Mendrisiotto

Traffico di stupefacenti, ‘il 72enne era il deus ex machina’

Condanne fino a otto anni per le tre persone fermate a Mendrisio nel luglio 2021 con quasi nove chili di stupefacenti in macchina

(archivio Depositphotos)
18 gennaio 2023
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Il 72enne era il «deus ex machina», in quanto solo lui aveva «i contatti con il gruppo criminale albanese» attivo Oltre Gottardo, per il quale ha fatto entrare in Svizzera alcuni chili di stupefacenti. Si è espresso così il giudice Marco Villa durante la lettura della sentenza che riguarda tre persone fermate, un uomo e due donne, a luglio 2021 a Mendrisio con quasi nove chili di stupefacenti in macchina. Le condanne decise dalla Corte delle Assise criminali di Mendrisio per i tre protagonisti della vicenda arrivano fino agli otto anni, invece dei 12 anni e mezzo proposti dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri. La 39enne italiana e la 33enne ungherese sono state giudicate, in misura diversa, corree e non solo complici dell’uomo. Al momento dei fatti, le tre persone coinvolte vivevano in Svizzera interna e avevano inoltre ammesso di far uso occasionale di cocaina.

Tenuto conto della collaborazione in fase d’inchiesta

La colpa maggiore è stata riconosciuta al 72enne, difeso dall’avvocato Marco Masoni, che al momento del fermo si trovava alla guida della macchina dove erano stati nascosti quasi nove chili di droga, tra cui 5 di cocaina e quasi 3,5 di eroina. L’uomo è stato accusato di aver trasportato più volte sostanze stupefacenti sia all’interno della Svizzera sia di averle prelevate all’estero per portarle all’interno dei confini. Altre imputazioni nei confronti del 72enne erano legate all’azienda di trasporti dell’uomo, ora in liquidazione, per la quale aveva ottenuto 90mila franchi di crediti Covid. Gli sono stati riconosciuti dalla corte i reati di cattiva gestione, truffa e falsità in documenti. L’uomo dovrà ora scontare otto anni di carcere, uno di questi legato ai reati finanziari. Una sentenza che tiene conto, ha spiegato Villa, della collaborazione in fase d’inchiesta, del lungo periodo già passato in carcere e dell’età. Il procuratore pubblico aveva proposto dodici anni e mezzo. Confermata la multa legata ad altri reati riguardanti la legge sugli stupefacenti.

La 39enne prosciolta per il primo viaggio

Seconda per colpa è la 39enne, difesa dall’avvocata Sandra Xavier, che aveva accompagnato il 72enne in otto viaggi oltre confine, questo per destare meno sospetti in dogana. La donna aveva affermato di partecipare alle trasferte per far compagnia all’uomo, con il quale aveva un rapporto di amicizia e con cui «mi trovavo molto bene, mi divertivo». Per il primo viaggio, la 39enne è stata prosciolta, in quanto «agli atti non c’è la certezza che sapesse già del trasporto di stupefacenti», ha indicato Villa. Per lei il procuratore pubblico aveva chiesto nove anni e mezzo di detenzione e un’espulsione di 12 anni dalla Svizzera. Come pure il pagamento di 60 aliquote di 30 franchi per soggiorno illegale nel Paese e una multa per reati minori legati alla legge sugli stupefacenti. La Corte ha giudicato che vi fosse un rapporto di causalità tra la sua presenza illegale in Svizzera e le imputazioni principali. In sostanza non avrebbe potuto compiere i crimini se non fosse restata nel Paese. Per questo motivo si è deciso di includere questa imputazione nella pena detentiva, stabilita a cinque anni di reclusione e otto di espulsione dalla Svizzera. La pena teorica, ha spiegato Villa, sarebbe stata di sei anni, ma è stato tenuto conto della sua situazione personale. La donna ha infatti avuto problemi di salute prima del fermo e durante il carcere preventivo.

La 33enne ‘in Ungheria non ha nessuno’

Riguardo alla 33enne, la Corte ha dovuto giudicare la sua presenza unicamente durante il viaggio che ha poi portato al fermo. La donna, che ha una relazione con il 72enne, aveva affermato di essere partita per gelosia nei confronti della 39enne, ma di non sapere che sarebbe stata trasportata della droga. Punto sul quale ha insistito molto l’avvocata Elisa Travella, durante l’arringa di questa mattina. Nell’intervento è stata ricordata alla Corte la situazione personale della 33enne, descrivendo una donna «vittima di maltrattamenti» sin dalla giovane età, la quale ha «sviluppato problemi psicologici e comportamentali», confermati anche dalla diagnosi di disturbo della personalità raggiunta durante la perizia psichiatrica. Secondo la difesa, la giovane si è trovata nella situazione di commettere crimini «a causa del suo trascorso difficile, della sua incapacità di capire le situazioni e per aver incontrato una persona che, seppur amandola, l’ha coinvolta in un traffico di stupefacenti». Nei confronti del 72enne, conosciuto durante la sua attività di escort, avrebbe sviluppato una dipendenza affettiva. Riguardo alla pena, è stata in sostanza accolta la richiesta di Travella. La Corte ha infatti condannato la 33enne a tre anni di detenzione, di cui la metà sospesa per due anni. La donna dovrà inoltre pagare una multa per aver fatto uso di cocaina e averne procurata ad altre persone. Considerando il periodo già passato in carcere, potrà essere scarcerata una volta terminata la procedura amministrativa d’espulsione e rimpatrio. La giovane non potrà infatti rientrare su suolo svizzero per cinque anni. Un aspetto che preoccupa l’avvocata in quanto «in Ungheria non avrebbe una rete sociale e un supporto psicologico adeguato. È inoltre un luogo verso il quale ha ricordi traumatici».

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