in una missione comune
Il fiume Laveggio ha avuto la sua rivincita. E il Mendrisiotto il suo riscatto. Il corso d'acqua, da sempre testimone, delle vicende umane di questo territorio, è riuscito a rivedere la luce del sole. Dopo essere stato, in alcune tratte, messo sotto terra; essere stato inquinato e persino umiliato dall'avanzata dell'urbanizzazione, ha riconquistato il diritto alla vita, dalle sue sorgenti – nei prati di Santa Margherita a Stabio – alla foce, a Riva San Vitale. Sono stati, del resto, gli stessi momò – per voce e mano dei ‘Cittadini per il territorio’, tra gli ispiratori l'architetto Tita Carloni – a dare a una seconda possibilità al Distretto. Che, va detto, non l'ha sprecata. Tra poche settimane più nulla si frapporrà tra la popolazione e il percorso del Parco del Laveggio, divenuto realtà. Una buona ragione per fare festa, per una intera giornata (dalle 9 alle 19). E domenica 8 ottobre, c’è da crederlo, non sarà il solito taglio del nastro.
Ora le chiamano ‘aree di svago di prossimità’. Ma per chi vive da queste parti hanno un valore che va al di là dei confini dell'Alto Mendrisiotto. Persino chi qui ci è nato e cresciuto, del resto, fatica a non sorprendersi della capacità di resilienza del territorio. Un attimo prima si è immersi fra traffico e fabbricati, un attimo dopo ci si ritrova nel bel mezzo della natura (e non tanto per dire). Accompagnare il Laveggio lungo il suo cammino (12 chilometri in tutto) ha questo potere. Ce ne siamo resi conto, una volta di più giovedì, inoltrandoci in un tratto del nuovo sentiero dei Meandri – un vero gioiello naturalistico –, tra via Colombara e la Fornace. E questa è solo una delle opere portate a termine assieme ad altri itinerari, un percorso didattico e panchine colorate nell'anno dedicato tutto al Laveggio.
In fondo, il Parco del Laveggio è davvero un bene collettivo e figlio di un processo di cittadinanza attiva. «Se siamo adesso qui a quasi inaugurare il Parco – conferma Grazia Bianchi, che con Ivo Durisch ha dato forma ai ’Cittadini per il territorio‘ – è perché una costellazione di persone, enti pubblici e privati, associazioni e fondazioni hanno aiutato a realizzare questo progetto; senza dimenticare le molte persone che con donazioni e azioni di volontariato e patrocinando l’acquisto e la piantumazione di alberi e cespugli hanno contribuito a concretizzare una operazione alla quale noi, ’Cittadini per il territorio‘, pensavamo da molti anni e che senza il team di lavoro che si è messo all'opera non saremmo riusciti a realizzare».
In effetti, i ‘Cittadini’ e la rinascita del Laveggio, strada facendo, sono riusciti a mobilitare decine e decine di persone e centinaia di bambini e ragazzi. A una prima conta si parla di circa 150 volontari, un migliaio di alunni – 800 saranno impegnati venerdì sulle rive del corso d'acqua per il ‘Clean up day’ –, coinvolti in una decina di attività, e di 300 donatori: un vero successo.
Eppure non è trascorsa che qualche manciata di anni da quando sul destino del fiume incombeva il bacino di laminazione e il rischio di perdere una parte del patrimonio ambientale della regione. Se lo ricorda bene Ivo Durisch, tra i protagonisti di una lotta, oggi vinta. «Era il 2009 – fa memoria – quando abbiamo messo gli occhi sul fiume Laveggio. Ad attirare la nostra attenzione era stata proprio la piccola diga progettata per contenere le piene, che avrebbe di fatto distrutto in via definitiva due paludi protette e un grande prato agricolo. In quell'anno il Dipartimento del territorio (Dt), che oggi ha cambiato completamente parere, aveva in qualche modo gettato la spugna sul Laveggio e sull'Alto Mendrisiotto, dicendo sì al bacino di laminazione, pur sapendo che avrebbe compromesso del tutto anche la zona dei Meandri.
«In quel momento – ripercorre Durisch – ci siamo opposti a quel progetto, ricevendo un riscontro anche sul piano politico e popolare. E da lì abbiamo cominciato a tutelare dei pezzi sempre più ampi, sino alla realizzazione del Parco (con la tutela dei Meandri del Laveggio) e al Puc (Piano di utilizzazione cantonale) di Valera, un altro nostro obiettivo».
Una missione i cui risultati, adesso, sono sotto gli occhi di tutta la comunità. «Il fatto di essere riusciti a vincere la prima battaglia – fa presente ancora Durisch – ha rimesso in gioco anche il Wwf, che ha proposto al Cantone degli interventi con dei corridoi faunistici. In parallelo siamo riusciti a portare avanti il progetto nel tempo, finché anche le autorità si sono aggregate e abbiamo avuto l’accompagnamento, finanziario e progettuale, sia del Dt che dell'Ente regionale per lo sviluppo». E guardando oltre? «Spero che il fatto che ci sia un Parco tuteli altresì le zone attorno al Laveggio da nuove idee di edificazione. Uno dei traguardi futuri è far sì che ciò che è rimasto di quanto rubato alle rive del fiume possa essere mantenuto».
Oggi più di ieri Martino Colombo, a capo della Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità, sa che il Laveggio non è solo l'unico fiume del Ticino che scorre verso nord («L'ho imparato alle elementari»). «L'immagine del Mendrisiotto, veicolata spesso dai media, è legata al traffico, ai capannoni. Ebbene, un progetto come questo – riconosce – permette alfine di vedere il Laveggio come una risorsa e di rimettere in luce parti del territorio considerate un po‘ un retrobottega, dimenticato. Il Parco del Laveggio riporta una parte del paesaggio al centro del nostro territorio. E questo è uno degli elementi principali che ha portato una idea nata dal basso a raccogliere il consenso e il supporto dei Comuni, della regione e del Cantone. Oggi è possibile scoprire i lati positivi di questa realtà, resa fruibile alla popolazione, senza scordare i problemi».
