Al centro del dibattito i manifesti esposti nel comune. Replica del Dicastero cultura: ‘Non si ha memoria delle tradizioni contadine’
Il rosso che campeggia sul cartellone (illustrato a mano) da solo sa già molto di Natale. Ormai manca un mese al 25 dicembre e Stabio ha deciso di fare gli auguri ai suoi cittadini da un manifesto. Che decisamente negli ultimi giorni non è passato inosservato. Il messaggio in buon dialetto (di Arogno) cattura subito l’attenzione e va ben oltre le apparenze: ‘Bónn fèst e bun Natál e bóna carna d’animál’ (Buone feste e buon Natale e buona carne di maiale). Spiazzati? Il voto augurale a prima vista appare inconsueto, ma in verità dice molto di noi. Tant’è che questa frase sarà di ispirazione anche per la giornata dell’8 dicembre che, come consuetudine (e nonostante il Covid), propizierà l’atmosfera natalizia tra le bancarelle del mercatino e l’accensione dell’albero. Una scelta non casuale e che si rifà alla mostra del momento allestita al Museo della civiltà contadina – ‘Porca vacca. Maiali e vacche dal passato al presente’ –, rituffandoci di fatto nella tradizione rurale e ricordandoci da dove veniamo. Non tutti, però, sembrano averla presa bene. Qualcuno fra gli abitanti del Comune si è limitato ad arricciare il naso. Altri hanno preso carta e penna e tempestato le autorità locali di critiche. Altri ancora, i ‘puristi’ del Natale (per così dire), hanno addirittura gridato allo scandalo. E come sempre si è innescata la polemica. A tal punto da convincere il Dicastero cultura a spiegare per iscritto il progetto che sta dietro quei poster, presi, vien da dire, forse un po’ troppo alla leggera.
Monica Rusconi, addetta culturale e curatrice del Museo, ammette di faticare a capire dove sta «tutto questo scandalo». Si tratta pur sempre di un bel messaggio. «Mi rendo conto che è stato coraggioso rifarsi a quella frase che, d’altro canto, è un detto popolare. È uno spunto un po’ provocatorio in questa società dei consumi, ma abbiamo attinto direttamente dalla civiltà contadina, che ci sembra di poter dire ha molto ancora da insegnare». La responsabile non ha fatto altro, del resto, che citare un passaggio da ‘Natale’, il libro scritto dal dialettologo Franco Lurà per la collana ‘Le voci’. E l’espressione, richiama Rusconi, rimanda al fatto che «la carne fosse un alimento scarsamente presente nel passato nella dieta quotidiana della gente comune; non a caso ci si riferiva al Natale come “ul dí da mangiá la carna”. Insomma, gli strumenti per decodificare l’iniziativa c’erano (soprattutto in chi ha un pizzico di memoria storica e collettiva). «Le persone, però, si sono fermate alla prima lettura», commenta ancora Monica Rusconi. Immaginava una simile reazione?, le chiediamo. «In realtà, mi aspettavo potessero avere da ridire magari vegani e animalisti. Invece, le reazioni sono giunte da tutt’altra parte; da ambienti che dovrebbero conoscere le tradizioni popolari».
E a proposito di esperti, il primo a rimanere basito per gli strascichi di una iniziativa per nulla improvvisata, è stato proprio Franco Lurà, per oltre vent’anni a capo del Centro cantonale di dialettologia e di etnografia del Canton Ticino. «Molto di frequente – ci spiega – gli auguri di Natale assumevano toni scherzosi, in varia forma, in Ticino come nelle terre d’Oltreconfine, nel Lecchese e nell’Ossolano. Ci si rifaceva ai bagordi alimentari di Natale. Una sorta di omaggio terragno alla festa e alla divinità. Nelle stesse parole di San Francesco c’è un invito a onorare la festività e un riferimento agli animali e alla carne, più che un alimento un lusso. Chi conosce le tradizioni sa che il messaggio dei manifesti si colloca perfettamente in quella visione del mondo e della festa».
A quanto pare, però, abbiamo la memoria corta. È bastata una frase per innescare la miccia della polemica. «Nella schizzinosità dei tempi moderni non comprendiamo più i riferimenti al mondo animale conosciuti nel mondo contadino – fa notare Lurà –. Non a caso vi sono un sacco di proverbi che mettono in evidenza la vita quotidiana e anche spirituale. Sia chiaro, discutere fa bene. Poi se si ha tempo, voglia e desiderio di andare al di là dell’apparenza, si apre una finestra su un momento importante della vita contadina delle nostre parti».
D’altra parte, è grazie al nostro passato che possiamo proiettarci nel futuro con la speranza di diventare migliori. In effetti, dietro quei cartelloni c’è un progetto, ma vi è pure una scelta culturale e politica. L’evento natalizio dell’8, come fa presente Monica Rusconi, è «parte della programmazione del Dicastero che, a sua volta, fa leva sulle proposte del Museo, che è un elemento centrale della vita culturale di Stabio. Questo ci dà modo di affrontare le tematiche da diverse angolazioni, seguendo un filo rosso». Così la mostra temporanea, aperta fino al giugno 2022, ha ispirato le attività in calendario. «Con questo approccio – ribadisce l’addetta culturale – si sta cercando di creare una maggiore consapevolezza verso determinati argomenti. Con il messaggio veicolato dai manifesti e che dà il titolo alla manifestazione dell’8 dicembre, ad esempio, spingiamo a interrogarsi sui nostri consumi e sulla loro sostenibilità. Ecco che riproporre questo scambio di auguri assume una valenza importante: mostrare gli eccessi della società dell’abbondanza che non è più in grado di cogliere il contesto e il significato insito in quella frase. Quindi è un invito a riflettere a consumare con più coscienza». Monica Rusconi dà qualche cifra: «Una bovina produce tra i 300 e i 600 litri al giorno di gas (anidride carbonica, metano ecc.), forse consumare meno carne può dare un contributo all’ecologia». A buon intenditor...
Diatribe a parte, lo spirito che animerà gli appuntamenti in programma l‘8 dicembre prossimo a Stabio è di sicuro pacificatore. La manifestazione si aprirà alle 11 con l’immancabile mercatino nelle corti del nucleo che vedrà la partecipazione di numerosi espositori. Quindi alle 12 si proporrà il pranzo curato dalle associazioni del paese nei gazebo riscaldati allestiti sul piazzale dell’oratorio San Rocco. Nel pomeriggio dalle 13.30 alle 17.30, poi, si potrà visitare il Museo e partecipare alle attività di laboratorio: dalla mungitura a mano per bambini e adulti alla produzione di burro e ‘salami’. Alle 16.15 nella chiesa parrocchiale si potrà assistere, invece, al concerto di Natale dell’Associazione Musica nel Mendrisiotto; mentre alle 17.45 in piazza si organizzerà uno spettacolo luminoso a tema accompagnato dall’accensione dell’albero. Infine, dalle 18.15 alle 19.30 la popolazione si ritroverà per condividere l’aperò-cena sempre grazie alla regia delle associazioni locali. Per accedere all’area dell’evento occorrerà essere in possesso del certificato Covid.