Mendrisiotto

La Città di Mendrisio e i suoi primi dieci anni... aggregati

Un programma di manifestazioni cadenzerà l'anniversario. Al fianco del Municipio anche i campus Usi e Supsi

La Tappa intermedia che nel 2013 ha dato vita alla Città attuale
(Ti-Press)
18 aprile 2023
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Mendrisio ha scelto di dirlo con una immagine-manifesto, dalla quale fanno capolino dieci bambini. Hanno dieci anni: sono nati tutti con la nuova Città, nel 2013. E sono l'emblema di un anniversario, tra passato e futuro: il decennale dall'aggregazione comunale. Nell'aprile di un decennio fa cittadine e cittadini eleggevano, infatti, il ‘governo’ della neonata Città di Mendrisio, figlia dell'unione amministrativa e territoriale (e anche di cuore, visto l'adesione popolare) di dieci Quartieri. Ovvero, con il Borgo (Mendrisio), Arzo, Besazio, Capolago, Genestrerio, Ligornetto, Meride, Rancate e Tremona. Il tempo è passato, il Comune è cresciuto (in tutti i sensi) e l’impressione è che l'energia, il dialogo e la passione che hanno dato la carica e la motivazione per aprire la strada al processo aggregativo – compiuto in due delle tre tappe previste –, non siano stati scalfiti. Certo le ambizioni agli albori erano altre e guardavano a un Alto Mendrisiotto che includeva pure Brusino Arsizio, Castel San Pietro, Coldrerio e Riva San Vitale. Ma anche arrivare sin qui è stata già una grande avventura.

Non si celebra, si riflette

Dieci anni dopo ‘l'anno zero’, il Comune ha deciso, quindi, di fare il punto assieme alla cittadinanza. Da qui all'autunno prossimo il 2023 sarà dunque cadenzato da manifestazioni pubbliche, momenti di incontro e di scambio, visite guidate e picnic (a Genestrerio, Mendrisio e Arzo): il programma, ancora di massima, è quanto mai fitto e dà modo, altresì, di consolidare l’alleanza con la realtà universitaria – di Usi, ovvero l'Accademia di architettura, e Supsi – che ha messo radici (e campus) nel capoluogo. Niente di celebrativo, chiarisce subito il sindaco Samuele Cavadini. «Sarà l'occasione – spiega – di porre le basi di una riflessione per capire da dove siamo partiti, dove siamo ora e dove intendiamo arrivare».

Di motivi per fermarsi a ragionare sul passato recente, il presente e il futuro, d'altro canto, ve ne sono e parecchi, come ci rende attenti lo stesso sindaco Cavadini: dai cambiamenti climatici (e la scarsità d'acqua potabile) alle pressioni date dall'essere regione di frontiera, passando per le nuove opportunità. E qui si iscrivono, richiama ancora il sindaco, i campus Usi e Supsi, appunto, pronti a fare festa il 13 maggio prossimo, i luoghi recuperati alla memoria, come le cave di marmo di Arzo, una rete museale, la sfida del Piano direttore comunale («e speriamo che il legislativo si esprima presto su questo dossier»), il Centro di pronto intervento.

Un programma a tu per tu

Ecco perché in questa legislatura breve più che mai saranno preziosi i momenti a tu per tu con i Quartieri (che saranno inaugurati martedì 25 aprile con Tremona); ed ecco per quale motivo il calendario degli eventi d'anniversario si prefiggono di coinvolgere direttamente la popolazione: si inizia mercoledì 26 aprile, alle 13.30, sul piazzale della Filanda con ‘Aromi in cassetta’, che vale un invito (ad abitanti e commercianti) ad abbellire davanzali e balconi con un mini-orticello di piante aromatiche.

