‘Censurabile’, per il Consiglio di Stato, l’aver somministrato quattro dosi a membri del Consiglio di Fondazione della casa per anziani a inizio 2021
È "censurabile", per il Consiglio di Stato (Cds), il fatto che a gennaio 2021 siano state somministrate quattro dosi di vaccino anti-Covid ad altrettanti membri del Consiglio di Fondazione della casa per anziani il Girotondo di Novazzano. Una decisione criticata non tanto per il fatto che le persone in questione siano appunto membri del Consiglio, quanto piuttosto perché in quel momento la vaccinazione era stata autorizzata soltanto per le persone sopra gli 85 anni e – come si evince dalla risposta data dal governo al granconsigliere Massimiliano Robbiani (Lega) – in effetti "in qualche caso è stata data la precedenza a persone non appartenenti ai gruppi più a rischio".
La questione era emersa, appunto, circa un anno fa e aveva suscitato polemiche, in un momento in cui la campagna vaccinale era ancora all’inizio e la pandemia faceva certamente più paura che adesso. La risposta spiega anche come sia stato possibile che ci fossero degli esuberi, giudicandola di fatto una cosa normale. Considerato infatti che ogni fiala inviata alle case per anziani conteneva cinque dosi di vaccino, alle 7’572 richieste non corrispondevano per forza di cose le 7’735 dosi inviate. Per i 163 esuberi, ai direttori sanitari delle strutture è stata data l’indicazione di impiegarli per persone esterne, ma evidentemente che rientrassero comunque nella fascia allora oggetto della campagna. Esuberi che peraltro si sono rivelati essere maggiori rispetto al preventivato, da un lato perché alcune case avevano fornito solo delle stime e non dei numeri precisi di dosi necessarie e dall’altro perché nel frattempo si sono sviluppati alcuni focolai che hanno purtroppo ridotto la richiesta.
Tornando al caso specifico, nella risposta si sottolinea inoltre che la decisione presa dalla struttura di Novazzano non è stata in alcun modo indicata dall’Ecam, l’Ente case anziani del Mendrisiotto. A Robbiani, che ha chiesto quante e quali altre situazioni analoghe ci sono state nel cantone, il CdS risponde tuttavia che essendoci il segreto d’ufficio tale informazione non può essere rivelata e non è quindi dato sapere se il caso di Novazzano sia stato un unicum. Di positivo c’è che nei mesi successivi ci sono stati maggiori controlli: "In occasione delle successive forniture alle case per anziani, è stato espressamente richiesto di determinare il numero esatto di dosi necessarie anziché procedere a delle stime, è stato fatto divieto di utilizzare eventuali fiale intere rimaste senza il consenso del farmacista cantonale e sono state date precise indicazioni scritte circa le persone a cui attribuire le dosi in esubero".