A Novazzano l‘esecutivo boccia il progetto del complesso abitativo in zona Torraccia. ’Non è in sintonia con il paesaggio’
Fuori posto: il ‘giudizio’ del Municipio di Novazzano è tagliente. Un complesso residenziale ‘intensivo’, lì in zona Torraccia, ma soprattutto al confine con il Parco della Valle della Motta, non si inserisce a modo nel paesaggio locale. Non ha avuto esitazione l’esecutivo comunale nel respingere al mittente (i promotori immobiliari) la domanda di costruzione. Insomma, niente licenza edilizia. Non, almeno, per quelle diciassette unità abitative - 11 unifamiliari e 6 bifamiliari - prefabbricate e in legno progettate in via Lischée. ‘Casette’ che avevano già sollevato le opposizioni (poco meno di una ventina) dei vicini e attirato l’attenzione della politica comunale. Le motivazioni comunali? Lunghe cinque pagine e in direzione contraria - da quanto si deduce fra le righe - rispetto al preavviso cantonale, favorevole (e dunque non vincolante). Caso chiuso? Non è detto. I firmatari della richiesta adesso hanno 30 giorni di tempo per appellarsi al Consiglio di Stato. Tanto più che in gioco c’è una operazione da quasi 6 milioni di franchi.
Di ragioni per dire di ‘no’, come detto, l’autorità comunale ne ha avute e diverse. A cominciare dal fatto che Novazzano oggi di aree da costruire ne ha in sovrabbondanza. L’esame sulla loro contenibilità non è ancora concluso, ma sin qui l’esperto interpellato dal Comune ha già confermato che "le zone edificabili di Novazzano sono sovradimensionate in modo rilevante". Quanto basta, insomma, per valutare che l’appezzamento al centro dell’attenzione - un pratone di oltre 6’500 metri quadrati su cui ha messo lo sguardo la Student Living Mendrisio Sa - "entrerebbe in linea di conto per un ridimensionamento del comparto edificabile comunale".
Se a ciò si aggiunge, poi, che il terreno si trova in una "posizione piuttosto eccentrica e marginale" e che, di fatto, è inserto in una "fascia di rispetto" secondo il Puc, il Piano cantonale di utilizzazione, del Parco, agli occhi dell’esecutivo vi sono argomenti sufficienti per negare l’autorizzazione. Ma c’è di più: le indicazioni del Puc porteranno ad adattare anche il Piano regolatore comunale, approvato nel dicembre del 2017. La zona edificabile così come è stata prevista non risulta più applicabile alla luce delle osservazioni riportate nel rapporto di pianificazione del Piano cantonale.
La conclusione, per l’autorità, va da sé. "L’edificazione di un quartiere di case unifamiliari, disseminate indiscriminatamente su tutta la superficie, in un contesto molto particolare, come quello in presenza - si chiarisce nella decisione -, viola i principi di un corretto insediamento paesaggistico, che non può fare astrazione dal carattere eccentrico del quartiere, dalla vicinanza della Valle della Motta e dalla funzione di collegamento ecologico dell’area".
Del resto, è già la seconda volta che a livello comunale si frena. L’incarto attuale era stato preceduto, infatti, da un’altra richiesta edilizia, rimandata indietro. Nel frattempo, però, l’acquisizione del terreno è stata perfezionata.
Sta di fatto, che l’esecutivo mostra di non comprendere le conclusioni a cui giunge il Consiglio di Stato, e dalle quali il Municipio di Novazzano dichiara di discostarsi. A tal punto dall’avere l’impressione che le valutazioni annotate nell’avviso cantonale dell’aprile scorso siano "superficiali", vista "l’importanza territoriale del progetto". In altre parole, per l’ente locale non sono stati soppesati a sufficienza elementi come l’esistenza di un Puc o il fatto che ci si trova in una delle zone più discoste dai servizi comunali.
Il progetto presentato, in ogni caso, è stato passato al setaccio anche negli aspetti più tecnici. E pure in questo caso sono state evidenziate pecche e lacune. Tanto per cominciare, l’autorità locale fa notare ai promotori l’esistenza di problema di altezze. Dal dossier emerge, in effetti, che diverse costruzioni accessorie nel quartiere non rispetto l’altezza massima indicata di 2 metri e 70. Di conseguenza, in alcuni casi non vengono più rispettate neppure le distanze minime previste.
Altro nodo gordiano dell’operazione risulta essere quello viario. Nei piani il comparto verrebbe servito da due strade private che si diramano da via Lischée. Arterie a fondo cieco e a doppio senso di marcia che non soddisfano i parametri fissati. Tanto più che in un caso la piazza di giro per le manovre interne è stata giudicata "sottodimensionata", nell’altro non figura nemmeno. Per avere un parere il Municipio ha sottoposto, comunque, l’impianto viario a uno specialista del traffico. E il responso non è stato favorevole. La conclusione? La soluzione prospettata è inadeguata e "non rispetta le disposizioni del Piano regolatore comunale".
A far pendere la bilancia dalla parte del veto vi sono poi, d‘un canto, l’assenza di un’area di svago comune - nonostante la presenza di diciassette abitazioni - e, dall’altro, le perizie foniche, che per l’esecutivo presentano, a loro volta, problematiche e carenze a fronte della mancanza di alcune verifiche puntuali. Come dire, altro che ’Greenlife’.