Venti e tredici mesi per un italiano e un albanese accusati di un traffico di cocaina e hashish. Entrambi espulsi per un periodo di sette anni.
Trent'anni l'uno, 27 l'altro. Il primo albanese, il secondo italiano. Insieme sono stati condannati alle Assise correzionali di Mendrisio, presiedute dal giudice Marco Villa, a 13 e 22 mesi di carcere, sospesi per un periodo di prova di tre anni, e con l'espulsione dalla Svizzera per sette anni. I due, nel settembre 2020, giorno dell'arresto, erano stati intercettati dalle guardie di confine a Coldrerio. Poco prima erano entrati in Ticino dal valico di Chiasso Brogeda. La loro intenzione era quella di importare illegalmente dalla vicina penisola circa 50 grammi di cocaina, occultati nelle mutande dell'albanese, e poco più di 96 grammi di hashish. A bordo dell'auto intestata al giovane italiano era stato sequestrato anche un puntatore laser che è valsa al ventenne la condanna oltre per i reati di infrazione, in parte aggravata, alla Legge federale sugli stupefacenti, di contravvenzione alla Legge federale sulla protezione dai pericoli delle radiazioni non ionizzanti e degli stimoli sonori. Sulla pena di quest'ultimo è pesata anche l'accusa di riciclaggio di denaro: in tre occasioni, infatti, fra il luglio e il settembre dello scorso anno, uno spacciatore di Lugano, chiamato 'il cucciolo', gli aveva affidato un totale di 10'000 mila franchi così da consegnarli a un 'collega' in Italia.
Particolarità dei due processi, avvenuti con rito abbreviato e sostenuti nell'accusa dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas, è che (fra le prime volte) il giudice è stato chiamato a decidere sull'iscrizione, o meno, degli imputati nel sistema informatico di Schengen. Cosa che avrebbe precluso ai due anche la possibilità di recarsi, oltre che in Svizzera, negli altri Paesi aderenti allo spazio europeo. Villa, questa volta, e per entrambi, ha deciso, considerato il contesto processuale, di non richiederne l'iscrizione.