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Un frantoio per inerti a Balerna preoccupa cittadini e politica

Una domanda di costruzione per un impianto per la lavorazione e il recupero di materiale edile attira l’attenzione di Sinistra e Verdi

La lavorazione del materiale da cantiere è diventata interessante
(Ti-Press/Archivio)
11 marzo 2023
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È da decenni che lì, in zona Fornaci, a Balerna si fa il calcestruzzo e si maneggiano gli inerti. Lo si sa bene. Ora, però, a far rizzare le antenne ad alcuni cittadini e alla politica locale c’è un progetto in più: un impianto per la produzione e il riciclaggio di materiale edile. Così sono bastate poche parole per alimentare preoccupazione e interrogativi. Del resto, quel comparto che la pianificazione colloca in area artigianale confina, a nord e a sud, con delle aree residenziali e a ovest con una vasta zona agricola. Senza trascurare la presenza di bosco e di un corso d’acqua e il fatto che a essere interessata è una zona di protezione della natura, come emerge dalla stringata domanda di costruzione, corredata, però, da una relazione sullo smaltimento delle acque meteoriche, un resoconto idrogeologico e, soprattutto, da un rapporto di impatto ambientale.

Alla lente rumori, polveri e traffico

L’idea dei promotori, la Itl (Industria ticinese laterizi), di fatto, è quella di sistemare sul proprio terreno – si parla di una superficie di oltre 50mila metri quadrati – un frantoio e un vaglio. Agli occhi del gruppo La Sinistra e I Verdi "non è sicuramente un’opera banale", sebbene l’intenzione di recuperare gli inerti da cantiere, oltre a rientrare nelle linee della politica federale e cantonale, rappresenti una buona pratica. Il punto è un altro: questa nuova attività costringe a fare i conti con rumore, polveri e traffico di veicoli pesanti. Tutti aspetti alla lente degli esami legati alla richiesta recapitata al Municipio di Balerna. Come dire che ce n’è a sufficienza per sollecitare l’esecutivo, rendendolo attento alle "implicazioni che comporterà un’eventuale approvazione della domanda".

Interrogativi aperti

Gli interrogativi in sospeso, come testimonia l’atto parlamentare firmato da Sinistra e Verdi, sono diversi. D’altro canto, come si legge tra le righe dell’analisi ambientale, siamo di fronte a un ampliamento dell’attività, che si stima di concretizzare in quattro mesi di lavori. In effetti, "la gestione di materiali da scavo e la valorizzazione di materiali inerti di demolizione sono da considerarsi una modifica sostanziale dell’impianto esistente". E questo in una zona artigianale dove, si ricorda, "è proibita qualsiasi forma di immissione molesta". Ai firmatari dello scritto indirizzato al Municipio viene, quindi, da chiedersi se una eventuale licenza edilizia sia "compatibile" con il Piano regolatore e le zone residenziali adiacenti.

La licenza negata

Per chi ha memoria, d’altra parte, vi è un precedente: negli anni 1986-1987, richiamano gli esponenti del gruppo, l’autorità comunale "aveva negato la licenza edilizia per una domanda di costruzione dello stesso tenore". A distanza di tempo, ci si domanda, sono "mutati i parametri che potrebbero portare a una decisione contrapposta a quella presa una trentina di anni or sono?". Resta, insomma, da capire come dimensionare la nuova attività, nell’ambito di un’azienda catalogata tra le società di natura industriale, anche per le immissioni che comporta.

Previsto un aumento del viavai

Nelle carte, infatti, si evidenziano tanto le misure già introdotte, quanto i principi che il progetto dovrà soddisfare, ad esempio, per contenere la diffusione delle polveri. Un altro nodo è quello del traffico dei camion al seguito della lavorazione degli inerti. Stando al rapporto sull’impatto ambientale, la gestione del materiale da scavo e demolizione porterà a un aumento del traffico giornaliero medio indotto da 40 a 65 veicoli al giorno. Il gruppo Sinistra e Verdi fa presente che si tratta di una crescita del 60 per cento, "senza dimenticare il notevole deterioramento delle strade di accesso già evidente".

Da considerare vi sono pure le immissioni foniche: "Viene indicato – si annota – un uso del frantoio di 2 ore al giorno in attività vera e propria e di 2 ore di funzionamento a vuoto". Di conseguenza, "è possibile – si interroga – che in futuro il tempo d’impiego dell’impianto possa essere aumentato senza ulteriori autorizzazioni?".

E la qualità di vita?

Ecco che la missiva di Sinistra e Verdi va poi al cuore della faccenda. "Pur con tutti i provvedimenti tecnici per limitare i problemi, considerata anche la campagna intrapresa dal Cantone per ridurre le emissioni foniche (asfalto fonoassorbente) – si sollecita –, non ritiene il Municipio che un aggravio di traffico, rumori e polveri vada a scapito della qualità di vita dei residenti della zona circostante e contro le misure previste dalle Ordinanze contro l’inquinamento fonico?".