Mps-Pop-Indipendenti sollevano dei dubbi sulle possibilità di collocare i giovani formati. Interrogato il governo
Chiasso ci crede fin dal primo momento. Diventare un ‘polo della moda’ per il Ticino (e non solo) rappresenta una sfida importante oltre che un investimento notevole – si parla di 53 milioni di franchi – e apre la porta alla riqualifica di un comparto a due passi dalla stazione ferroviaria. Non a caso i progetti presentati al concorso (incluso quello vincente, ribattezzato ‘Cerniera’) sono stati in mostra allo Spazio Officina. Per Mps-Pop-Indipendenti occorre, però, andare al di là dell’entusiasmo per questa operazione imponente, mettendo sulla bilancia dei pro e dei contro anche gli sbocchi possibili che la Scuola – riunite sotto la stesso tetto la Scuola d’arti e mestieri di sartoria e la Scuola specializzata superiore di abbigliamento e design della moda oggi a Viganello – potrà avere sul mercato del lavoro. I numeri messi in fila dal gruppo per voce del primo firmatario di un’interpellanza, Matteo Pronzini, non restituiscono una diagnosi troppo favorevole.
In effetti, si fa memoria nell’atto parlamentare, quando si è deciso di costruire una nuova sede per l’istituto – peraltro l’iter è stato lungo e a tratti travagliato –, si descriveva il mondo della moda “come un settore promettente su cui puntare per lo sviluppo economico futuro del cantone”. Poi alcuni parametri sono cambiati: prima si è registrato l’addio di Luxury Goods International, poi “altre imprese del settore sono partite o ridimensionate e la candidatura ticinese di un polo della Moda e della Logistica per il Parco nazionale dell’innovazione è stata scartata definitivamente”. A questo punto per Mps-Pop-Indipendenti si fa largo un interrogativo: quali reali chance hanno i giovani che si formano in questo ambito in Ticino?
“Le ‘effettive esigenze del mercato’ non sembrano essere molto elevate per quanto riguarda la formazione dei dipendenti del settore tessile, almeno stando alla pubblicazione ‘I comparti economici’ dell’Ustat, edizione 2019”. E qui il gruppo sciorina i numeri degli analisti: il 71,2 per cento dei salariati nel comparto della fabbricazione di tessili ha un diploma di livello primario; solo il 2,5 per cento si suddivide tra chi possiede una formazione professionale superiore e una universitaria. Pronzini con i suoi cofirmatari va al sodo: “Visto che i posti di lavoro a tempo pieno nel comparto erano circa 2’000, solo 50 Etp (l’equivalente a tempo pieno, ndr) sono destinati a chi ha una formazione professionale superiore o universitaria. Pochino”. In più, si fa notare, “a partire dal 2015 sembra essere in atto una marcata perdita di posti di lavoro nel settore”.
Ma c’è dell’altro: l’Ustat, si fa riferimento, rende evidente come “il salario mediano lordo standardizzato del comparto nel 2016 è di 3’331 franchi mensili, valore molto inferiore a quello del settore secondario ticinese”. E le verifiche del gruppo hanno mostrato che le cose negli anni successivi non sono migliorate, tanto da affermare che si tratta del “salario mediano più basso di tutti i rami economici in Ticino. Non sorprende, quindi, che due terzi dei dipendenti del comparto fabbricazione di tessili e abbigliamento provengano da oltrefrontiera”.
Giunti sin qui per Mps-Pop-Indipendenti sarebbe bene aggiornare le cifre per ‘pesare’ bene le opportunità del settore, cominciando dai dati dell’Ustat sui posti di lavoro. Serve altresì avere elementi recenti sulla struttura della manodopera secondo il grado di formazione; e capire “quanti sono esattamente i posti di lavoro per chi ha una formazione professionale superiore o universitaria e quali sono le retribuzioni mediane”. Inoltre, “quanti ragazzi hanno concluso la formazione alla Scuola d’arti e mestieri di sartoria e la Scuola specializzata superiore di abbigliamento e design della moda dal 2015?”. E quanti di loro hanno “trovato impiego nel settore in Ticino? Quali sono le retribuzioni?”.
Il gruppo, però, vuole pure conoscere il numero di apprendisti che vengono formati nelle aziende del comparto, quanti vengono occupati e a quali condizioni. E quali sono le opportunità offerte agli studenti di Viganello? Ma soprattutto, “a quanto stima il Consiglio di Stato la disponibilità di posti di lavoro nel 2027-28 quando la scuola di Chiasso inizierà le lezioni?”.