Nel 2022 le presenze nelle strutture alberghiere della regione sono cresciute del 3 per cento. La direttrice Otr: ‘Si sono accorti di noi’
Il Mendrisiotto non è una ‘classica’ regione turistica. E lo si sa bene. Con il suo pezzo di lago, le sue due montagne (il Generoso e il San Giorgio), i suoi angoli inaspettati di natura e il suo patrimonio culturale, però, questo Distretto ha saputo conquistarsi un posto nel panorama ticinese. A tal punto da riuscire persino a invertire le tendenze e a opporre il segno ‘più’ a quello ‘meno’ che – i dati sono di giovedì - accompagna i pernottamenti alberghieri registrati nel 2022 a livello cantonale. Un calo ‘fisiologico’ (di quasi il 13 per cento) per gli addetti ai lavori del cantone dopo un 2021 di assoluta eccezione. Tant’è che anche i vertici dell’Organizzazione turistica regionale (Otr) del Mendrisiotto e Basso Ceresio si aspettavano una flessione. Invece, giovedì sera il Consiglio di amministrazione guidato da Moreno Colombo si è trovato davanti numeri tenacemente positivi: le persone che l’anno scorso hanno deciso di fermarsi e dormire in una delle strutture ricettive locali sono aumentate del 3 per cento. Un crescendo iniziato nel 2019 e che si è confermato negli ultimi due anni (fatta astrazione per il 2020 segnato dallo scoppio della pandemia); ed è significativo in una realtà complessa dal profilo territoriale e ambientale e dalle dimensioni comunque ridotte. Quasi uno scatto d’orgoglio per una regione che si è ritrovata a fare i conti con traffico, smog e spreco del territorio.
Guardando le cifre la direttrice dell’Otr Nadia Fontana Lupi non può che dirsi «contenta». Dopo un passato di ‘stanchezza’ turistica, il Distretto ha decisamente voltato pagina. Ma ci sono voluti anni di lavoro, di campagne promozionali tenaci e di investimenti. «Soprattutto – ci rende attenti la direttrice – c’è voluto del coraggio, anche da parte degli imprenditori privati». Se poi si chiede a Nadia Fontana Lupi cosa c’è dietro questi risultati, che parlano di 121’448 pernottamenti negli alberghi fino a 5 stelle della regione – a fronte dei 167’508 globali, campeggi inclusi –, la responsabile individua almeno un paio di motivi. «Innanzitutto – esplicita –, molta gente con le restrizioni del Covid si è accorta che il Ticino non finisce al Ponte diga di Melide e ha scoperto, così, la regione all’estremo sud del cantone, le sue ricchezze e la sua offerta culturale. Poi a cavallo di quel periodo ci siamo resi conto che alcuni albergatori hanno effettuato un vero cambio di rotta. Una scelta imprenditoriale, ribadisco, coraggiosa che ha saputo unire l’offerta delle strutture ricettive a quella del territorio e alla quale – sottolinea – si deve molta della bontà del risultato odierno».
L’elenco della realtà alberghiera che si è trasformata nel tempo è lungo: dai riposizionamenti che hanno restituito il primo ‘wine hotel’ del Ticino all’albergo diffuso della Valle di Muggio, passando per i ‘bed and breakfast’ e gli alberghi urbani, dal Parco archeologico di Tremona al Fiore di pietra in vetta al Generoso. Tutte strutture, rimarca, che hanno inanellato riscontri lusinghieri. «Di fatto – ribadisce la direttrice – si sono concretizzate iniziative che dimostrano tanta voglia di proporre delle novità – come la micro struttura Momò Bellavista sul Monte Generoso, ndr –, che fanno parlare di noi a livello svizzero, ma soprattutto voglia di lavorare con positività, nel piccolo e nel grande».
Un contributo importante dal territorio, dunque. «Direi la disponibilità di mettersi in gioco e di raccogliere gli stimoli – ci risponde Nadia Fontana Lupi –. E ciò fino a premiare l’attività turistica che negli ultimi vent’anni ha permesso di sviluppare l’offerta e le collaborazioni nate sul territorio. Mi ritengo fortunata di vivere e operare in una regione che ha la volontà di farsi conoscere ed essere accogliente e di accettare la sfida di andare alla ricerca di modelli nuovi. Una sfida raccolta anche da una nuova giovane generazione di imprenditori».
Obiettivi cardine che, ci conferma la direttrice, non sono mai stati persi di vista, nonostante le difficoltà. E che si sono rivelati paganti non solo a fine 2022, ma anche in questo inizio di 2023, stando, ci anticipa, alle indicazioni di gennaio. A questo punto, cosa si aspetta la responsabile dell’Otr Mendrisiotto e Basso Ceresio?, chiediamo a Nadia Fontana Lupi. «Il mio auspicio – ci dice – è che questa tendenza e l’attitudine a percepire le aspettative dei turisti non cambino, indipendentemente dai fattori di influenza esterni su cui non possiamo incidere. Certo, possibilità finanziarie per promuovere il territorio ne abbiamo poche, ma sono convinta che lavorare sul ‘prodotto’ e insieme porti buoni risultati. Dobbiamo concentrarci su ciò che possiamo ‘controllare’, come, appunto, l’offerta, l’accoglienza, l’essere pronti per il turista».
Proiettandosi nel prossimo futuro, cosa manca alla regione per tenere testa ai risultati ottenuti? «Questo potrebbe essere il momento buono per poter contare su una ulteriore struttura ricettiva di medie dimensioni – e qui il pensiero va alle chiusure, come quella del Park hotel di Rovio, ndr –, rappresenterebbe uno stimolo in più. Adesso, però – ammette Nadia Fontana Lupi –, questa prospettiva non c’è. Esistono, comunque, diversi progetti per quanto riguarda le piccole strutture». E questo è un incoraggiamento da non sottovalutare.
E per quanto riguarda il settore dei campeggi? In questo ambito, ci fa sapere la direttrice dell’Otr, una «leggera flessione» c’è stata. Ma è da mettere sempre in relazione con un 2021 non catalogabile, vista l’eccezionalità delle cifre. Tant’è vero che sulle due strutture presenti nella regione – a Meride e a Melano –, ci fa presente in conclusione, si sta ancora investendo. I numeri restano, in ogni caso, importanti e ben al di sopra del periodo pre-pandemico. La statistica più recente restituisce 46’060 presenze in tenda e camper nel 2022 a fronte delle 61’223 dell’anno precedente. E ciò a confronto dei 29’352 pernottamenti del 2020 e i 25’487 del 2019.