Il Cantone risponde al Ppd sul rogo alla Pm Ecorecycling e rassicura. Altri e diversi i siti a rischio nel Distretto
Depositi di carburante, aziende e attività sensibili, impianti di tiro: nel Mendrisiotto ne esistono a decine. Il Distretto più a sud del cantone è, di fatto, una concentrazione di cosiddetti 'siti' - e sono diversi da queste parti - finiti, con le vie di comunicazione e il gasdotto, sotto la lente dell'Ordinanza sulla protezione contro gli incidenti rilevanti, la Opir. Certo non solo qui, in Ticino, esiste un problema di convivenza con realtà economiche (e no) che rappresentano un possibile rischio per la popolazione e l'ambiente. La mappa tracciata dal Dipartimento del territorio lo mostra con tutta evidenza. Come dire che di motivi per preoccuparsi non ne mancano. Tant'è che, come fa capire lo stesso Consiglio di Stato sollecitato dai parlamentari del Ppd, ciò che ruota attorno allo smaltimento degli pneumatici non rientra "tra gli impianti particolarmente pericolosi presenti sul territorio" e non sottostà, quindi, alla Opir. In altre parole, non si ritiene che questo tipo di attività possa "provocare un potenziale di pericolo con effetti catastrofici al di fuori del sedime aziendale".
L'intento del deputato Giorgio Fonio e dei suoi colleghi Maurizio Agustoni e Luca Pagani era chiaro: sapere se il rogo che, il dicembre scorso - il secondo in quattro anni -, ha mandato in fumo migliaia di copertoni alla Pm Ecorecycling a Mendrisio ha avuto delle ricadute sulla qualità di vita della Città, ma non solo. Ebbene, il Cantone si sente di affermare che "l'impatto per la popolazione e l'ambiente è stato contenuto". Un risultato raggiunto, ribadisce l'autorità cantonale, "grazie alla prontezza delle forze di pronto intervento e alla successiva corretta gestione dei rifiuti prodotti". E per rifiuti si intendono, oltre alle gomme, i rottami metallici, il legname e altri materiali: fatti due conti, si fa sapere, Oltregottardo sono stati smaltite più di 150 tonnellate di fanghi fortemente inquinati e carcasse di pneumatici bruciati.
Tornando agli effetti dell'incendio, in una prima fase, ripercorre il Cantone, "i fumi si sono dispersi molto in alto, riducendo notevolmente l'impatto a livello dell'abitato". Dalle analisi, la situazione è peggiorata nel corso della notte sul 20 dicembre. Poi è arrivato un leggero vento da sud che ha spinto la fuliggine verso la stazione dell'Osservatorio ambientale della Svizzera italiana posta nelle vicinanze dello svincolo autostradale di Mendrisio. In quel punto, illustra il Cantone, le polveri fini (Pm10) hanno toccato il valore massimo di 212 microgrammi per metro cubo. Secondo le misurazioni i livelli delle Pm10 sono rientrati "nei livelli usuali per il Mendrisiotto" solo dopo le 9 del mattino. Il governo fa pure un parallelismo con il rogo del 2016, quando nella notte erano stati misurati valori massimi superiori a 1'000 microgrammi per metro cubo.
Ecco che, tirate le somme (per così dire), si è stimato come, nel complesso, "le concentrazioni dei diversi inquinanti nella fase acuta sono sempre rimaste entro i limiti, tale da poter ragionevolmente escludere danni alla salute della popolazione". In più, il fatto che l'evento si è verificato in serata ha contenuto gli effetti anche perché l'esposizione delle persone ai fumi è stata "mitigata" dal fatto di trovarsi all'interno delle abitazioni a quell'ora. Il Cantone riconosce poi che non è possibile escludere "fenomeni di irritazione alle vie respiratorie per gli asmatici o altre persone sensibili". In ogni caso, si precisa, alla Sezione protezione aria, acqua e suolo (Spaas) non sono giunte segnalazioni di questo tipo.
Qui il governo giunge alla conclusione che "le misure di sicurezza aggiuntive apportate dopo l'incendio del 2016 hanno permesso di migliorare la gestione delle acque di spegnimento contaminate". La vasca costruita ad hoc ha "fortemente limitato" l'arrivo di inquinanti all'impianto di depurazione delle acque a Rancate, non pregiudicandone così il funzionamento. Scampato pericolo pure per il fiume Laveggio. Si è dovuto intervenire, si conferma, solo sulla superficie adiacente - dove sono defluite parte delle acque di spegnimento -, asportando parte del terreno, rimasto leggermente inquinato, e smaltendolo poi alla discarica di Monteggio.
Lo stesso Consiglio di Stato in una risposta precedente al gran consigliere della Lega Massimiliano Robbiani aveva sgombrato il campo su controlli e permessi. Lo ribadisce al Ppd: si è potuto constatare che l'azienda ha provveduto a realizzare, nei termini fissati, le misure di sicurezza previste; eseguendo altresì in modo sistematico "i necessari interventi correttivi" richiesti dalla Spaas, che fra il 2017 e il 2020 ha effettuato sette sopralluoghi. E per il futuro? Oggi, annota ancora il Cantone, "non è possibile esprimersi in merito alla possibilità di realizzare misure di sicurezza supplementari". Da sciogliere, infatti, resta ancora un nodo della vicenda: le cause all'origine del rogo.
Certo è che davanti alla richiesta di ripristinare il deposito - aperta una vertenza con il Comune -, si valuterà, annota il governo, "la necessità e la fattibilità di realizzare delle misure di sicurezza supplementari rispetto a quelle richieste a livello legislativo e dallo stato della tecnica in materia di sicurezza"; al tavolo con i servizi cantonali, l'Ufficio tecnico comunale, i progettisti e l'esperto di protezione antincendio. E c'è da credere che pur di rimettere in piedi l'attività, alla Pm Ecorecycling non si tireranno indietro.