Sul dossier dei treni a lunga percorrenza Astuti è delusa: ‘Siamo rimasti al palo’. Da cambiare è il ruolo del Distretto nella mappa della rete nazionale
Il Mendrisiotto non ci sta a fare la parte della Cenerentola. Neanche quando si tratta di politica della mobilità. Eppure è facile lasciarsi prendere da quella sindrome. Soprattutto ora che a livello cantonale si è lanciata una robusta campagna per convincere i cittadini ticinesi a passare al trasporto pubblico - se ancora non lo utilizzano - o a tornare alle vecchie buone abitudini, qualora le avessero perse per strada (ai tempi del Covid-19). L'invito esplicito è a provare per credere: farlo, del resto, non costa nulla (per davvero: https://www.trasportopubblico.ch/). Mai come ora il territorio cantonale è stato servito in modo efficace tanto su gomma che su rotaia - festivi e serate inclusi -; e ciò grazie alle riorganizzazioni e agli investimenti messi in campo e alla galleria ferroviaria del Ceneri che ha accorciato le distanze tra Sotto e Sopraceneri. Ed è qui la nota dolente agli occhi dei momò, che si sono sentiti tagliati fuori dai collegamenti a lunga percorrenza. Tant'è che nell'estate del 2020 istituzioni e forze politiche locali hanno deciso di fare fronte comune per dare voce alle rivendicazioni del Distretto. A un anno di distanza, però, nulla è cambiato.
«In effetti, sul tema degli InterCity e degli EuroCity si sta discutendo dall'estate scorsa - conferma a 'laRegione' Fabio Canevascini, presidente di Astuti, l'Associazione ticinese utenti dei trasporti pubblici -. Ma al momento siamo al palo. Il nodo resta lo stesso: il Mendrisiotto non è una appendice di Lugano». Sui documenti, però, i poli della regione - Chiasso e Mendrisio - sono considerati dei 'centri minori'. Su questo punto il Progetto territoriale Svizzera parla chiaro. Di conseguenza o si interviene, modificando di fatto la collocazione dell'agglomerato a sud del Ponte diga di Melide, o da queste parti ci si dovrà accontentare di essere considerati una periferia. «Ed è proprio quello che non vogliamo», ribadisce il presidente di Astuti, il quale confessa di avere il sospetto che non vi sia l'intenzione di correggere la prospettiva. «Anche se - rilancia ancora - il concetto di base da cui si è partiti è sbagliato». Ecco perché l'Associazione avrebbe sperato di potersi sedere al tavolo di lavoro tematico - sui treni a lunga percorrenza, appunto - a cui partecipano rappresentanti delle Ffs, del Cantone e dell'Ufficio federale dei trasporti. Invece, ci fa sapere Canevascini, «la nostra richiesta non è stata accolta». Così non è rimasto che marcare stretto chi è parte del Gruppo.
Negli uffici della Sezione della mobilità, al Dipartimento del territorio, l'obiettivo adesso è portare utenti al trasporto pubblico. L'auspicio, come ci mette a parte il responsabile Mirco Moser, è quello di veder crescere i numeri. La tendenza attuale? I passeggeri sono in ripresa dopo l'emergenza sanitaria, anche se il dato è ancora parziale. «La fiducia di tornare alla situazione precedente al Covid e di compiere dei passi avanti non manca», ci dice. Anzi, al Dt si confida di recuperare terreno prima del 2024, orizzonte ventilato a livello federale.
E per la situazione nel Mendrisiotto c'è un rimedio? «Premesso che la soluzione va individuata a un altro livello - in gioco ci sono pure Ferrovie e autorità federale, ndr -, da parte nostra - ci assicura - ci siamo fatti carico della tematica e del suo approfondimento. In ogni caso - tiene a ribadire Moser -, non si può parlare di un disservizio. Infatti, ogni ora ci sono cinque convogli che viaggiano verso Lugano, dove è possibile salire sugli InterCity, Insomma, basta cambiare treno. Situazioni analoghe si trovano in Ticino come in Svizzera: si tratta di un concetto acquisito». Per il caposezione, quindi, «l'offerta è più che buona. Su ciò che avverrà in futuro, lasciamoci sorprendere».
Sta di fatto che l'Astuti si attende molto di più. Sentir parlare di 'concetto acquisito' risulta alquanto indigesto all'Associazione. L'impressione, ammette Canevascini, è che se la tratta sud fosse redditizia, i problemi sarebbero già stati superati. Sullo stato dell'arte sulla rotta dei treni a lunga gittata, poi, chiosa, «ci siamo dati una spiegazione: si intende tutelare il bacino di utenti che fa capo alla rete Tilo, di competenza cantonale».