Coinvolta la popolazione (ma non solo). Il Municipio guarda con occhi diversi al territorio e prepara un piano d'azione
Oltre alla ex Trecor di Chiasso nel Mendrisiotto c'è un'altra vecchia fabbrica di orologi destinata a conoscere una nuova rinascita. E questa volta a investire in questa operazione non saranno dei promotori privati, bensì un ente pubblico. Il Comune di Castel San Pietro, infatti, crede molto nella riconversione dell'ex stabilimento della Diantus, nel 'cuore del paese'. Ci scommette a tal punto da aver acquistato la proprietà e da mettere in campo un progetto di "ristrutturazione e rivitalizzazione". Il Consiglio comunale, infatti, non ci ha pensato due volte a seguire, sull'onda dell'unanimità, il Municipio su questa strada, vistando un investimento di 2,3 milioni di franchi. Adesso, acquisito il complesso e chiarita la strategia, occorre dare dei contenuti allo stabile, già ribattezzato C.Lab., acronimo per Castello Laboratorio. Un nome che esplicita le intenzioni dichiarate dall'autorità comunale: dare vita a un luogo di cultura e attività intergenerazionali.
L'autorità locale, però, non sarà la sola a restituire una identità all'ex Diantus. L'esecutivo ha annunciato di volerne fare un'opera collettiva. Quindi sarà lanciato un sondaggio d'opinione che coinvolgerà la popolazione di Castello e al contempo i cittadini interessati della regione. In tempi di pandemia, però, questa 'esplorazione' sarà aperta sul web. A partire dal prossimo 1 febbraio, e per l'intero mese, sulla 'home page', la prima pagina, del portale del Comune - raggiungibile su www.castelsanpietro.ch - sarà così attivato il sondaggio. Gli obiettivi? Come ribadisce lo stesso Municipio in una nota, capire quali potrebbero essere i "possibili contenuti da dare a questo stabile che fu sede, nei decenni scorsi, di importanti attività industriali legate alla fabbricazione di orologi". Una trasformazione, quella messa in cantiere, che comporterà una spesa calcolata in 2 milioni e mezzo.
La volontà di avviare una sorta di consultazione popolare è l'espressione dei desideri dell'esecutivo e del Gruppo di lavoro creato ad hoc, che ora sono in attesa di ricevere "l’opinione, i suggerimenti e le proposte" di chi aderirà all'invito (caloroso) a partecipare a questa iniziativa.
Del resto, il Comune di Castel San Pietro non è nuovo a operazioni di recupero di edifici simbolo nella memoria del Distretto. A dimostrarlo in centro paese c'è oggi la masseria Cuntitt, restaurata e riconvertita nei contenuti ma conservando la memoria della testimonianza rurale. Un progetto che ne ha fatto un luogo di incontro e aggregazione sociale. Un approccio al territorio, questo, che nel prossimo futuro sarà consolidato dal Pac, acronimo che sta per Programma d'azione comunale per lo sviluppo insediativo centripeto di qualità. Una dichiarazione di intenti appena recapitata ai consiglieri comunali. Il primo passo istituzionale lo si è formalizzato a metà dicembre nell'aula consiliare con l'adattamento delle quattro sezioni del Piano regolatore (Pr). In quella occasione l'esecutivo ha dichiarato la necessità di affrontare il tema pianificatorio con il supporto di un gruppo di esperti. Le attuali basi legali, si fa capire, portano, infatti, a un cambiamento generale del rapporto con il territorio. È da qui che scaturisce il messaggio sottoposto all'esame consiliare, che consegna un budget di 176mila franchi, quanto basta per concretizzare il Pac.
In un Comune periurbano come Castello, si spiega nel documento, "in futuro dovremo concentrare lo sviluppo demografico in modo ragionato e intelligente in una minore superficie per consentire di preservare quegli spazi liberi che oggi i cittadini reclamano". Per il Municipio, quindi, si impone l'esigenza "di ripensare la tipologia, la densità e la posizione di alcune zone edificabili, favorendo le ubicazioni vicine alle vie di collegamento e alla rete dei trasporti pubblici"; recuperando altresì la qualità degli spazi già costruiti.
Per centrare l'obiettivo, prospetta l'esecutivo, non serve "intervenire sistematicamente con dei dezonamenti, si tratta di analizzare l'attuale zona edificabile, le zone di interesse pubblico e gli spazi verdi con un metodo e dei principi nuovi rispetto al passato". E qui entra in gioco il Pac, che sarà "il contenitore in cui sviluppare visioni e misure a favore di un territorio utilizzato con consapevolezza, nel rispetto dei valori in esso racchiusi e secondo le aspettative della popolazione che lo abita".
D'altro canto è nei piani: a Castello, come rivela il Programma di agglomerato di terza generazione (Pam3), le aree edificabili risultano essere "chiaramente sovradimensionate", come peraltro in altri Comuni del Mendrisiotto (a cominciare da Mendrisio). Prima di procedere con il Pac, però, l'autorità locale indagherà l'estensione delle zone edificabili e lo stato di urbanizzazione dei Pr. Una strategia che ha già ottenuto il sostegno del Dipartimento del territorio, come conferma lo stesso Municipio. D'altra parte, una volta entrata in vigore la scheda R6 del Piano direttore cantonale (sullo sviluppo e la contenibilità dei Pr), i Comuni avranno tre anni di tempo per elaborare il loro Pac.
In effetti, ci si è già messi all'opera per dare forma ai piani particolareggiati della zona pubblica del Nebbiano e del centro del paese, preludio a una operazione assai più vasta e impegnativa. Operazione per la quale l'esecutivo prefigge di appoggiarsi a un pianificatore con esperienza extra cantonale e quattro consulenti. Quanto alla tempistica, si valuta di presentarsi al legislativo con una proposta finale nel giro di un anno e mezzo.