«In questo modo – ribadisce il sindaco – potremo confrontarci su questi primi dieci anni di aggregazione». Un contatto, quello con la cittadinanza, che il Municipio di Mendrisio negli ultimi anni ha coltivato in modo particolare, a cominciare dai più piccoli, protagonisti della Città delle bambine e dei bambini, un modello a livello svizzero come ricorda Françoise Gehring, a capo del dicastero Politiche sociali e Politiche di genere. E proprio il decennale offrirà la possibilità a tutti i mendrisiensi di essere parte integrante di alcuni "percorsi di progettazione partecipativa" come è successo con la realizzazione, di recente, dello skate park all'ex Macello e come accadrà con il nuovo Parco di Villa Argentina. Una esperienza che, vista da Palazzo, risulta essere «stimolante».

Per la popolazione, d'altra parte, sarà l'occasione per scoprire e conoscere meglio la Città. A cominciare dai suoi musei, esorta il capodicastero Paolo Danielli, dove magari non si è mai entrati. E chissà, confida il municipale Massimo Cerutti, che anche tra i vari dieci Quartieri non ci sia uno scambio proficuo.

L'intervista

Il sindaco Cavadini: ‘C’è ancora da lavorare sulla percezione della Città’

Samuele Cavadini ricorda bene dov'era e quale ruolo rivestiva quando la Città di Mendrisio vedeva la luce. «Ero ancora consigliere comunale e granconsigliere – ripercorre –. La votazione consultiva che avrebbe sancito la tappa intermedia dell'aggregazione non era una di quelle risicate, all'ultima scheda. C'era la percezione che la volontà di aggregarsi tra coloro che partecipavano al progetto era fattiva – rimarca il sindaco Cavadini –. È chiaro, si tratta di un percorso difficile: infatti, bisogna ancora lavorare per sistemare molte cose, modernizzare l’amministrazione, evoluzione che sarebbe avvenuta comunque. Quando ci si aggrega, in effetti, c‘è un po’ il problema di dover riflettere sul fatto che le preoccupazioni e i problemi, ma anche le opportunità, che si presentano sarebbero state affrontate in maniera molto diversa se... disaggregati. E questo proprio perché non c'era, da ex Comuni, la forza di affrontarli. Qui l’aggregazione ha aiutato, anche quando si è ragionato su comparti che toccavano più Comuni o progetti che hanno una caratura regionale. Penso al Centro culturale alla Filanda, di cui oggi beneficia la regione intera».

Oggi sindaco della Città, lei Samuele Cavadini ha vissuto passo dopo passo il processo aggregativo. In fondo come abitante di Salorino è stato tra i primi a unire i destini con i vicini di Mendrisio, nel 2004. Questo le ha permesso di guardare con occhi diversi all'aggregazione?

Da piccola realtà si capiscono le opportunità che può avere una aggregazione. Per Salorino, oggi un bel Quartiere ieri un bel Comune, era impensabile portare avanti certe opere, ad esempio per gli aspetti finanziari: non si potevano garantire i servizi che oggi Mendrisio assicura con la struttura dell'allora piccolo Comune. Certo non va sempre tutto bene, a qualcosa bisogna rinunciare. In ottica futura, il fatto di essere parte di qualcosa di più organizzato, che può dare più attenzione e può svilupparsi meglio, grazie all'unione di varie realtà, è un'opportunità che forse non tutti riescono ancora a cogliere.

Va detto che, a differenza di quanto accaduto e sta accadendo nel Basso Mendrisiotto, Mendrisio ha trovato le porte aperte all'aggregazione da parte dei suoi vicini: lo hanno mostrato dapprima i sondaggi e poi le consultazioni popolari. Nei patti bilaterali a suo tempo la lista delle opere e degli impegni era, però, lunga. Emblematica è la riqualifica di piazza Baraini a Genestrerio, o il tema dell'armonizzazione dei Piani regolatori. Nei Quartieri oggi come è percepita la Città di Mendrisio? Quali sono le rivendicazioni rivolte all'indirizzo del Municipio?

