Le frontiere calde sono a sud e a est. Dati in aumento soprattutto in settembre. In Ticino i casi di soggiorni irregolari sono stati oltre 2mila
I flussi migratori tornano a premere alle frontiere della Svizzera. A bussare ai confini del Paese, soprattutto a sud e a est, sono in particolare cittadini afghani e provenienti dal Nordafrica. In comune hanno l’obiettivo di riuscire a passare la ramina, che sia attraverso il confine verde o lungo la strada ferrata. Tentativi illegali agli occhi dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (Udsc) e che, sul piano nazionale, dall’inizio dell’anno – e con maggiore evidenza da giugno – sono in chiaro aumento. Crescono altresì le riammissioni alle autorità estere. Mentre continua la lotta ai passatori.
I numeri, del resto, non lasciano spazio all’interpretazione. Sul versante delle entrate irregolari, il vero balzo in avanti le statistiche dell’Udsc lo restituiscono in settembre. Si parla, infatti, di 6’659 soggiorni illegali, rispetto ai 5’839 di agosto e ancor più ai 1’672 dello stesso mese del 2021. Sul fronte meridionale, come riferisce lo stesso Ufficio federale, si sono registrati 2’144 casi contro i 1’309 del mese precedente, su quello orientale si è passati da 3’665 a 3’703. Due dati che pesano sul computo complessivo. Tirate le somme (anche se non siamo ancora a fine anno), il 2022 segna a oggi 30’426 attraversamenti irregolari, ovvero quasi il doppio se paragonati al 2021 – in totale erano 18’859 – e ben oltre se raffrontati al 2020 (con 11’043).
Analizzando le nude cifre sembra che la Svizzera si debba preparare, insomma, a misurarsi con una nuova pressione migratoria, che va a sovrapporsi alla situazione di conflitto che si sta vivendo da fine febbraio in Ucraina; e che ha portato ad aprire le frontiere ai suoi cittadini in fuga. Rifugiati che per la prima volta hanno goduto dell’applicazione dello statuto di protezione ‘S’: la Svizzera ne ha accolti oltre 63mila. Quale sarà la tendenza nei prossimi mesi? «In Svizzera – ci fanno sapere sempre dall’Udsc – l’analisi della situazione migratoria generale è di competenza della Segreteria di stato della migrazione (Sem). L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini intrattiene intensi scambi con le autorità partner svizzere ed estere nonché con la Sem, al fine di poter reagire tempestivamente ai cambiamenti della situazione».
Non si abbassa la guardia neppure nella lotta di contrasto ai passatori. Diversi i casi sospetti anche quest’anno. Anche se, guardando al passato recente, i dati, si osserva dall’Udsc, sono «praticamente invariati». Vi è stato piuttosto «un aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente». Guardando più da vicino si nota come da gennaio a settembre i casi sospetti sono stati 335, mentre in tutto il 2021 se ne erano contati 478 e nel 2020 379. Restando alla frontiera sud, sono state 99 le persone sulle quali quest’anno si è avuto il dubbio svolgessero una attività di ‘traghettatori’ di migranti.
All’arrivo di migranti, a cavallo del confine fanno poi da contrappeso le riammissioni. Come fa sapere l’Udsc, pure qui le cifre sono in risalita. Nei primi nove mesi del 2022, le consegne ad autorità estere nel Paese sono state 7’518, già in numero maggiore rispetto all’intero 2021 (con 6’380) e al 2020 (con 4’796). Solo a settembre a livello nazionale la procedura è stata ripetuta 1’747 volte, contro le 1’454 di agosto, le 594 del settembre dell’anno precedente e le 494 del settembre 2020. Spostandosi, di nuovo, al confine meridionale, sino a ora quest’anno le riammissioni sono state in totale 6’086.
Lo scenario che si sta delineando potrebbe far immaginare una stretta dei controlli alle frontiere svizzere. Rimanendo in Ticino e per tutta conseguenza, viene da chiedere all’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini se si prospetta di aumentare il personale al confine. «L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini – ci viene risposto – effettua controlli basati sul rischio e sulla situazione ed è presente ai valichi di confine e nelle zone di confine nell’ambito del suo mandato legale. Per controlli basati sul rischio – si spiega – si intende eseguiti in termini di tempo, contenuto e luogo in cui ci si aspetta il maggior rischio per la sicurezza interna o possibili violazioni della legge. Per ragioni tattiche – si conclude dall’Udsc –, non è possibile fornire ulteriori dettagli». È indubbio che la situazione andrà monitorata.