laR+ Mendrisiotto

Thomas e Irene: due cuori e un van di nome ‘Orby’

La coppia ‘momò’ ha mollato tutto per inseguire il proprio sogno: ‘Viaggiare su un camper per noi significa essere liberi’

In sintesi:
  • Stessa origine, stessi traguardi
  • Girando su un furgone costruito e arredato con le proprie mani

Turista è sinonimo di viaggiatore. Eppure, le due parole, non vogliono dire la stessa cosa. Il primo, ‘consuma’ i luoghi che visita, un come se fossero delle lattine di Coca Cola: la compra, la consuma – magari anche distrattamente, e poi la getta in un cestino. Il secondo invece, si immerge senza indugi nella realtà che sceglie di voler scoprire, esplorando e osservando con attenzione – e rispetto quasi religioso – usi, costumi, colori, paesaggi e volti.

E lo sanno bene anche Irene e Thomas, entrambi originari del Mendrisiotto, hanno infatti deciso di non lasciar chiuso – a prendere polvere – il sogno comune: quello di assaporare il mondo girando con un furgone costruito e arredato con le proprie mani.

La casa mobile ‘fai da te’

Operatrice socio sanitaria lei, muratore lui, i due giovani stanno insieme da otto anni e, oltre al loro amore, a unirli vi è anche una passione quella per i viaggi: «Per anni il nostro più grande desiderio è stato quello di comprare un van e camperizzarlo per poter viaggiare – inizia a raccontare la ragazza –. Tre anni fa abbiamo deciso di cominciare a risparmiare in vista del nostro grande sogno. E ora, dopo tanti sacrifici e peripezie eccoci qua, con la nostra nuova casa mobile, un Ford Transit che abbiamo deciso di chiamare affettuosamente ‘Orby’».

Molti degli elementi che compongono Orby sono stati realizzati dalla coppia, riciclando la gran parte del materiale utilizzato, cercando di risparmiare quanto possibile, non tanto dal lato economico, quanto di spazio e scartando tutti quei elementi superflui. E così con un materasso che poggia una sorta di asse trasformata in piccolo mobiletto; un piccolo angolo cottura con tutto il necessario per cucinare e lavarsi, tanti cassetti per i vestiti, un’altrettanto piccola tenda da campeggio, e dei pannelli solari trasformano il furgone in una vera e propria casa su quattro ruote. «È stata una bella sfida, che ci ha richiesto mesi di lavoro. Ma alla fine ci ha arricchito molto –, spiega Thomas, che prosegue –. Certo, data la mia professione e la passione per la lavorazione del legno una certa manualità la possedevo già, ma comunque è stato notevole scoprire quante cose abbiamo imparato a fare, contando solo sulle nostre forze».

In fuga dalla monotonia

C’è una bella differenza fra essere un buon viaggiatore e un ‘comune’ turista. Lo abbiamo già detto in precedenza. Ma c’è anche da dire che la seconda categoria rappresenta anche la scorciatoia più facile. Perché quindi mollare tutto, lavoro compreso, per intraprendere un viaggio lungo e spesso non sempre comodo? E perché farlo in un momento come questo, dove il sentimento di incertezza – soprattutto fra i più giovani – è presente e molto forte?

«Lo facciamo proprio perché spinti da questa precarietà. Il Covid, quanto sta succedendo ora in Ucraina, le varie crisi ci hanno portato a riflettere e a chiederci: ‘Se non ora quando? –, si pone questa domanda Irene, mentre risponde alla nostra domanda –. Siamo giovani, vogliamo cogliere l’attivo e, sebbene i nostri lavori ci piacessero molto, eravamo terrorizzati dal pensiero della monotonia quotidiana e non ci sentivamo ancora pronti a stabilirci in un posto fisso».

Una meta da costruire, giorno per giorno

I due ‘Momo’, prima di partire, hanno deciso di aprire una pagina Instagram ‘freespiritiss21’ dove condividere e mostrare la loro nuova vita quotidiana a bordo di un camper, ma anche i luoghi che visiteranno. Ecco, a questo punto, quale è l’itinerario scelto? «Abbiamo deciso di goderci il viaggio giorno per giorno. A grandi linee abbiamo deciso, per il primo mese, di non allontanarci troppo da casa. Così se ci sono modifiche da apportare a Orby siamo vicini. Insomma vorremmo fare una sorta di giro di collaudo» spiega Thomas.

Fra le mete segnate dai ragazzi anche Amsterdam e il nord Europa, per poi fare ritorno in Svizzera e spostarsi verso sud, in Italia, per girare in lungo e in largo lo stivale. «Il bello di spostarsi su un mezzo a quattro ruote, nonché nostra dimora, è che possiamo essere molto flessibili. Se ci piace un posto, ci restiamo ancora un altro po’; se non è di nostro gradimento, leviamo le tende –, afferma con un sorriso Thomas.

Gli fa eco anche Irene: «Ci lasceremo ispirare dai luoghi che visiteremo. Alla fine viaggiare significa proprio questo. Fare nuove esperienze, vivere delle emozioni, lasciarti trasportare da ciò che senti e apprendi quando giri per il mondo, tornare a casa con un bagaglio nuovo di consapevolezze».