Partito un po’ per caso nel 1985, il popolare calendario si propone in edizione 2022 con nuove... trovate
Per tanta gente del Mendrisiotto, e non solo, è un rito che si celebra da tempo: l’arrivo del famoso ‘Tacuin dal Mendrisiott’ annuncia con una vena di buonumore l’anno entrante. Popolare anche tra chi non padroneggia perfettamente il dialetto momò, il ‘Tacuin’ scandisce il succedersi dei mesi e delle stagioni fra detti, motti, proverbi sulla meteo o sulle attività agricole, l’annuncio di sagre e altri eventi più o meno importanti che si terranno nel distretto. È fresca di stampa, per i tipi della Stucchi, l’edizione 2022: ne abbiamo approfittato per scambiare due parole con Gianna Bernasconi, che col marito Rodolfo, una coppia tra l’altro ben conosciuta nel mondo della commedia dialettale, prepara da sempre il gustoso calendario.
Cominciamo dall’inizio: perché decideste di creare il ‘Tacuin’? «È iniziato un po’ per caso. Era il 1985, avevamo i bambini piccoli e tante volte la domenica non sapevamo dove portarli, perché anche quando c’erano sagre qua vicino non lo venivamo a sapere, ad esempio Sant’Agata a Tremona o Sant’Apollonia a Coldrerio. Allora ci siamo detti: perché non fare un taccuino con queste feste, così almeno la gente le conosce e può partecipare». Anche questa edizione è ricca di appuntamenti. «Per noi sono sempre state importanti le sagre e le tradizioni del Mendrisiotto. Il Covid ci ha messo in difficoltà: i presidenti delle varie società ci hanno detto di indicarle ugualmente, se verranno annullate la cosa sarà comunicata attraverso i giornali. Poi ci sono i detti, i proverbi, le filastrocche, cose un po’ curiose». A proposito, come fate a trovarne sempre di nuove, dopo 32 anni di ’Tacuin’? «La gente anziana e quelli che parlano dialetto ogni tanto escono con queste... trovate».
«Per esempio mercoledì sono andata e prendere la polenta in piazza, c’era la fila e la signora davanti a me dice “La polenta la cutenta, ul furmagg la consola, ul buter vunc la gola” (ndr ci scusiamo per eventuali errori di trascrizione...). E io ho preso nota, perché ho sempre un taccuino con me. Altrimenti attingiamo da libri o altre fonti, basta che arrivino dal Mendrisiotto». Alcune sono per così dire opere originali, come quella che si trova a margine del 22 dicembre scritta di pugno dalla signora Gianna: ’Pin Pin cavalín/sem in fund al tacuín/conm i sant par ogni dí/e i pruverbi da sentí/cun i fèst che sa fá mía/tütt par quéla epidemia/che se ’n zich la miaa fúnda/fémas curagg/némich ’dré al’únda!’. Per quanto riguarda i proverbi agricoli, è maggiore il contributo di Rodolfo perché, dice Gianna, «io sono nata e cresciuta a Chiasso che era un mondo di commercio di banche, Mendrisio era già un ambiente più contadino». Si diceva degli anziani, custodi di un tesoro dialettale ancora in parte inesplorato. Ma i giovani? «I giovani fanno già fatica a parlarlo il dialetto, e ancora di più a leggerlo, ormai si esprimono quasi solo in italiano. Non so cosa dire, del resto noi siamo ultrasettantenni... Non so se loro leggano ul Tacuin. Però bisogna dire che il nostro taccuino va in tutto il Ticino, come pure nel Comasco, e a tanti ticinesi che vivono in Svizzera interna».
Il tema fotografico del 2022 saranno i Municipi dei Comuni momò, o per meglio dire “i sò sindich e i sò municipài”. «L’anno scorso ci sono state le elezioni comunali, e abbiamo pensato che tanti non conoscessero queste persone. Un mese per ogni comune, più Brusino, dicembre, perché è qui vicino e poi perché nel Mendrisiotto ci sono solo 11 comuni...» Cambiano le fotografie, la copertina, i motti ma per il resto è sempre il solito taccuino «da taca su a la porta del vesteé». Chiediamo nuovamente scusa per eventuali errori di trascrizione di quanto ci dice Gianna ma... il dialetto è difficile da scrivere. O no? «È vero, ci ha aiutato anche il professor Lurà con i suoi scritti, lui ci ha veramente dato un colpo di mano per quanto riguarda la scrittura. Dicevamo prima dei giovani: le frasi dove ci sono le u con l’umlaut, loro fanno fatica a dirmele, mentre a noi viene normale, con le umlaut del tedesco non abbiamo fatto fatica. A proposito, per ridere ho chiesto ai miei nipoti di dirmi ‘fá cös duu öf in d’un cazüu’... Loro capiscono il dialetto ma ci rispondono in italiano, purtroppo è qualcosa che sta sparendo». Comunque in casa Bernasconi non si molla: «Sto già tirando insieme qualcosa per il Tacuin del 2023».