La Supsi dà vita a una unità di lavoro che farà leva sulle conoscenze della Scuola e l’intesa con enti pubblici e privati
Allarmi canicola e piogge torrenziali: anche nel Mendrisiotto oggi non ci si fa mancare nulla. Il Distretto da tempo ormai ha sul tavolo il tema ambientale. Nei centri polo come negli altri Comuni ci si misura con gli effetti del clima e il nodo della sostenibilità e ci si prende l’impegno di spostare (seppur di poco) l’asse del problema. Sapere, quindi, di avere in casa, lì sotto il tetto del Campus Supsi a Mendrisio, un Centro competenze cambiamento climatico e territorio capace di ‘produrre’ conoscenze alimenta le speranze di istituzioni e cittadini. Del resto, tutti (nessuno escluso) siamo chiamati a fare la nostra parte per ridurre le emissioni inquinanti e reagire a quella che è divenuta una emergenza.
Fucina di cervelli e competenze, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana per mano del Dacd, il Dipartimento ambiente costruzioni e design, è determinata così ad assicurare il suo contributo, ma soprattutto a dare delle risposte concrete a domande pressanti. Oggi, infatti, a lavorare sulla tematica ci sono 50 ricercatori e ricercatrici, focalizzati su un’ottantina di dossier legati al cambiamento climatico. Alla lente ci sono la sorveglianza delle zanzare come il riscaldamento del permafrost nelle Alpi ticinesi, passando per le energie rinnovabili e la qualità delle acque.
L’ambizione di Franco Gervasoni, direttore generale della Supsi, è dichiarata: fare del Centro ufficializzato giusto oggi, mercoledì, un punto di riferimento regionale nell’attività di ricerca e formazione. Questa nuova unità, in effetti, ribadisce il direttore, «costituisce un tassello importante a supporto della strategia Supsi fortemente orientata allo sviluppo sostenibile e nasce quale misura concreta per contribuire attivamente a rispondere alle crescenti sfide poste dai cambiamenti climatici globali, con l’obiettivo di coordinare le attività condotte nei diversi mandati in un settore di crescente importanza».
A dare forza alla missione del Centro e ad aiutare a far circolare le idee ci sarà poi la collaborazione ormai consolidata con il Dipartimento del territorio (Dt) e TicinoEnergia. Un’Associazione di consulenza, quest’ultima, che, come fa sapere il suo direttore Fabrizio Noembrini, ogni anno risponde a 2’500 domande. Non a caso l’intesa fra pubblico e privato è utile altresì, si fa capire, a entrare in contatto con la società civile nel solco di progetti partecipativi e di una presa di coscienza collettiva. Ogni singola azione aiuta, infatti, a invertire la rotta. «Tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa per ridurre le emissioni e prevenire le conseguenze dei cambiamenti in atto», richiama Michele Fasciana, a capo dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili del Dt. Ente pubblico che, al momento, traduce la cooperazione con la Supsi con un mandato quadriennale (che terminerà nel 2024) di un milione e mezzo l’anno. Cifra, annota ancora Fasciana, che «dà la misura dell’importanza della missione e delle risorse in campo a fronte di una collaborazione fondamentale e di provata validità e de efficacia».
Così su un fronte si monitora la situazione e si ragiona sulle strategie possibili e sull’altro si sensibilizza e si forma. «Negli ultimi anni - fa sapere il professor Silvio Seno, direttore del Dacd - i temi relativi ai cambiamenti climatici sono stati affrontati nell’ambito di numerosi progetti di ricerca, in prestazioni di servizio e nei mandati pluriennali svolti dalla Supsi in collaborazione con il Dipartimento del territorio e altri partner. La nascita del nuovo Centro costituisce una misura orientata al rafforzamento e al coordinamento delle competenze interdisciplinari presenti presso la Supsi in un settore di crescente importanza in cui le attività di formazione e ricerca rivestono un ruolo determinante».
Il Centro si muoverà su tre macro aree di competenza. Come introduce il responsabile Cristian Scapozza, si tratta dello Studio dei fondamenti scientifici dei cambiamenti climatici, dell’Adattamento ai cambiamenti climatici e della Mitigazione dei cambiamenti climatici. Di fatto oggi, chiarisce, occorre puntare a una società a base emissioni di carbonio, capace di far leva su fonti energetiche alternative e di agire sull’ambiente costruito e sugli stili di vita. Abitudini alle quali non è avulsa la mobilita individuale e collettiva, nodo cruciale soprattutto nel sud del Ticino.
«Lavorando a stretto contatto con enti pubblici, associativi e scientifici, l’obiettivo del Centro competenze cambiamento climatico e territorio - sottolinea Scapozza - è quello di supportare la creazione di un territorio resiliente agli eventi climatici estremi, il quale sia capace di riconoscere gli accresciuti pericoli dovuti ai cambiamenti climatici e che sia in grado di rispondere con la necessaria transizione socio-economica, mettendo in atto azioni di mitigazione del rischio adeguate alla loro scala, magnitudo e probabilità di accadimento». E per dare forza all’operato degli esperti, annuncia, quest’anno sarà costituito un Comitato consultivo supportato da un tavolo di coordinamento a più livelli.
La sfida, insomma, è lanciata. E il confronto è servito. Il prossimo giovedì 2 giugno il Pala Cinema di Locarno ospiterà, infatti, un evento informativo che vedrà sedere allo stesso tavolo politici locali e cantonali - a cominciare dal capo del Dt Claudio Zali -, specialisti e movimenti giovanili per il clima. Un appuntamento a cui tengono anche gli ambiti accademici. Sarà l’occasione per sviscerare la tematica nelle sue diverse declinazioni - scientifica, economica e quotidiana - e mettere a confronto idee e soluzioni possibili.