Mendrisiotto

‘Restituiamo contemporaneità al Parco di Villa Argentina’

Il Comitato a favore del giardino storico rimette sul tavolo il suo progetto di valorizzazione. ‘C’è un degrado desolante: è tempo di agire'

‘Urge intervenire’
(Ti-Press)
30 maggio 2023
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Guardando foto di una trentina di anni fa quasi faticano a riconoscervi il Parco di Villa Argentina, almeno così come è ora. «I viottoli? Sono dissestati. E il muro del belvedere, un elemento essenziale, già in parte demolito in passato, ora è abbandonato a sé stesso. In particolare nella parte collinare di questa area verde, oggi di fatto nel centro di Mendrisio, il degrado – dicono con apprensione – è abbastanza importante». Ai fondatori del Comitato Parco di Villa Argentina piange il cuore. Ecco perché, dopo qualche anno di silenzio, hanno deciso di riprendere la parola. A 14 anni dalla petizione che ha riacceso i riflettori sul Parco (a sottoscriverla, all'epoca, 2'870 cittadini) e a 10 dal lancio del progetto di valorizzazione di questi oltre 46mila metri quadri incastonati nel tessuto urbano della Città, è venuto il tempo di riaprire il dossier, fanno capire a chiare lettere; quindi di agire. E farlo, prendendosi cura, nell'immediatezza, del giardino storico nella sua interezza, ma andando altresì al di là di una semplice opera di manutenzione, immaginando ciò che potrebbe diventare per la popolazione.

Un opuscolo e una serata

Il Municipio locale, dal 1989 proprietario della villa e del parco, un'idea in testa ce l'ha; e ha creato un Gruppo di lavoro ad hoc. Di più: a settembre la cittadinanza sarà coinvolta in un "percorso di progettazione partecipativo" per capire quale direzione prendere. E tra i "portatori di interesse", accanto alle scuole, all'Accademia di architettura e alla vicina casa per anziani, vi è pure il Comitato, coordinato da Tiziano Fontana. Quello stesso Comitato che a inizio anno ha chiesto, però, di poter incontrare l’esecutivo (cosa che accadrà, a quanto pare, l'autunno prossimo). Una richiesta che ha un obiettivo preciso: rimettere sul tavolo la proposta di massima curata dall'architetto del paesaggio Heiner Rodel e presentata (anzi offerta alla Città) nel 2013. Il Comitato, in effetti, l'ha tolta dal cassetto dove l'aveva riposta in attesa degli eventi e le ha ridato vita, ripubblicandola in un opuscolo.

«La nostra volontà – spiega Tiziano Fontana – è di diffondere in modo capillare tra la popolazione il progetto, che riteniamo ancora validissimo e capace di unire la storicità all'uso contemporaneo del Parco». E ciò, come si sottolinea nella pubblicazione, "evitando di ridurre questo luogo a una semplice zona verde". Nel solco di una maggiore informazione, martedì prossimo, 6 giugno (alle 20), nell'aula magna del Centro scolastico Canavée sarà organizzata anche una conferenza pubblica, alla presenza dell'architetto Rodel.

Un Parco dal valore sociale e civile

Del resto, il comparto di Villa Argentina non solo rappresenta un patrimonio culturale e paesaggistico unico nel Mendrisotto, e si mostra come una testimonianza tangibile della memoria storica di questo territorio, resistendo alla cementificazione, ma, agli occhi del Comitato, riveste "un alto valore civile", quale spazio pubblico nel quale "tutti i cittadini possono incontrarsi su un piano di parità". Ce n’è a sufficienza, insomma, per rivendicare attenzione e tutela. È vero, come riconoscono i promotori, che la raccolta firme ha permesso di imprimere una svolta al destino dell'area. Infatti, in questi anni si è tracciata una precisa linea pianificatoria; il Cantone ha esteso il perimetro di rispetto a tutta l'area e il vincolo di bene culturale a gran parte del parco; ma soprattutto si è disinnescata la minaccia di veder costruire sei palazzine a monte della magione, sul terreno acquisito di recente (2021-2022) dal Comune per 8 milioni di franchi («e pensare che all'epoca era giudicato una utopia»). I rischi, però, si rende attenti, non sono, del tutto, stati scongiurati.

Obiettivo: ricostituire la tutela integrale

Giunti sin qui si avverte la necessità di richiamare alla salvaguardia del patrimonio verde di Villa Argentina – «il Parco – esplicita Fontana – si è impoverito in modo considerevole con la scomparsa di 60 componenti vegetali» –, e di rammentare che esiste anche una spina nel fianco. «Questa pianificazione del comparto – fa notare il coordinatore – ha un punto dolente: avere escluso dalla protezione quale bene culturale una fascia laterale di 3'500 metri quadri sulla quale l'Accademia di architettura ha la possibilità di edificare uno o due stabili. Ebbene, da parte nostra rimaniamo fedeli allo scopo iniziale della petizione. Quindi non è detto che non si possa rinegoziare la destinazione di quella parte, visti anche i cambiamenti in atto, l'esigenza di verde pubblico e di decementificazione».

In fondo per il Comitato sarebbe come ricucire quella «amputazione» apportata alla tutela complessiva della zona, che l'allora Dipartimento dell'ambiente sancì nel 1985 iscrivendo Villa Argentina e il suo parco nell'Elenco dei monumenti storici e artistici. Una operazione riuscita per quanto riguarda l'ultimo terreno privato acquistato dalla Città. «Il nostro auspicio oggi? Che il Comune – chiarisce Fontana – applichi la Carta dei giardini storici dell'Icomos – organizzazione che ha un occhio di riguardo verso il Parco di Villa Argentina – e le indicazioni dell'Ufficio federale della cultura; e che il Cantone vigili sui giardini storici».

Una proposta in cinque mosse

Rinverdiamo, però, l'essenza del progetto del Comitato, che suddivide il Parco in due parti – la prima che include l'area che dalla villa lambisce la collina, e la seconda che identifica il pianoro sopra il muro del belvedere – e in cinque zone, che traducono altrettante soluzioni. Il filo conduttore? Come si ricorda nell'opuscolo, ci si muove attraverso degli ambiti tematici che vedono nella parte bassa del parco, il giardino della villa; in quella collinare, l’agricoltura; mentre nella parte alta pianeggiante, la biodiversità, il benessere e il riposo, il gioco e l'area boschiva.

L'importante, adesso, come richiama dal Comitato Massimo Borella, è dare il ‘la’ a questi intenti. D'altro canto, gli fa eco Giampaolo Baragiola, «non c’è nessuna volontà di museificare questo comparto: data la tutela storico-paesaggistica, una parte del parco può essere aperta a tutti con una valenza educativa e sociale». Qui si inseriscono, infatti, le varie proposte che vanno dal restauro delle componenti storiche e architettoniche attorno alla villa al recupero conservativo del belvedere, assieme a un vigneto e a un frutteto in collina; dalla creazione di una caffetteria alle spalle della casa anziani Torriani alla realizzazione, accanto, di orti condivisi. Quanto al pianoro si immagina di introdurre delle coltivazioni biologiche (con la collaborazione di Pro SpecieRara), di riservare l'area più pregiata (il grande prato) a svago e benessere, e di inserire uno specchio d’acqua nella zona della selva castanile e del parco giochi esistente.

E a chi si mette a fare i conti con il bilancio? Dal Comitato Renato Simoni ricorda che «si può anche procedere a tappe. Purché – ammonisce – non si aspettino lustri, in attesa che la situazione finanziaria si assesti, per metterci mano».