Il Municipio di Melano va dal Consigliere Claudio Zali: in vista c’è uno studio sul tracciato a sud. Ma dal legislativo si vuole alzare la voce
A Melano (e non solo) gli animi sono agitati. Non è bastato affinare il progetto che mira a potenziare il tratto autostradale fra Lugano e Mendrisio per sopire le inquietudini di una popolazione che si è ritrovata fra capo e collo uno svincolo marchiato come irrinunciabile dall’Ufficio federale delle strade (Ustra) e dal Cantone, alla mano una perizia (la terza) super partes. Da quelle parti, in effetti, basta la parola (o sarebbe meglio dire l’acronimo), PoLuMe, per passare dalla rabbia alla rassegnazione. E le informazioni giunte mercoledì sera dal Municipio guidato da Daniele Maffei non sono certo state sufficienti a placare le preoccupazioni dei consiglieri comunali che hanno chiesto e ottenuto una convocazione straordinaria per discutere del dossier. A fare impressione non è il pur imponente intervento oggi da quasi due miliardi di franchi, ma piuttosto le ricadute ambientali che la creazione di una terza corsia dinamica - con annessi snodi e ampliamenti dei tunnel - avrà sul territorio. L’incarto, come ha fatto presente, il sindaco, è ormai partito per Berna, destinazione gli Uffici federali, chiamati ora ad esaminare i piani. Come dire che il famoso dado è tratto e ora bisognerà attendere la decisione del Consiglio federale, annunciata per l’autunno del 2022. Dal legislativo, in ogni caso, si vuole alzare la voce più che si può, coinvolgendo il Distretto intero. Una intenzione che, però, è rimasta nell’aria. La seduta extra Loc (Legge organica comunale) è rimasta orfana di una presa di posizione formale.
L’esecutivo, dal canto suo, rivendica di aver fatto tutto il possibile, anzi di aver «fatto buon viso a cattivo gioco». Tant’è che dopo aver lasciato il tavolo dell’Ustra (era settembre), le autorità di Melano (con loro i colleghi di Maroggia e Rovio che, fusi insieme, dall’aprile prossimo daranno vita al Comune aggregato di Valmara) nelle scorse settimane hanno bussato alla porta del direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, che ha loro aperto. L’obiettivo dell’incontro? Cercare di capire quali potrebbero essere le prossime mosse. Se, come si è fatto capire a chiare lettere, a livello federale non è pensabile spuntare condizioni migliori, allora occorre riuscire a mettere nero su bianco l’impegno che non ci si fermerà qui, mettendo in galleria il tracciato autostradale a sud di Melano. Ma la strategia messa in atto sin qui e che si prospetta per il futuro prossimo continua a non convincere tutti, come è emerso nel corso della serata. Per la serie che senza reali miglioramenti - non solo sul fronte del traffico -, allora, ha ribadito più di un consigliere, meglio lasciare tutto com’è.
Fattibile è fattibile. Questo lo ha confermato anche Ustra nell‘ultima versione del progetto illustrato il settembre scorso. Ci sono persino i tre possibili scenari percorribili e i costi stimati degli interventi, anche se di recente a una serata pubblica proprio a Melano lo stesso presidente della Commissione regionale dei trasporti del Mendrisiotto Andrea Rigamonti, ha definito questa opera un miraggio. Il tris di varianti prevede sempre l’aggiramento del territorio in galleria, tra Melano e Mendrisio. A differire è lo sbocco del ’tubo’, nel primo caso in zona Lenaccio, nel secondo a Segoma (all’altezza dell’area di sosta), nel terzo a San Martino (nelle vicinanze dell’antica chiesetta). Una prospettiva che disegna di fatto un nuovo tracciato dell’A2 ma che, ha informato il Municipio di Melano, non piace alla Città di Mendrisio. Quanto all’investimento non sarebbe meno imponente: si oscilla fra gli 800 milioni e il miliardo e 500 milioni di franchi, a dipendenza della direzione che si prenderà. Certo quella che oggi è una ipotesi va ancorata ai piani e inserita nella contabilità federale; tutto ciò esula infatti da PoLuMe. Le autorità locali non nascondono di voler agganciare il prolungamento ‘coperto’ dell’autostrada alla pianificazione. Tanto da aver suggerito, ha reso noto il sindaco, al Cantone di scrivere in tal senso al Consiglio federale. «Dal canto suo il direttore Zali ha messo a disposizione i suoi funzionari per sostanziare uno studio sulla galleria in collaborazione con i Comuni, mentre a Berna esaminano le carte sulla terza corsia dinamica. Così da farsi trovare pronti quando il governo si pronuncerà su PoLuMe. E abbiamo compreso - ha sottolineato Maffei - che questa è una decisione saggia». Adesso quindi gli enti locali attendono un cenno dal Dipartimento del territorio.
E qui subito dalla sala si è fatto largo un interrogativo chiave: e sulla terza corsia quali sono le azioni concrete possibili? Il quadro tratteggiato dal sindaco spiazza. «Esigere troppo - ha lasciato intendere - è un rischio». Anche perché il Consigliere di Stato Zali, ha chiarito, con i Municipi del comprensorio è stato «realista e pragmatico», facendo capire che sul piatto con le autorità federali ci sono parecchi dossier importanti (a cominciare dal collegamento stradale A2-A13 fra Bellinzonese e Locarnese, da definire, per non parlare del secondo tunnel del Gottardo che il Mendrisiotto non ha votato). Morale: nessuno se la sente di sollecitare altri interventi sulla terza corsia, non sarebbe, si è spiegato, politicamente opportuno.
In sala a Melano mercoledì sera qualcuno ha sussultato a queste parole, come Marzio Proietti (Ps), tra i fautori del Comitato contrario a PoLuMe. «Mi sento maltrattato - ha esordito il consigliere -: questa è disparità di trattamento. Si poteva pretendere di più. Abbiamo sbagliato a non federare a sufficienza i nostri sforzi. Posso comprendere Zali, ma anche la tempistica dello studio proposto non funziona: sarebbero soldi buttati. Semmai bisogna giocare d’anticipo. D’altra parte - ha scandito -, abbiamo un dovere morale verso i cittadini. Dobbiamo mobilitarci e fare quadrato a livello distrettuale per ottenere qualcosa in più, delle risposte concrete. Non possiamo sacrificare tutto sull’altare dei giochi cantonali e federali. Intanto, hanno già progettato la corsia per i Tir più a sud». Proietti a questo punto ha dato voce a una delusione che non è solo sua: «Facciamo qualcosa per chi verrà - ha esortato al limite della commozione -, perché non abbiamo nulla da perdere». Ritrovarsi con undici corsie - c’è chi le ha contate sul progetto - non è un gran guadagno, si è rilanciato.
Dove occorre insistere per il legislativo e la popolazione? Sul traffico transfrontaliero che attraversa la regione diretto per lo più verso il Luganese e su una mobilità alternativa, insistendo sul potenziale del trasporto pubblico e sulle capacità di un’altra strada, quella ferrata.