Come ho detto, adesso dobbiamo ancora lavorare sul modo di far percepire la Città come una nuova entità, per capire quali sono le possibilità e le difficoltà e come vengono affrontate. Contribuendo, così, a far sentire tutta la cittadinanza parte di essa. Ci sono delle situazioni, ribadisco, dove i singoli Comuni non sarebbero stati attrezzati a sufficienza. Su temi più puntuali, quanto attenzione e priorità, è vero che le cose potevano essere diverse. Non è che non si voglia portare avanti determinati progetti, anche se su alcuni ci sono molti ritardi (come piazza Baraini), ci si sta lavorando. Il problema è che sono cambiate tante cose, e penso alla pianificazione territoriale: stiamo parlando di una visione completamente diversa, di leggi che dieci anni fa non esistevano, di direttive cantonali da applicare e preoccupazioni che non c'erano, una su tutte l'applicazione della scheda R6 del Piano direttore cantonale che comporta tutta una serie di riflessioni da parte dei Comuni. E nel frattempo, sono mutati anche i Quartieri, perché è cambiato in parte chi li abita e le esigenze non necessariamente sono ancora tutte le stesse.

Le liste? Ci sono ancora e cerchiamo di affrontarle – conferma Cavadini –. Alcuni progetti sono stati abbandonati (perché non più realizzabili), altri però sono nati. Questi processi, del resto, non devono essere scolpiti nella pietra ma vanno adattati ai tempi. Sappiamo però che ci sono ancora degli aspetti da sistemare. Il miglioramento è un processo continuo, non ha una scadenza. Occorre cercare di essere attenti alle esigenze dei dieci Quartieri. E non è facile, visto anche l'identità territoriale di Mendrisio. Sì, siamo una delle Città del Ticino ma per numero di abitanti; non siamo nati come tale.

Mendrisio si è fermato alla Tappa intermedia. Dal Basso Mendrisiotto, ancora di recente, c’è chi perora la causa del Comune unico del Mendrisiotto. Per la Città la Tappa finale, allargata ad altri quattro Comuni dell'Alto Mendrisiotto (ovvero Brusino Arsizio, Castel San Pietro, Coldrerio e Riva San Vitale), resta un obiettivo?

Non a tutti i costi – ci risponde Cavadini –. Come Mendrisio siamo disponibili a entrare in materia quando chi ci sta vicino manifesta una certa volontà di farlo. Con questi Comuni, in ogni caso, siamo pronti e vogliamo collaborare su progetti o dossier che hanno una caratura sovracomunale. L'importante è unirsi; altrimenti perdiamo tempo a discutere come ‘sposarci’, dimenticandoci di pulire casa. Chiaro, siamo disposti, ma bisogna avere, ripeto, una volontà condivisa e partire, a quel punto, con un nuovo studio aggregativo. Anche per capire quali potrebbero essere gli scenari pure nella visione del Cantone. All'epoca, in effetti, non dimentichiamolo, sono mancati certi finanziamenti a livello cantonale.

Ci sono, in vista, degli incontri con i Comuni vicini?

Non abbiamo incontri tematici ufficiali dedicati (sull'aggregazione), ma ci sentiamo spesso. Con Stabio e Riva, ad esempio, abbiamo realizzato diverse cose sul tema Laveggio; con Castello abbiamo affrontato la questione degli acquedotti. Senza dimenticare l'intesa nata attorno al progetto degli operatori di prossimità. Tutti temi a carattere regionale che non avrebbe senso sviluppare da sé, anche per i Comuni che finanziariamente stanno bene. Non a caso oggi possiamo contare su un Ente regionale per lo sport, a valenza distrettuale; e Mendrisio l'ha sostenuto fin dall'inizio. La richiesta che si sta avanzando sulla piscina coperta regionale nasce con questo criterio.

Che si guardi il Mendrisiotto dall'Alto o dal Basso una certa maturità la si è conquistata. Anche se la strada (soprattutto sul piano aggregativo) è ancora lunga.