Il problema di recente è finito sul tavolo del Municipio di Stabio. Negli anni i rintocchi notturni hanno tenuto banco in vari Comuni
A ciascuno il suo din don. Da sempre il suono delle campane accompagna la vita quotidiana dei ticinesi, tra gioie e dolori. Per chi abita sotto il campanile (o nelle vicinanze della chiesa), però, il rintocco delle ore può finire col diventare molesto. A tal punto da trasformare rapporti di buon vicinato in conflitti. In Svizzera in questi anni è capitato spesso, qua e là sul territorio nazionale, di veder innescare delle querelle. E le vertenze sono approdate più volte pure davanti al Tribunale federale. Alta Corte che non sempre ha dato ragione al cittadino scontento. E allora vale di più la quiete notturna o la tradizione? L’interrogativo è aperto. In effetti, in tempi recenti le cronache (pure nel cantone) hanno registrato le perorazioni di abitanti in difesa dei sacri bronzi e del loro suono argentino. Negli ultimi anni nel Mendrisiotto se lo sono chiesto anche alcuni Municipi locali, alla ricerca di una soluzione di buon senso. Sì, perché la competenza in questi casi – ovvero l’uso delle campane a scopo non liturgico – è delle amministrazioni comunali, le quali da tempo regolano la questione dei decibel fastidiosi attraverso delle ordinanze. A dirla tutta dal 2004 in loro aiuto è andato anche lo Stato. Nel Regolamento della legge sulla Chiesa cattolica, il Cantone all’articolo 3 segnala come il battito dell’ora e lo scampanio (al di fuori delle celebrazioni religiose) “non deve arrecare disturbo alla quiete dalle 21 alle 7”.
Stabio, di recente, si è ritrovato (di nuovo) il problema sul tavolo. Ad attirare l’attenzione dell’Esecutivo guidato da Simone Castelletti alcune mail recapitate a Palazzo civico. Tant’è che il tema questa settimana è entrato nell’agenda municipale. «Già in passato – spiega il sindaco a ‘laRegione’ – avevamo ricevuto un paio di reclami. Sollecitazioni che oggi si ripresentano. In due o tre casi ci hanno rivolto delle richieste indicando come fastidioso il suono delle campane della chiesa del paese soprattutto nelle ore notturne». A questo punto come procederete? «Nel corso delle prossime settimane – ci conferma Castelletti – analizzeremo la tematica da vicino». La discussione, insomma, è aperta. Accertati limiti e competenze, sarà utile prendere visione della giurisprudenza esistente per soppesare una possibile soluzione, che sia proporzionale al disagio avvertito. E non è detto che il Comune possa prendere contatto pure con la Parrocchia locale. Il sindaco, comunque, assicura che l’autorità se ne farà carico.
Certo la materia non è del tutto chiara. Pronti a lottare contro i decibel di troppo a suon di ordinanze, per i Comuni resistono delle zone grigie, ad esempio quando si parla di campane, ci rende attenti Mario Briccola, vicedirettore dell’Ufficio tecnico comunale della Città di Mendrisio. Al momento (in realtà da un po’) di casi non se ne sono presentati, ma in passato, ci conferma, è capitato di doversi occupare di questioni simili e di segno opposto. È successo, infatti, che un cittadino affezionato al rintocco della chiesa parrocchiale del Borgo abbia reclamato perché non suonavano più le ore (l’orologio andava riparato). Di converso ad Arzo si è arrivati a dover gestire un contenzioso per uno scampanio molesto. E per uscirne si sono interessati Consiglio parrocchiale e autorità cantonale. «In queste situazioni – ribadisce Briccola – va cercato il compromesso, aprendo un dialogo con lo stesso cittadino, magari venuto da fuori e che si ritrova ad abitare vicino al campanile. In altre parole, occorre negoziare una soluzione». Risposta peraltro percorribile, magari riducendo il numero di rintocchi, soprattutto dopo la mezzanotte, o sospendendoli nelle ore notturne. Alla fine tutto sta a capire dove si pone la soglia della tolleranza, senza interpellare la Polizia locale. A Mendrisio è successo tempo fa («per una richiesta di informazioni»), oggi, però, ci fa sapere a sua volta il comandante Patrick Roth, «sul tavolo del Dicastero sicurezza pubblica il tema non c’è».
I ‘precedenti’ in ogni caso non mancano, tanto al di qua che al di là del Gottardo, e dimostrano che una via d’uscita esiste. Ci sono chiese, infatti, che sono arrivate ad abbassare il volume o addirittura a zittire le campane la notte. L’importante, come detto, è inseguire un compromesso e riuscire a regolamentare... lo scampanio facendo così contenti tutti, fan e detrattori delle campane. L’elenco di casi ticinesi è abbastanza nutrito, da sud a nord, tra rintocchi orari e annunci delle messe mattutine. Il problema di silenziare o meno i sacri bronzi è rimbalzato, negli anni, da Ligornetto (quando ancora era Comune a sé stante) a Intragna, da Sala Capriasca (era il 2016) a Faido. La questione ha tenuto banco pure nella capitale, a Bellinzona – correva l’anno 2015 –, dove alla fine una petizione popolare ha riportato in auge lo scampanio mattutino. La querelle più recente sulla quiete notturna rimanda invece al 2019 e porta nel Locarnese, a Tenero-Contra.
Bisogna, però, varcare il Gottardo per veder sfociare in disputa giudiziaria le lamentele di origine... campanaria. I contrari, del resto, hanno anche uno studio firmato dal Politecnico federale di Zurigo da sfoderare a sostegno delle loro tesi, sebbene non vi siano dei limiti di rumori per le chiese. Come si riferisce sul portale dell’Associazione dei responsabili cantonali per la prevenzione dei rumori – Cercle Buit Svizzera –, con il supporto di questo approfondimento e dei dati rilevati si è potuto evidenziare che il disturbo del sonno notturno e di prima mattina causato dai rintocchi delle campane risulta essere significativo. Problema che è possibile superare, fa notare ancora l’Associazione, evitando gli scampanii durante i periodi più ‘sensibili’.
Certo ad avere un peso è anche la giurisprudenza esistente. La legislazione mette nelle mani dei Comuni, quindi degli enti locali, un ampio margine di manovra. D’altro canto, il Tribunale federale ha mostrato sin qui di far pendere la bilancia dalla parte della tradizione – dunque delle campane –, mandando in secondo piano la protezione dal rumore. È successo a Gossau e a Wädenswil, nel Canton Zurigo. In entrambi i casi ad avere la meglio sono stati gli usi locali, anche nelle ore notturne. Come dire che per la tradizione è possibile tollerare qualche disturbo. Nel caso di Wädenswil i giudici hanno messo in discussione pure lo studio sul rumore del Politecnico, ritenuto “troppo poco significativo e fondato”. Studio che aveva accertato come già i 40-45 decibel delle campane ripetuti ogni quarto d’ora bastano a rovinare il sonno di una persona. Affermazione che non ha però convinto l’Alta Corte.