Non tutti hanno rinunciato ad acquisti in Italia grazie a 'conoscenti-spalloni'. L’Afd: 'tollerata consegna regali', ma area doganale 'non è zona di scambio'
Dalla seconda metà del 19esimo secolo era piuttosto il caffé, a cavallo della seconda guerra mondiale era il riso, mentre nei tre decenni a seguire la facevano da padrone le 'bionde', le sigarette. Ma, nel corso degli anni, non sono mancate le biciclette, lo zucchero, il gasolio. È la merce che transitava illegalmente - eludendo - le disposizioni doganali e il pagamento dei tributi - al confine tra il Ticino e il Nord Italia. Il contrabbando, che nella storia ticinese ha assunto anche un velo di romanticismo. Anche perché, all'epoca, lo si faceva anche per 'vera' necessità. Tempi dove la 'fame' si sentiva realmente. In tempi di pandemia, durante il primo lockdown, in una accezione decisamente meno romantica, qualcuno - malgrado i divieti imposti - ha provato a vestire i panni (con le dovute proporzioni) dello 'sfrusaduu' e passare il confine con la spesa nel baule. Facendo poi i conti con i 'burlanda'.
In queste settimane, con la seconda ondata presente, i passaggi al di qua e al di la della 'ramina' - se non per motivi di necessità, soprattutto lavorative - si sono ridotti drasticamente. Con la Lombardia zona rossa e arancione, recarsi in Italia è possibile solo presentando gli esiti del tampone negativo. E allora, in 'modalità 2.0' e senza il romanticismo (come pure la reale necessità) del secolo scorso. lo scambio delle merci al confine è tornato in auge. Va detto, a scanso di equivoci, in maniera del tutto legale. Lo si fa ad esempio per il sushi, dove i ristoranti giapponesi posti a pochi metri dal valico fanno la spola per i clienti ticinesi. Succede ad esempio al valico di Ligornetto (Cantinetta): basta ordinare la cena e recarsi al confine all'orario prestabilito con i contanti in tasca. Lì, a ridosso dei due Stati, sul piazzale, avviene lo 'scambio': il personale dell'esercizio pubblico situato a poche decine di metri di distanza, armato di sacchetti contenenti i vari piatti orientali, arriva in dogana e ti consegna la cena.
L'area doganale, però, nelle scorse settimane, è stata utilizzata anche per scambiarsi... la spesa. Alcuni ticinesi, infatti, si sono affidati a conoscenti in Italia per acquistare i generi alimentari e farseli consegnare al confine. Una situazione che, di per sé, non è illegale. Lo sanno bene anche i collaboratori dell'Amministrazione federale delle dogane i quali hanno effettivamente notato i vari scambi. Il valico, però, resta tale e non può essere utilizzato come zona di scambio. Lo specifica anche la portavoce dell'Amministrazione federale delle dogane Nadia Passalacqua la quale, interpellata, spiega appunto che «per svariate ragioni – in particolare legate ad aspetti di sicurezza e viabilità – l’area doganale non è idonea per essere utilizzata quale zona di scambio di merci». In linea di principio, dunque, «simili operazioni non sono previste». A Natale e in tempo di pandemia, però, si è chiuso un occhio. «In via del tutto eccezionale – spiega ancora la portavoce –, durante il periodo prenatalizio, è stato tollerato lo scambio di regali tra privati». Però, come detto, qualche busta della spesa al valico è transitata. Insomma, a ridosso del Natale si è tollerato lo scambio di regali, ma questo non deve diventare la regola, soprattutto per quel che riguarda le compere. Lo sa bene anche l'Amministrazione federale delle dogane che «provvederà a sensibilizzare» tutti gli attori in campo.