Mendrisiotto

Trenta mesi da scontare per la finta poliziotta

La donna, facente parte di un’ampia rete criminale, avrebbe aiutato a sottrarre oltre centomila franchi

Le vittime sono sempre persone anziane
(Ti-Press)
28 febbraio 2023
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Trenta mesi di detenzione, tutti da scontare, e cinque anni di espulsione dalla Svizzera. È questa la sentenza emessa martedì dalla Corte delle Assise criminali di Mendrisio, a carico di una trentenne, cittadina polacca, che insieme ad altre persone ha sottratto illecitamente quasi 118’000 franchi a un’anziana signora di Lugano, e tentato di sottrarne 87’000 a un’altra vittima, venendo però colta sul fatto dalle autorità. L’accusa è dunque quella di truffa ripetuta e tentata.

Curriculum criminale

L’imputata, una cittadina polacca di etnia rom, sarebbe tutt’altro che nuova a questo genere di crimini. A suo carico può infatti vantare diverse condanne, sempre per truffa, di cui una emessa a Zurigo, una in Polonia, due in Germania, e una in Italia, dove vi sarebbe tuttora un ordine di arresto per una condanna a oltre nove mesi di detenzione emessa dalla Procura di Bologna. Sembrerebbe però che le autorità italiane, contattate dalla controparte elvetica, abbiano dichiarato di non essere interessate all’estradizione della donna.

La truffa del falso poliziotto

Rispetto alla più conosciuta truffa del falso nipote, quella del falso poliziotto si distingue come una versione, per citare le parole della procuratrice pubblica Anna Fumagalli, «più crudele e odiosa, perché mira alle persone anziane, a cui viene detto che un loro caro molto stretto ha subito un grave incidente o si trova in prigione, e che si necessita da parte loro un’ingente somma per far fronte alle spese mediche o, rispettivamente, alla cauzione». Alle vittime veniva chiesto di raccogliere centinaia di migliaia di franchi in contanti, i quali sarebbero poi stati consegnati all’imputata.

‘Una mera esecutrice’

Secondo la difesa, rappresentata da Francesca Piffaretti-Lanz, la donna non sarebbe che una pedina all’interno di un’intricata rete criminale, il cui unico scopo era quello di recarsi dalle vittime a ritirare il maltolto. Un ruolo, stando alla difesa, che più degli altri sarebbe esposto a rischi, mentre le menti criminali dietro la truffa, veri mandanti del gesto, sarebbero in incognito e al sicuro.

Prognosi negativa

La Corte, presieduta dal giudice Marco Villa, ha ritenuto la donna colpevole di due delle sei truffe presenti nell’atto di accusa, in quanto per le altre non vi erano prove sufficienti a identificarla. Ciononostante, dati i suoi trascorsi, una prognosi tutt’altro che promettente, e l’impossibilità economica di pagare eventuali aliquote, è stata decisa per una pena di oltre due anni da scontare interamente.