Tiziana Grignola ha lasciato il comitato della Società commercianti del Mendrisiotto dopo ‘almeno 25 anni’. L’abbiamo incontrata per un’analisi critica
Ha vissuto tutte le sfide che i commercianti del Mendrisiotto sono stati chiamati ad affrontare negli ultimi anni. L’ultima assemblea della Società commercianti del Mendrisiotto (Scm) ha scritto la parola ‘fine’ per Tiziana Grignola. L’abbiamo incontrata per tracciare con lei un’analisi, anche critica, di quanto successo negli ultimi decenni nel Mendrisiotto commerciale. «Non so nemmeno io per quanto tempo sono stata socia dell’Scm – afferma Tiziana Grignola –. Dai miei calcoli sono almeno 25 anni: ricordo con affetto la presidenza del compianto Giordano Arrigo, le riunioni nella cantina del garage Picio di Alessio Agustoni, così come la grande amicizia che ci legava oltre l’essere membri dell’Scm». Il comitato per il prossimo biennio è composto da Carlo Coen (presidente), Davide Rampoldi, Walter Baumgartner, Stefania Bertolazzi, Roberta Donadini, Emanuela Tulipani (nuova) e Alan Cavadini (nuovo). Oltre a Tiziana Grignola hanno lasciato il comitato Giacomo Morandi e Maurizio Trecchi. L’assemblea ha nominato Tiziana Grignola socia onoraria dell’Scm.
Quali sono i motivi che hanno spinto Tiziana Grignola a rimettere il suo mandato? «L’unico modo per fare veramente spazio alla nuova generazione è che chi ha lavorato e dato tutto quello che poteva lasci il posto vacante, consentendo così ai giovani di avere la buona volontà di provarci – risponde la nostra interlocutrice –. Anche se ci sono personaggi che difficilmente riusciranno a guidare una Società dei commercianti che, come ho già avuto modo di dire, da almeno 10 anni mi sto chiedendo se ha ancora ragione di esistere». A mente di Tiziana Grignola «l’unica vera ragione d’essere è il rispetto verso i suoi associati, chi ci ha sempre sostenuto (non finirò mai di ringraziare le grandi ditte che pagano la tassa come se avessero un negozio per sostenere quello che un tempo era un progetto), le istituzioni che ci hanno aiutato e consentito di mantenere un certo livello e, in fondo, anche il dare la possibilità alle nuove generazioni di giovani commercianti confrontati con la piccola economia, di essere loro a guidare una nave della quale noi non conosciamo né la rotta né i motori perché la nostra cultura d’impresa è obsoleta». Anche per i commercianti, quindi, è giunto il momento di adeguarsi ai tempi che cambiano? «Siamo passati dal creare la società per difenderci dallo spauracchio dei grandi magazzini, poi ci sono stati la mancanza della clientela italiana e l’euro, l’avvento degli acquisti online e il Covid. È inutile negare che il momento di crisi è stato ancora più rabbuiato da questa cosa orribile, che è capitata a tutto il mondo e quindi piangere è inutile». Chiunque, in futuro, sarà chiamato a occuparsi di «tutte le associazioni che si occupano di commercio, dovrà avere una visione che parte dall’alto per rendersi conto che ci sono cose che vanno cambiate: se facciamo un’analisi globale emerge che sono i negozi con più di 40 anni di vita a resistere, ma con una capacità di tenere aperto che si basa sul passato e non sul futuro».
C’è un momento che, visto con il senno di poi, avrebbe dovuto far capire ai commercianti del Mendrisiotto che era il momento di cambiare rotta? «La mia autocritica è che quando non abbiamo più potuto approfittare del bacino d’utenza della Brianza, forse abbiamo sperato che tutto tornasse come prima e non siamo stati in grado, io per prima perché già ero in comitato, di vedere la situazione. Questa assenza, indipendente dalla volontà di chiunque, ha buttato diserbante nel prato: delle zolle verdi sono rimaste e questo ha fatto sì che qualcosa sopravvivesse, ma non l’economia fiorente e i commerci come eravamo abituati a vedere noi». Una caratteristica, questa, comune. «Tutti i centri città del mondo stanno soffrendo – annota Tiziana Grignola –. Oggi si torna a parlare di responsabilità sociale nelle imprese: gran parte dei punti vendita del nostro territorio appartengono a grandi catene che non hanno nessun tipo di sensibilità né sociale né territoriale o di appartenenza. Non è una critica ma una constatazione: se i conti non tornano i negozi chiudono e se ce ne sono sempre meno, la gente non verrà più. Bisognerà trovare un modo per attirare persone e clienti che non deve più essere l’organizzazione di una festa o le luci di Natale».
Chiusa questa esperienza, Tiziana Grignola ha un rimpianto? «Proprio una settimana fa, mentre pensavo alla mia ultima assemblea, mi sono concentrata sulla figura professionale all’interno dell’Scm, un tema che ho sempre portato avanti seriamente. Il rimpianto che ho è quello di non essere stata disoccupata e di non averlo potuto fare io perché col senno di poi, e senza falsa modestia, sarebbe andata bene». Per il futuro «spero si troverà un modo, magari attraverso un progetto sostenuto dai Comuni e dall’Ente regionale di sviluppo, per avere questa figura che non potrà essere un ragazzo che ha appena finito di studiare ma qualcuno che conosce se non la gente, i problemi della gente».
Tiziana Grignola resterà vicina all’Scm («tranne che per tornare in comitato») mettendo a disposizione esperienza e conoscenze. Quale l’auspicio per il futuro? «Mi aspetto che i commercianti ci mettano del loro perché sparare sulla Croce Rossa è facile. Dà fastidio, e lo capisco, che ci siano negozianti avviliti perché non funziona niente e non ce la fanno, ma non cercano mai le cause del loro ‘fallimento’ all’interno del loro negozio. Faccio molta fatica a comprendere certi meccanismi perché non sono un commerciante puro, non ho un negozio e sono consapevole che questo può avermi reso anche un po’ antipatica. Ma un piccolo atto di umiltà e buona volontà da parte di tutti sarebbe bene accetto». Inoltre «bisognerebbe collaborare ed essere uniti». Un obiettivo che potrebbe essere raggiunto «se ci fosse una direzione della Società commercianti che sia davvero in grado di tirare a sé tutta questa gente». Nel complesso Tiziana Grignola si definisce «contenta, ho fatto tantissime esperienze e conosciuto tanta gente – conclude –. È stato un onore far parte, senza essere mai esautorata, del comitato di una società che ha vissuto alti e bassi fortissimi perché noi abbiamo davvero fatto tante cose. Oggi l’Scm deve attualizzarsi, ma per fare questo servono soldi, e per avere soldi tanti associati. È una catena che gira, faccio gli auguri di tutto cuore per un domani comunque luminoso, anche se allo stato attuale è in ombra per il contesto che stiamo vivendo».
Durante l’assemblea sono state proposte alcune modifiche agli scopi statutari. Questi cambiamenti permettono alla Società di avere una maggiore apertura nella promozione, in collaborazione con altri enti, dell’economia e del territorio, oltre il piano regionale. La Società vorrà inoltre essere un valido punto di riferimento per i propri associati e partner riconosciuto per le istituzioni per favorire un’attiva interazione. L’assemblea ha anche approvato la modifica del contributo sociale per le piccole attività commerciali con una o due persone occupate, rendendolo più attrattivo e permettendo alla Società di raggiungerle e rappresentarle pienamente nei rapporti con enti e istituzioni.