Il fiume Laveggio, d'altra parte, ha avuto anche la facoltà di rinsaldare il legame dei Comuni che attraversa, ovvero Stabio, Mendrisio e Riva San Vitale; che nel 2020 con il Dt hanno sottoscritto una lettera di intenti. In un certo senso pure i tre enti locali ripartono dal Parco. «Oggi di sicuro questo non è un punto di arrivo, ma di partenza – ribadisce Simone Castelletti, sindaco di Stabio –. Adesso il Parco c’è, dobbiamo renderlo vivo e cercare di promuoverlo, pure sul piano turistico. La nostra regione non ha, infatti, solo traffico e inquinamento, ma pure il Generoso, il San Giorgio, le Gole della Breggia e ora, appunto, il Parco del Laveggio. Noi dobbiamo, quindi, dire grazie ai ’Cittadini per il territorio‘ che ci hanno spronato verso questo progetto. Da uno studio di fattibilità abbiamo realizzato sul territorio un accesso al fiume, un'aula nel bosco, un'area di svago e un percorso interattivo interessante per i ragazzi».
A Riva San Vitale, da subito, come richiama il sindaco Antonio Guidali, si è accolto con favore questo progetto a valenza intercomunale. «È bello – sottolinea – che tre Comuni, grazie ai ’Cittadini‘, all'Ers e in seguito ai professionisti impegnati nella realizzazione, siano riusciti a collaborare in maniera ottimale, vivendo una esperienza significativa. E il risultato, lo si vede, è bellissimo. A Riva stiamo lavorando sull'ultima tratta: adesso si dovranno coinvolgere la popolazione e le scuole, invitandole a visitare il Parco, tutto da scoprire».
Anche Samuele Cavadini, sindaco di Mendrisio, non ha esitazioni: «Questo progetto ha unito chi si poteva unire, come la parte istituzionale, che fa capo a un territorio che forse non è mai stato percepito come unico e che i ’Cittadini' ci hanno fatto riscoprire in maniera diversa. Restituire una identità al Parco – annota – significa proprio analizzarlo, valutarlo e considerarlo nella sua completezza territoriale, a prescindere da quelli che possono essere i confini politici o i limiti dettati da una urbanizzazione che negli anni non ha valorizzato in modo particolare questa zona del Mendrisiotto. Va detto, però – rende attenti –, che non tutto è perduto. La grande spinta positiva di questo progetto è la capacità di lavorare sul territorio per cercare di far apprezzare di nuovo la parte che ha valore e va assolutamente preservata». Anche per questo la Città ha fatto del Laveggio la sua fonte ispiratrice per tratteggiare il Piano direttore comunale.
Entriamo, allora, nelle pieghe del progetto che, in buona sostanza, conta tre filoni operativi, come ci illustra l’architetto Carlo Romano, parte del gruppo che con Atelier PeR architetti e lo studio di ingegneria Holinger ha reso possibile l’opera . «Il primo filone – spiega – ha permesso di completare le percorrenze da Stabio a Riva, attraverso l'unione della rete già esistente e la sistemazione delle parti mancanti. Quattro le opere realizzate: una a Stabio, collegando la stazione al Parco, grazie a un intervento paesaggistico; una ai Meandri, accanto alla linea ferroviaria, tutelando la zona protetta lungo il fiume; una in coincidenza con la passerella, l'oggetto più emblematico, creando un nuovo accesso alla piana di San Martino e a Rancate; e l'ultima, ancora in corso, a Riva San Vitale, dove è stata completata la tratta finale, che darà a breve accesso diretto alla foce».
Non è però finita qui. «Il secondo filone, ribattezzato ‘esperienza Parco – prosegue Romano –, mira, invece, a migliorare l'esperienza dell’utente, tramite la posa di panchine, un percorso didattico, che contestualizza il progetto. E l'ultimo filone coincide con l'Anno del Laveggio, che ha lo scopo di creare una identità del Parco».
Restituire una immagine al comparto del Laveggio è stata sentita, infatti, come una esigenza. «Questo – fa notare Giacomo Hug, responsabile per l'immagine e la promozione – è un territorio poco conosciuto, anche da chi lo abita. Storicamente è stato sempre un po’ un ‘non luogo’: il margine e il confine dei paesi, il posto dove si sono messe tutte le cose che non si volevano vicino a casa, come il traffico, le zone industriali. Per noi, quindi, era importante dimostrare che vi sono delle aree molto interessanti, che vale la pena di tutelare e che hanno un potenziale per essere un sito di svago di qualità». Ecco che per avvicinare la popolazione al Parco si è fatto leva, come detto, sul coinvolgimento di associazioni e cittadini che si sono sentiti protagonisti della salvaguardia del Laveggio.
A coronare l'Anno del Laveggio, l’ 8 ottobre – in caso di pioggia il 15 ottobre –, vi sarà, quindi, il varo vero e proprio del Parco. La giornata, popolare e ricca di attività per tutte le età, darà modo di conoscere da vicino l'intero territorio, lungo il corso del fiume. Scorrendo il programma, spiccano i voli vincolati in mongolfiera, che daranno la possibilità di avere un colpo d'occhio dall'alto, i pedalò sul lago e le visite guidate. Il punto culminante sarà rappresentato, poi, da alcuni spettacoli teatrali proposti lungo il percorso da alcune compagnie – Grande Giro di Meride, Giullari di Gulliver e alcuni performer –, che metteranno in scena delle storie del territorio legate al Laveggio.