L’artista Paolo Mazzuchelli racconta la genesi del nuovo quadro luminoso eseguito per le Processioni della Settimana santa a Mendrisio
«Quasi quasi al m’è scapaa fö. Mi è scappato dalle mani». L’umiltà di PAM è disarmante. Non si capacita di aver dato forma e vita a un nuovo Trasparente: «Ancora oggi mi meraviglio del primo passaggio di quell’immagine». Ce lo confessa con semplicità, mentre il ‘suo’ ‘Albero della vita’ ci investe con tutta la sua forza. Sarà appeso in via alla Torre, all’ingresso dell’Istituto Torriani, sostituendo così la tela dipinta nel 1975 da Gino Macconi, ormai compromessa dall’usura del tempo e irrimediabilmente perduta. Una sorta di passaggio di testimone carico di significato per colui che viene indicato come uno "tra gli artisti più rappresentativi della generazione nata negli anni Cinquanta".
Eppure, esserci arrivato alla creazione di uno dei quadri luminosi che a Mendrisio ‘accendono’ la tradizione delle Processioni della Settimana Santa, in fondo, per Paolo Mazzuchelli è stato un percorso naturale, almeno sul piano della sua storia personale. Sì, perché i Trasparenti li ha visti fin da bambino e l’esperienza di questo rito tutto mendrisiense la conosce bene. «Si può dire che mi ci hanno imbevuto da infante. In effetti – ammette per finire –, ci ho pensato che, prima o poi, sarei arrivato anch’io a farne uno».
Il primo a cui piaceva questa idea, del resto, era proprio il curatore del Museo d’arte della Città, Simone Soldini. «Soprattutto – ci spiega accompagnandoci alla scoperta della nuova opera – mi piaceva l’idea di dare uno scossone attraverso il lavoro di PAM e quella sua attitudine di dare una sorta di pelle alle sue opere». In genere Mazzuchelli non utilizza molto i colori, mettendo in risalto semmai il gesto grafico. Qui con questo nuovo Trasparente, invece, riesce a spiazzare chi lo guarda: basta il segno blu della mano di Gesù a conquistare il passante.
«Sia chiaro – sgombra il campo l’artista –: non ho certo accettato l’incarico per indole religiosa. Ad attrarmi è stato l’aspetto simbolico, troppo interessante». Così come di «estremo interesse», ma agli occhi di Soldini, è l’avvicinamento di PAM alla tematica, «con quella nota pessimista sull’umanità». Che, peraltro, richiama subito lo stesso Mazzuchelli, è «presente in ogni momento e ovunque», come testimoniano i tragici giorni che sta vivendo il mondo. Nell’‘Albero della vita’ del giardino dell’Eden c’è tutto. «Ci sono le stagioni stesse della vita, il continuum fra morte e rinascita. E poi, vicino, l’albero della conoscenza del Bene e del Male. A ben vedere, dopo i dinosauri l’uomo è la seconda specie a predare questa terra».
D‘altro canto, una nuova prospettiva è ciò di cui si avverte quasi il bisogno per tramandare un patrimonio che, si fa notare, "non va considerato ‘finito’, bensì in divenire". Ecco per quale motivo, ci rende attenti Simone Soldini, «si va alla ricerca di artisti che possono trasmettere qualcosa di nuovo. Nel principio stesso dell’adesione all’Unesco – che ha designato le Processioni quale patrimonio culturale immateriale, ndr –, la tradizione deve andare avanti. Cosa che non è possibile senza mutare ‘pelle’». E d’altra parte, accade sino dalla fine del Settecento, dalla grande serie baguttiana su attraverso i Catenazzi e Pietro Anastasio, Mario Gilardi e poi Gino Macconi – legato a PAM da profonda amicizia – e Giuseppe Bolzani, fino a Marco Cassinari e Gianni Realini in una costante trasmissione del sapere sui Trasparenti.
Non è un caso, insomma, se da qualche anno, come ci fa notare ancora il curatore, si assegna l’incarico per l‘esecuzione di nuovi Trasparenti. «E la volontà – ribadisce Soldini – è quella di continuare su questa linea». A precedere Mazzuchelli in questa sfida sono stati Matteo Gilardi nel 2011 – il quale ha realizzato ‘Il bacio di Giuda’ e ‘Gesù davanti a Pilato’, collocati sui balconi di Casa Grigioni – e di seguito, nel 2018, Anna Bianchi e Simonetta Martini, autrici insieme dell’ultima grande ‘Porta’ – mancante da molti anni –, con ‘L’entrata in Gerusalemme’ e ‘La resurrezione’. La scelta di PAM, protagonista nel 2020-2021 di una monografica al Lac è, quindi, parsa naturale per la sua storia artistica. Un cammino che, richiama Soldini, «lo avvicina alla pittura nordica» e ai suoi esponenti – uno su tutti Brueghel –, citati nel Trasparente.
«Non nascondo – ci dice ancora Mazzuchelli – che misurarmi con questo lavoro è stato molto complicato, soprattutto per un pittore come me che segue un processo ben preciso. All’inizio scrivo, per mettere a posto i simboli e le metafore che intendo raggiungere con l’immagine. Poi passo allo schizzo, alla divisione degli spazi sulla superficie e al ritmo. A quel punto inizio a dipingere. Ben sapendo che al temine della primo giorno non sarò contento: non mi fermo alla prima soluzione, tanto che i tratti diventano materici, si incrostano. È un lungo lavoro». E allora davanti all’impresa di creare un Trasparente entrano in gioco, come fa presente Soldini, la perizia tecnica e la conoscenza dei materiali e dell’utilizzo della luce. Competenze che permettono di affrontare anche una prova come l’esecuzione di un grande quadro luminoso quale è quello esposto in via alla Torre. Ora non rimane che ammirarlo da vicino.