Trasportato al Pronto soccorso, prima di essere trasferito Oltregottardo, ha dato filo da torcere ai sanitari. Si è procurato anche delle fratture
Non ha ancora una identità il giovane uomo che, sabato sera, a Chiasso, è stato colpito da una scarica elettrica mentre si trovava sul tetto di un treno proveniente dall'Italia. Gli investigatori non sono ancora riusciti, infatti, a identificarlo in modo formale. Nulla, insomma, si sa della sua storia e dei motivi che l'hanno spinto a issarsi su un convoglio ferroviario, rischiando così la vita, per oltrepassare la frontiera sud. Si conoscono, invece, le sue condizioni di salute, al momento stabili, nonostante le ustioni e le ferite gravi riportate durante il suo viaggio rocambolesco e nelle ore successive all'incidente. Ora l'uomo è affidato agli specialisti del Centro per grandi ustionati dell'ospedale universitario di Zurigo, ma prendersi cura di lui non è stato tanto semplice.
Il giovane - tale sembra essere -, è sceso con le sue gambe dal treno dopo essere rimasto folgorato. In seguito, però, nonostante il pericolo corso, non si è dimostrato tanto arrendevole agli operatori sanitari che hanno cercato di prendersene cura. Trasportato al Pronto soccorso dell'ospedale Civico, a Lugano, ha dato del filo da torcere anche al personale del nosocomio. Secondo nostre informazioni, l'uomo avrebbe, in effetti, dato in escandescenze, sottraendosi ai sanitari che lo stavano assistendo al Pronto soccorso e si sarebbe diretto verso la sala parto, dove avrebbe fatto irruzione. A quel punto non si è potuto fare altro che chiamare la Polizia, che ha faticato a placarlo. A tal punto che il giovane, nonostante le sue condizioni e dopo essere scampato alla scarica elettrica, si è gettato da una finestra. Caduto da un'altezza rilevante, ha riportato, come confermato a 'laRegione' dalla stessa Polizia cantonale, alcune fratture. Su quanto accaduto al Civico è stata aperta una inchiesta, anche per chiarire le ragioni all'origine dei suoi gesti.
La cronaca avvicina l'episodio di sabato ad altri due casi, che riportano al 2017, quando il 27 febbraio la stessa scelta - attraversare il confine sul tetto di un treno - costò la vita a Youssouf Diakite, un 22enne del Mali. Se la cavò, invece, il 18 marzo un altro giovane del Camerun. Difficile capire oggi se ciò che è successo a quattro anni di distanza dai precedenti due tentativi ha la stessa matrice: la fuga verso una terra promessa. Come dissuaderli? Alle Ffs, come impresa di trasporto, non rimane che sensibilizzare sulla pericolosità delle linee di contatto, come è stato fatto, ci ricorda il portavoce Patrick Walser, alcuni anni orsono in occasione della campagna promossa con l'Ufficio federale dei trasporti.