Il progetto è stato sviluppato dagli studenti dell’Accademia di architettura, che hanno creato dietro al parco di Villa Argentina il ‘Cortile Aquilone’
Restituire alla popolazione uno spazio abbandonato in una nuova veste. È stato questo l’obiettivo del progetto che ha trasformato un vecchio rudere, dietro al parco di Villa Argentina, in una zona aggregativa pubblica. A sistemare, progettare e costruire sono stati 24 studenti dell’Accademia di architettura di Mendrisio, che hanno partecipato all’atelier ‘Albori’ del professor Giacomo Borella. Lo spazio è stato poi battezzato ‘Cortile Aquilone’.
«La richiesta è partita dall’Accademia e a noi interessava l’aspetto urbanistico e sociale di questa sperimentazione», ci ha spiegato il sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini. «Si tratta di un’installazione temporanea e per noi è un modo per capire come questi tipi di spazi possano essere percepiti da parte della popolazione». Non è dunque da prendere come un primo tassello della pianificazione del comparto del Parco di Villa Argentina: «Lì ci sarà una pianificazione diversa, che avverrà tramite un processo partecipativo: con la cittadinanza attraverso dei workshop, con l’Ufficio dei beni culturali e con dei consulenti esterni», precisa Cavadini.
Come è nata l’idea? «L’atelier fa parte di quel filone didattico che cerca di incrociare l’esperienza del progetto normale di disegno con quella della realizzazione manuale. Quest’ultima serve a mostrare i punti deboli di un’idea astratta», ci racconta l’architetto Borella. Inoltre costruire qualcosa che non verrà subito smantellato e sarà effettivamente utilizzato dalle persone «è molto più stimolante». Inizialmente l’installazione ha beneficiato di una licenza temporanea di tre mesi, ci spiega Mitka Fontana, co-vicedirettore dell’Ufficio tecnico della Città. Dato che il Municipio ha deciso, per il momento, di mantenerlo, è stata pubblicata la notifica di costruzione.
«È stata una sfida un po’ folle perché abbiamo avuto veramente poco tempo per realizzare il tutto». In un solo semestre, che al netto di vacanze ed esami dura effettivamente tre mesi, i giovani hanno dovuto «pulire l’area, tagliare le erbacce e riordinare tutti i materiali abbandonati. In seguito hanno studiato la zona effettuando le varie misurazioni. Tutto ciò per poi pensare a cosa realizzare, a come renderlo un posto utile e piacevole». Una volta trovata l’idea è stato fatto il progetto e in parallelo sono stati cercati i materiali. «Il budget che avevamo a disposizione è quello che normalmente si ha per un progetto di carta degli atelier di progettazione», ha ricordato l'insegnante. Per questo motivo, e seguendo anche una coscienza ecologica, si è deciso di utilizzare principalmente materiali riciclati, molti dei quali trovati sul posto. Un esempio sono le tegole di un tetto che era crollato. Queste sono state riutilizzate per creare una sorta di ghiaia che ricopre il terreno, come pure per la realizzazione del cocciopesto che è servito a trasformare quello che probabilmente era un letamaio in una fontana. Quest’ultima è stata poi riempita di vari tipi di piante che permettono all’acqua di non stagnare. Inoltre, sempre per lo stesso scopo, è possibile pedalare su due biciclette poste vicino al bacino: queste sono collegate a una piccola pompa e dunque, col movimento dei pedali, viene prelevata l’acqua dalla fontana tramite un tubo collegato a un bidone, che si rovescia nella vasca una volta raggiunto un determinato volume di liquido. Sono inoltre presenti delle sedie, alcune delle quali sono state realizzate con legno proveniente dal circondario, facendo affidamento a una segheria mobile. A essere interessanti, sottolinea anche Mitka Fontana, sono le tecniche di costruzione utilizzate, che arrivano dal passato e che sono cadute in disuso, per quanto comunque efficaci.
‘Spesso gli architetti vedono la manutenzione come qualcosa di noioso e burocratico, ma in realtà è molto importante’
Per ogni tipo di infrastruttura e installazione, bisogna pensare anche all’aspetto del mantenimento. Tema ancora più difficile quando riguarda gli spazi pubblici, che hanno «un alto grado di usura». È necessario fare anche i conti con i fenomeni naturali. Nonostante i calcoli di resistenza al vento e l’aver installato degli ammortizzatori, il maltempo delle scorse settimane ha infatti strappato parte di una tenda, indica il professore. Inoltre vi è la questione vandalismo: «C’è chi ha utilizzato delle sedie per creare la carbonella per grigliare», porta come esempio Borella. A parte ciò, «si tratta comunque di infrastrutture costruite da studenti, quindi più fragili rispetto al risultato che si otterrebbe con dei professionisti». La manutenzione è comunque un elemento fondamentale: «Spesso tra gli architetti viene vista come qualcosa di noioso e burocratico, ma in realtà è molto importante. Se si riuscisse a fare un progetto di architettura partendo da principi di manutenzione, sarebbe un grande risultato didattico». La Città di Mendrisio si è impegnata a effettuare lavori di pulizia e taglio erba, aggiunge Fontana, ma per i tendoni, le sedie e tutto ciò che è stato costruito? «Sto cercando di organizzare un minimo di manutenzione – indica Borella –. Per il momento ce ne occupiamo io, i miei assistenti e qualche ex studente, ma sto cercando di organizzare il tutto in maniera più stabile, magari coinvolgendo altri studenti. Spesso gli architetti fanno fatica a ricordarsi di questo aspetto». Riguardo al mantenimento, il sindaco Cavadini ricorda anche la responsabilità di chi usufruisce dello spazio di rispettarlo.
‘La valorizzazione dello spazio pubblico è una delle nostre priorità’
Ma dunque la Città cosa si attende da questo tipo di esperimento? «Ci lasceremo sorprendere – risponde il Sindaco –. Non è mai stato fatto un allestimento in questo modo. È un’occasione per vedere come viene percepita questa installazione, fatta con materiali di recupero e in una zona che non veniva più frequentata, in qualità di spazio pubblico». E aggiunge: «Al Municipio piace sperimentare e ogni tanto, laddove si presenta l’occasione, lo facciamo». Non ci sono dunque aspettative specifiche, ma l’interesse per questo tipo di progetti è grande: «Per noi la valorizzazione dello spazio pubblico inteso come zona di incontro, di aggregazione e quindi di facilità di far incontrare la nostra cittadinanza, è una priorità presente anche nelle Strategie Mendrisio 2035». A essere centrale è dunque unire le persone tramite gli spazi urbani. Le installazioni come Cortile Aquilone «creano curiosità, una possibilità di sosta, di interazione. Le persone potrebbero utilizzarle per esempio per una riunione all’aperto, per trovarsi a chiacchierare e tanto altro. Tutte cose positive per la vita della città».
Il sindaco sottolinea il fatto che si tratti di un esperimento: «Non siamo entrati nel merito della questione estetica e architettonica. Ci incuriosiva il concetto e il tipo di spazio. Il fatto che, con materiale di recupero e piccole costruzioni, si possano realizzare degli spazi di incontro. Se dovessimo implementare noi come Comune una zona di questo tipo nel territorio cittadino, si farebbe certamente attenzione a fare in modo che venga ben inserita nel contesto».